Il 30 novembre 2015, a Parigi, è iniziata la 21-esima conferenza sul clima (COP21). Terminerà l’undici di Dicembre 2015. I termini della questione sono ancora gli stessi delle prime conferenze:
Il riscaldamento della Terra è dovuto alle attività antropiche o no?
Le società tecnologicamente meno evolute debbono perseguire una nuova politica energetica o devono continuare ad inquinare per raggiungere lo stesso livello tecnologico dei paesi più sviluppati?
Il primo punto ha una valenza prettamente scientifica, il secondo una valenza prevalentemente politica. Il dibattito non sembra uscire da questi due interrogativi. E’ troppo difficile coniugare assieme i due termini perché entrambi dipendono dalla incertezza e dal dubbio, in definitiva dalla probabilità, che quanto possa accadere o si vuol fare, possa essere prevedibile o no.
Il riscaldamento della Terra è probabilmente dovuto alla attività umana; è probabile che utilizzando lo sviluppo tecnologico corrente i paesi che si stanno sviluppando possano raggiungere quelli sviluppati.
Richard Feymann, premio Nobel per la Fisica, in una famosa conferenza tenuta a Washington nell’aprile del 2013, sostenne che l’incertezza ed il dubbio sono il motore dei saperi scientifici. L’incertezza non significa abdicazione della ragione in favore di conoscenze pseudo innovative e nebulose, ma rimanda alle origini ed all’essenza stessa del sapere che si è sviluppato a partire dal pensiero logico greco. Il dubbio, diventa condizione esistenziale in quanto apre spazi di indagine libera e di sperimentazione rigorosa per innovare continuamente la sfida all’ignoto.
Il 19-20 Novembre, si è tenuto a Roma il Science Symposium on Climate, organizzato da 12 società scientifiche italiane per produrre un documento congiunto in vista della Conferenza mondiale sul clima COP21.
Il documento è un appello che sintetizza il contenuti del V Rapporto dell'IPCC, e chiama all'azione per la riduzione delle emissioni e la mitigazione delle conseguenze del cambiamento climatico. Il testo completo lo trovate qui. Tra gli organizzatori c’era anche la Società Italiana di Fisica SIF che però all’atto della firma ha deciso di non firmare. Il suo Presidente Laura Cifarelli ha inviato un messaggio in cui rivendica che:” La SIF è un’associazione di fisici abituati a considerare leggi fisiche regolate da equazioni più o meno complesse, e risultati espressi con il dovuto livello di confidenza o di probabilità o di verosimiglianza. Questo, del resto, è il metodo scientifico.
Il documento in questione (quello del Convegno ndr) contiene nelle sue premesse delle affermazioni date come certezze incontrovertibili a proposito dell’origine antropica dell’attuale cambiamento climatico. Ma le verità scientifiche non possono basarsi sul consenso generalizzato, mescolando scienza e politica, come sta avvenendo in questo caso. Poiché la richiesta della SIF, di introdurre qualche parola di tipo probabilistico (come “likely”, che ha un significato ben preciso e tutt’altro che disdicevole), è stata categoricamente rifiutata, la SIF non ha ritenuto di sottoscrivere il documento, pur condividendo fortemente l’importanza della ricerca basata sulla fisica per lo studio del clima e il fatto che è fondamentale inquinare il meno possibile il nostro amato pianeta per salvaguardarne la salute e bellezza.”
La presa di posizione ha sconcertato la Comunità Scientifica Italiana, in quanto il documento firmato a Roma contiene espressamente i concetti che sono relativi al dubbio e all’incertezza: “It is extremely likely that human influence has been the dominant cause of the observed warming since the mid-20th century”.
Con questa sua posizione la SIF ( nel cui consiglio non è presente alcun fisico dell’atmosfera o geofisico) lascia spazio ai negazionisti: a coloro che non si fidano dei modelli che simulano il clima e a coloro che non credono nei dati.
Eppure ogni anno la situazione peggiora come evidenziano i dati della NASA.
La CO2 è arrivata a 401 ppm, per effetto dell’effetto serra la temperatura è cresciuta, rispetto al 1880, di circa 1 grado, C i ghiacciai artici decrescono del 13 % in una decade e il livello del mare è cresciuto, in media, di circa 25 cm come dimostrano queste figure.
Non si tratta più di previsioni ottenute attraverso modelli di simulazione, ma di certezze. I dati forniscono finalmente delle certezze e per questo dobbiamo agire. Il principio di precauzione che abbiamo adottato fino ad ora deve diventare un principio di azione. Gli astronauti hanno inviato un messaggio ai partecipanti alla conferenza per invitarli a combattere i cambiamenti climatici. La Cina ha annunciato che taglierà del 60% le sue emissioni dagli impianti che utilizzano il carbone; altre nazioni vorrebbero bandire le auto a benzina o petrolio, tutti dopo il 2020.
Il settore energetico è estremamente rigido e quindi i cambiamenti sono assai lenti. Ma questa lentezza sta uccidendo il pianeta che non solo ha la febbre, ma viene distrutto continuamente nelle risorse vitali come le foreste, l’acqua potabile, i terreni che vengono inquinati. COP21 si occupa dell’effetto serra, ma la Terra soffre di altri gravi problemi che non dovrebbero essere trascurati: la crescita demografica e le guerre. Bisognerebbe avere una ottica globale, ma purtroppo siamo lontani da tutto ciò e neppure altri esempi come la creazione del Group of Earth Observations GEO sono riusciti a smuovere le nazioni per una consapevole azione a salvaguardia della Terra che come è noto è una sola e unica, nonostante le ultime scoperte astrofisiche. La scienza ci sta fornendo delle evidenze, ma sta a noi prendere le precauzioni per evitare che la Terra diventi invivibile. E’ un problema che non possiamo lasciare ad altri, ne va della nostra sopravvivenza.