La vita di Artemisia Gentileschi ha ispirato numerosissimi artisti, dal teatro al cinema alla televisione ai libri. Solo a New York, in teatro, ho visto almeno tre produzioni negli ultimi dieci anni sulla vita della pittrice vissuta a cavallo fra il 1500 e il 1600. In occasione di una retrospettiva quasi completa a lei dedicata dal Metropolitan Museum of Art, venne discusso uno degli aspetti più interessanti della vita della pittrice: la sua tarda fortuna. Avendo subito uno stupro, reso pubblico dal processo che ne seguì, Artemisia Gentileschi fu vista per molto tempo, durante il secolo scorso, come una bandiera del femminismo.
La prima a scrivere un romanzo su di lei – pubblicato nel 1947 – fu Anna Banti. Seguirono molte altre scrittrici che raccontarono ognuna con la propria voce la vicenda umana, più che artistica, di Artemisia. Certo, la vicenda di una donna che si muoveva all’interno di un mondo di uomini fece molta presa in certi ambienti intellettuali al femminile, nonostante le donne artiste nel 1600 fossero molte, tutte di un certo nome – alcune addirittura capo-famiglia. Quella vicenda di uno stupro del tutto legittimo, come era nel 1600, ma contestato in tribunale solo perché il pittore Agostino Tassi si era rifiutato di sposarla, come costume voleva, ha portato il nome di Artemisia in primo piano nei secoli a venire. Artemisia fu invece e soprattutto una splendida pittrice, di grande successo, caravaggesca nei toni e nelle figure. I suoi dipinti sono bellissimi, ma i racconti che fa sono forti e crudi, fino ad essere violenti per l’occhio che li guarda.

Helen Mirren in The Audience
Proprio la sua bravura e la sua forza pittorica sono i protagonisti di uno spettacolo il cui testo prende spunto dalla sua vita per narrare dell’eterno duello fra arte e potere. Il testo è di Howard Barker, scrittore di teatro inglese, famoso per aver creato quello che lui stesso ha chiamato “il teatro della catastrofe”. I suoi testi parlano spesso di violenza, sessualità, desiderio del potere e i motivi che gli uomini hanno per commettere questa o quella azione. La tragedia è per Barker l’unica forma che libera il linguaggio dalla banalità, mentre lo spettatore deve essere lasciato solo a mettere insieme i pezzi del dramma che sta vedendo.
Fatte queste premesse e considerato che molti degli attori facenti parte di Scenes from an Execution hanno passato gran parte della loro carriera a fare testi di Barker, personalmente ho trovato lo spettacolo seguibilissimo e molto interessante. La pittrice, che qui diventa Galactia, personaggio fittizio che si rifà ad Artemisia, viene chiamata dal Doge di Venezia a dipingere la Battaglia di Lepanto, descritta da lui stesso come “il più grande trionfo della storia di Venezia”. Galactia, però, ne fa un ritratto della bruttura della guerra e per questo subisce amare conseguenze: dipinge le ferite, i morti, la parte sanguinaria e terribile di una guerra, pur mettendo in primo piano i cosiddetti eroi che vanno esaltati secondo i desiderata di chi ha commissionato il lavoro.

Il Premio Oscar Chiwetel Ejiofor in Everyman
Galactia è un’artista, vive della sua arte, non teme il potere, non scende a compromessi e crea immagini che colpiscono lo spettatore. Il quadro non lo vedremo mai, viene lasciato alla nostra immaginazione, ma ne intuiamo la grandezza attraverso la reazioni di chi lo guarda, di chi lo nega e di chi decide alla fine di affrontarlo. Galactia, dunque, vive e gli altri personaggi vivono di lei, alcuni letteralmente, altri perché la studiano, la ammirano, la detestano, avendo comunque con lei un rapporto necessario.
Portato per la prima volta in radio per la BBC nel 1984 con Glenda Jackson, Scene da una esecuzione raggiunge il palcoscenico nel 1990, all’Almeida Theatre di Londra, sempre con Glenda Jackson nel suolo di Galactia. Il testo è stato presentato proprio nel 2012, protagonisti Fiona Shaw e Tim McInnerny. Nel Luglio del 2008, il Potomac Theatre Project sceglie Richard Romagnoli per dirigere Jan Maxwell, che per il ruolo di Galactia viene nominata per un Drama Desk Award. Lo stesso cast è di nuovo in scena fino all’8 agosto, all’Atlantic Stage 2 (330 West 16th Street, fra 8th e 9th Avenue).
Il teatro a New York si può vedere anche sullo schermo. L’IFC Center (323 Avenue of Americas) offre teatro dal vivo sui suoi schermi. Direttamente da Londra, alcune delle produzioni di maggior successo del National Theatre. Il 26 e 27 luglio A View from the Bridge di Arthur Miller, l’8 e 9 agosto, dopo Londra e Broadway, potrete rivedere The Audience con Helen Mirren che interpreta la Regina Elisabetta. Il 30 e 31 agosto è la volta di Everyman con Chiwetel Ejiofor (Premio Oscar per 12 Years a Slave). Chiudono James Franco e Chris O’Dowd in Of Mice and Men di Steinbeck il 26 e 27 settembre. I biglietti costano $25.00 ($23.00 per i membri dell’IFC).