Tutto, o quasi, secondo copione. L'ottantasettesima edizione degli Academy Awards va in archivio con ben pochi colpi di scena: trionfa Birdman, lasciando agli altri le briciole e surclassando The Grand Budapest Hotel e Boyhood.
Il film di Inarritu, che è un grande film ma che conferma anche una certa autoreferenzialità dell'Academy, che ama particolarmente le storie che parlano dello show business, si aggiudica tutte le statuette “pesanti”: film, regia, sceneggiatura originale e fotografia, con il grande Emmanuel Lubezki che vince il secondo Oscar consecutivo dopo Gravity. Per il secondo anno di seguito, inoltre, Hollywood consacra il talento, prima espresso solo a tratti, di un regista messicano innamorato dei virtuosismi registici: Cuaron lo scorso anno e Inarritu oggi. Due vicende simili: entrambi hanno presentato il loro film in anteprima mondiale a Venezia, entrambi hanno realizzato due film “estremi” dal punto di vista tecnico, entrambi per la prima volta hanno trovato un reale equilibrio tra forma e contenuto.
La serata, condotta da Neil Patrick Harris – che apre la cerimonia con un pezzo musicale dedicato a tutti i vincitori delle passate edizioni – con grande disinvoltura, ha visto confermate anche buona parte delle altre previsioni della vigilia.

Milena Canonero, migliori costumi per Grand Budapest Hotel Foto: Ansa
C'è anche un po' di Italia, come annunciato, in questi Oscar: Milena Canonero si aggiudica l'ennesima statuetta – la quarta dopo quelle conquistate con Maria Antonietta, Barry Lindon, Momenti di gloria – per lo straordinario lavoro fatto per i costumi di The Gran Budapest Hotel, uno degli elementi estetici più irresistibili del capolavoro di Wes Anderson.
Per quanto riguarda gli attori, fra i non protagonisti si affermano, e anche questo era nell'aria, J. K. Simmons – premiato dall'attrice Lupita Nyong – per Whiplash e Patricia Arquette per Boyhood.
I due attori protagonisti che si sono portati a casa lo zio Oscar sono Eddie Redmayne per The Theory of Everything e Julianne Moore per Still Alice, anche in questo caso due superfavoriti.
La statuetta per il miglior film straniero, che nella passata edizione aveva visto trionfare Paolo Sorrentino e la sua Grande bellezza, quest'anno è stata assegnata da una splendida Nicole Kidman in abito lungo in lamé dorato al polacco Ida di Pawel Pawlikowski.
Serata con poche emozioni, quindi, anche dal punto di vista del format, nonostante la buona presenza di Harris. L'unico vero sussulto arriva alla fine, quando Octavia Spencer introduce John Legend e Common, che cantano Glory, la canzone di Selma che ha vinto la statuetta: viene ricordato che 47 anni fa gli Oscar vennero rinviati per rispetto del reverendo Martin Luther King, ucciso quattro giorni prima della cerimonia. Un coro raggiunge i due cantanti, e alla fine la platea del Dolby Theatre si alza per una standing ovation, di fatto per rendere omaggio proprio al film che ha giocato il ruolo del grande escluso.
MIGLIOR FILM
Birdman or The Unexpected Virtue of Ignorance, Alejandro G. Iñárritu
MIGLIOR REGIA
Birdman or The Unexpected Virtue of Ignorance, Alejandro G. Iñárritu
MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA
Eddie Redmayne in The Theory of Everything
MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA
Julianne Moore in Still Alice
MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA
J.K. Simmons in Whiplash
MIGLIORE ATTRICE NON PROTAGONISTA
Patricia Arquette in Boyhood
MIGLIOR FILM STRANIERO
Ida, Polonia
MIGLIORE FOTOGRAFIA:
Emmanuel Lubezki per Birdman or (The Unexpected Virtue of Ignorance)
MIGLIOR MONTAGGIO
Tom Cross per Whiplash
MIGLIORE SCENEGGIATURA ORIGINALE
Birdman or (The Unexpected Virtue of Ignorance) di Alejandro G. Iñárritu, Nicolás Giacobone, Alexander Dinelaris, Jr. &
MIGLIORE SCENEGGIATURA NON ORIGINALE:
The Imitation Game, di Written by Graham Moore
MIGLIORI COSTUMI
Milena Canonero per Grand Budapest Hotel
MIGLIOR TRUCCO E ACCONCIATURA
Grand Budapest Hotel, Frances Hannon e Mark Coulier
MIGLIOR CORTOMETRAGGIO
The Phone Call di Mat Kirkby e James Lucas
MIGLIOR CORTOMETRAGGIO DOCUMENTARIO
Crisis Hotline: Veterans Press 1 di Ellen Goosenberg Kent e Dana Perry
MIGLIOR SONORO:
Whiplash, Craig Mann, Ben Wilkins e Thomas Curley
MIGLIOR MONTAGGIO SONORO
American Sniper, Alan Robert Murray e Bub Asman
MIGLIORI EFFETTI VISIVI
Interstellar, Paul Franklin, Andrew Lockley, Ian Hunter e Scott Fisher
MIGLIOR CORTOMETRAGGIO D’ANIMAZIONE:
Feast, di Patrick Osborne e Kristina Reed
MIGLIOR FILM D’ANIMAZIONE
Big Hero 6, di Don Hall, Chris Williams e Roy Conli
MIGLIOR SCENOGRAFIA
Grand Budapest Hotel, Production Design: Adam Stockhausen; Set Decoration: Anna Pinnock
MIGLIOR DOCUMENTARIO
CitizenFour, di Laura Poitras, Mathilde Bonnefoy e Dirk Wilutzky
MIGLIORE CANZONE
Glory da Selma / Musica e testo di John Stephens e Lonnie Lynn
MIGLIORE COLONNA SONORA
Grand Budapest Hotel di Alexandre Desplat