Nella terra che ha dato i natali a Salvatore Ferragamo, Ettore Scola, Francesco De Sanctis e Sergio Leone, una kermesse culturale e artistica che nasce dalla voglia della gente di Irpinia di narrare quel che è successo dopo la terribile tragedia del 23 novembre 1980. Irpinia Madre Contemporanea è il festival ungo ben 5 mesi che chiuderà i battenti il 27 gennaio 2016 e che, con capofila il Comune di Gesualdo, coinvolge ben sette paesi e borghi arroccati della provincia di Avellino, lontani dal caos, dalla fretta, dal rumore. Altavilla Irpina, Bisaccia, Caposele, Monteverde, Rotondi, Senerchia e Bagnoli Irpino, immersi nella natura, nel silenzio e carichi di fascino, sono gli indicatori di percorsi da scoprire che si snodano tra arte, cinema, musica ed enogastronomia. Perché l’Irpinia non si è fermata a quella terribile data, quando il terremoto, con una scossa di magnitudo 6.9 della scala Richter, seminò morte e distruzione lasciando dietro di sé quasi 3.000 morti, 9.000 feriti, 300.000 senza tetto, 150.000 abitazioni distrutte.
A novembre appuntamenti con l’arte
La protagonista dei due appuntamenti di novembre sarà l’arte, intesa come occasione per conoscere quanto si realizzi nel campo della creatività in Irpinia e come possibilità per individuare i fili della rete che collega questa terra ai luoghi e ai fenomeni internazionali. I due momenti nel programma di Irpinia Madre Contemporanea sono strettamente collegati e vanno a costruire una sorta di sequenza a ritroso. Si inizia sabato 21 novembre con i laboratori degli artisti di via Varco a Rotondi aperti al pubblico, per l’iniziativa Studi d’artista porte aperte che si protrarrà fino all’8 dicembre. Sono le officine delle idee dove lavorano Eugenio Giliberti, Umberto Manzo, Perino & Vele, Lucio e Peppe Perone, esponenti importanti della scena nazionale dell’arte contemporanea, che per una sorta di straordinaria coincidenza logistica operano lungo una strada, via Varco, appunto, che ha fatto irruzione nella mappa della geografia della cultura italiana. Non muovendosi dall’Irpinia e riuscendo a parlare al mondo. Gli artisti si sono avvicinati all’arte dagli anni ’80 in poi, partecipando in fasi diverse a quel movimento di ammodernamento delle forme della creazione che si ebbe a partire dalla figura di Lucio Amelio.
E proprio lunedì 23 novembre alle ore 16 al Castello di Bisaccia, la sua figura sarà rievocata da Mario Martone in una conversazione con il direttore de Il Mattino Alessandro Barbano. Terrae Motus ne sarà il titolo, che rimanda a “Lucio Amelio / Terrae Motus” che siglò la straordinaria operazione approntata dopo il terremoto del 23 novembre 1980, a cui Martone ha dedicato la video-intervista del 1993. Terrae Motus riguarda la collezione di opere realizzata da Lucio Amelio coinvolgendo oltre 60 protagonisti assoluti dell’arte internazionale, da Beuys a Warhol, da Gilbert & George a Cy Twombly, da Robert Mappletorphe a Michelangelo Pistoletto. Tutti si cimentarono sul tema del terremoto del 23 novembre 1980 che ebbe come epicentro e teatro della tragedia l’Irpinia. La circostanza che giusto 35 anni dopo Mario Martone rifletta su quell’esperienza proprio a Bisaccia va a costituire un momento carico di contenuti simbolici importanti.
I viaggi narrati
Non è solo il luogo che ricordiamo, ma sono soprattutto le emozioni che esso desta in noi ed è sulla scia delle emozioni che sono costruiti I Viaggi Narrati, (con partenza da Napoli, gratuiti ma su prenotazione) all'interno del festival. E proprio sabato 21 novembre è in programma "C'era una volta il Borgo" che conduce i visitatori a scoprire un mondo autentico e incontaminato, dove tutto scorre più lento, i colori sono più vivi, soprattutto i verdi dei grandi boschi di castagneti e querceti, e l'insolenza dei rumori, dello stress, dell'ansia s'inibisce d'incanto.
Oltre Gesualdo si toccano Bagnoli Irpino e Rotondi, paesi che sin dall'arrivo fanno percepire la loro singolarità e danno la sensazione di entrare in una dimensione magica. Qua e là ci sono soste tra le botteghe di una volta. Punto centrale è anche l'arte contemporanea di via Varco, una strada extra cittadina del comune di Rotondi, un piccolo segmento di strada che si congiunge con la statale Appia. Qui numerosi artisti hanno la loro sede, la loro bottega, il loro laboratorio.
Così si susseguono, intervallati da immense distese di campagne coltivate, tratti di pioppeti, case sparse, cantine, il capannone in muratura e lamiera di Perino & Vele, il capannone in legno di Umberto Manzo, la masseria di Eugenio Giliberti e, un po’ più in là, in direzione del centro del paese, il “bunker” di Giuseppe e Lucio Perone.
Una via che è una sorta di museo diffuso che apre dal 21 novembre all'8 dicembre per dare a tutti la possibilità di ammirare da vicino le varie creazioni, di ascoltare in diretta il racconto della genesi delle installazioni, di vedere gli artisti al lavoro, di respirare gli odori delle vernici, del legno, del ferro.