Si spengono i riflettori sulla Sessantottesima edizione del Festival del cinema di Cannes e ora la parola definitiva passa ai giurati, guidati da Joel ed Ethan Coen, a cui spetterà l’arduo compito di sbrogliare una matassa ben più intricata rispetto agli scorsi anni. I film che aspirano alla Palma d’oro, o semplicemente quelli che si meriterebbero di entrare nel lotto dei premiati, sono davvero tanti ed è veramente difficile fare previsioni, come testimonia anche l’equilibrio delle quote dei bookmakers.
Spera legittimamente anche l’Italia: Mia madre di Nanni Moretti, incredibilmente sottovalutato in patria, è piaciuto tantissimo e si posiziona tra i favoriti, accanto a Youth di Paolo Sorrentino, esteticamente anche più vicino alla sensibilità dei fratelli Coen; più distante dal podio sembrerebbe Il racconto dei racconti di Matteo Garrone, che potrebbe però ricevere qualche riconoscimento “minore”.
Va detto che la competizione principale si è chiusa in modo sontuoso, aggiungendo un nuovo candidato fortissimo al massimo riconoscimento, il meraviglioso The Assassin di Hou Hsiao-Hsien, regista taiwanese leone d’oro a Venezia nel 1989 per A City of Sadness, che torna a dirigere un lungometraggio sette anni dopo Le voyage du ballon rouge e lo fa regalandoci uno dei più bei film di arti marziali degli ultimi anni e forse di più. Un film dal budget astronomico e dalla lavorazione interminabile, che fonde il lato introspettivo e “animista” del regista di Millennium Mambo con una padronanza sorprendente delle regole del “wuxiapian”; protagonista è una donna, Nie Yinniang, un’assassina professionista (interpretata dalla bellissima Shu Qi) che viene incaricata di uccidere un principe di cui è però innamorata fin da bambina. Lo sviluppo tocca vertici di poesia e di lirismo straordinari che fanno entrare The Assassin nel novero dei film più belli visti quest’anno sulla Croisette.
Meno efficace, invece, è l’opera che ha ufficialmente chiuso la competizione ufficiale, il patinatissimo e leccato Macbeth di Justin Kurzel, con Michael Fassbender e Marion Cotillard, formalmente raffinatissimo ma decisamente scialbo sul piano emotivo e privo di qualsiasi forma di originalità interpretativa.
In attesa dei verdetti ufficiali, non ci resta che giocare, come sempre, con i “nostri” premi, indicando i promossi e i bocciati di questa edizione del festival più importante al mondo, rimandando a domani un bilancio ampio e definitivo sulla rassegna francese, subito dopo le “sentenze" della giuria.
La nostra “top 5”
1 – Mountains may Depart, di Jia Zhang-ke (Cina)
2 – The Assassin, di Hou Hsiao-Hsien (Taiwan)
3 – Son of Saul, di Lazslo Nemes (Ungheria)
4 – Youth, di Paolo Sorrentino (Italia)
5 – Sicario, di Denis Villeneuve (USA)
Il nostro podio per il “miglior attore”
1 – Michael Caine per Youth di Paolo Sorrentino
2 – Vincent Lindon per La Loi du Marché
3 – Benicio Del Toro, per Sicario

L’attrice Zhao Tao in Mountains may Depart
Il nostro podio per la “miglior attrice”
1 – Zhao Tao per Mountains may Depart di Jia Zhang-ke
2 – Cate Blanchett per Carol di Todd Haynes
3 – Rooney Mara per Carol di Todd Haynes
Il nostro podio per la “miglior regia”
1 – László Nemes per Son of Saul (Ungheria)
2 – Hou Hsiao-Hsien per The Assassin (Taiwan)
3 – Jia Zhang-ke per Mountains May Depart (Cina)