Intenso. Così intenso da lasciarti tramortita per la bellezza e il dolore, per la desolazione e la fierezza, per il buio e gli squarci di luce assoluta. “Indivisibili”, il film di Edoardo de Angelis, vincitore di sei David di Donatello, incluso quello per “miglior attrice non protagonista”, andato alla bravissima Antonia Truppo (ne aveva già vinto uno nella stessa categoria per “Lo chiamavano Jeeg Robot” di Gabriele Mainetti), ha aperto la diciassettesima edizione della rassegna “Open Roads, Nuovo Cinema Italiano” al Lincoln Centre convincendo, senza sorpresa, il pubblico presente. Grandi applausi per le due protagoniste, Angela e Marianna Fontana, le gemelle casertane, al loro debutto cinematografico, che regalano a Viola e Daisy, i loro personaggi, delle pennellate di bellezza assoluta. Sfondo della storia delle due gemelli siamesi, sfruttate da una famiglia disfunzionale che le usa per ottenere facili guadagni, grazie alle morbose attenzioni che suscitano con la loro condizione, è una Castelvortuno umanamente desolata e desolante, in cui la luce naturale prediletta dal regista, diventa quasi un filtro per raccontarne la drammaticità. “Chi è normale muore di fame” dice il padre, ammalato del tavolo da gioco, quando le due ragazze scoprono che potrebbero essere chirurgicamente separate e, quindi, smettere di essere esibite in giro come un fenomeno da barraccone. Un desiderio di separazione che non è desiderio di allontanamento ma solo il necessario passaggio verso la crescita che, però i genitori ostacolano per non vedere sfumare i loro lauti guadagni. Sarà necessario un gesto di morte, per restituire alle due ragazze, alla fine, la possibilità di vivere. Ne abbiamo discusso direttamente con il regista, Edoardo de Angelis subito dopo la prima newyorchese

Un film che parla di separazione in maniera dolorosa, ma necessaria
“Le ‘separazioni’ sono i passaggi fondamentali, per quanto dolorosissimi, che ci permettono di crescere e di diventare uomini e donne. Non è detto che separarsi significhi necessariamente perdersi o allontanarsi. Le due sorelle non smettono di amarsi e di restare vicine, ma lo fanno per scelta. Senza essere costrette”.
Intorno a loro gira un mondo cupo e dolente che prova ad ostacolare la loro aspirazione di libertà.
“Come accade spesso nella realtà. Va anche detto che tutto ciò che gira intorno alle due protagoniste contribuisce ad esaltarne la bellezza derivante dalla fierezza e dalla determinazione a diventare adulte, a vivere le proprie vite in maniera ‘normale’, eppure meravigliosa”.
Sullo sfondo della storia, una periferia disumanizzante.
“Come tutte le periferie. Che, allo stesso tempo, possono, come avviene per le ragazze, essere viatico verso il raggiungimento del proprio centro e della propria essenza”.
In genere il legame dei napoletani con la propria città è fortissimo al punto che molti lo considerano al pari di una condizione di “inseparabilità”
“Certo anche separarsi dalla propria città può avere lo stesso impatto delle due sorelle che separano i propri corpi. Quel che conta, però, è che le ragazze alla fine sono separate ma insieme. Legate da un amore e una complicità che è scelta e mai imposta. Io per esempio, sono tornato a vivere a Napoli e l’ho fatto come scelta convinta però, appunto, libera. E poi dovremmo ricordare che non sono le città che contano, ma le persone”.

Fra il pubblico, erano presenti John e Aida Turturro, entrambi innamorati di Napoli. Il regista di Passione, però, mi disse una volta in un’intervista che, fra le tante similitudini, ciò che separa Napoli da New York è il senso di rassegnazione dei cittadini del capoluogo campano.
“Un po’ è vero. Troppe le dominazioni che hanno caratterizzato la storia della città. Molto radicato anche il senso anarchico dei napoletani refrattari alle regole e a tutto ciò che è prestabilito”.
La scelta finale delle ragazze, dunque, è anarchica o di libertà?
“Di libertà. L’anarchia è una scelta sofisticata che richiede una maggiore maturità”.
Su cosa sarà il prossimo film al quale stai lavorando?
“Questo era sulle separazioni. Il prossimo sarà sulle riconciliazioni”.