L’eclettico artista dell’immagine Fabrizio Ferri ha raccontato la sua professione mercoledì alla Casa Italiana Zerilli-Marimò della New York University durante una chiacchierata con la special projects editor di Vogue Italia, Grazia d’Annunzio. La conversazione ha trasportato gli spettatori in un mondo onirico dove il fotografo italiano di fama mondiale ha raccontato con grande umiltà ed ironia tutti i passi della sua carriera.
Iniziò come fotoreporter negli anni ‘70 per raccontare il mondo che cambiava. Questa formazione ha impostato il suo metodo di lavorazione: uno scatto è tutto ciò di cui ha bisogno. I preparativi per quel click sono il processo più lungo, per spogliare l’immagine dalle sovrastrutture date della posa artificiale che i suoi soggetti adottano tentando di sedurre l’obiettivo.
Infatti ha spesso scelto di togliere i veli alle persone che ritraeva per restituire un senso libertà e dignità come lui stesso ha spiegato: “Quando queste bellissime ragazze uscivano dagli spogliatoi conciate dagli stylist con mille orpelli, ho deciso che avrei realizzato dei ritratti che fossero privi di moda. Quindi non si trattava di meri nudi: ho spiegato al mio team che non volevo che queste donne venissero cambiate in alcun modo. La parola chiave è rispetto. Voglio che la persona ritratta si senta valorizzata e non ridicola”.
A tale riguardo, Grazia d’Annunzio, durante lo scorrere delle immagini, che sono state il terzo interlocutore della chiacchierata sul palco della Casa Italiana, ha rimarcato: “Fabrizio non usa la moda per cogliere le tendenza, bensì come strumento per suscitare emozioni. Infatti nelle sue immagini c’è sempre una linea sottile tra purezza e sensualità”.
Con questo sistema le figure che escono dalla camera oscura di Ferri mostrano Isabella Rosselini come testimonial di Bulgari in tutto il suo fascino e la sua purezza; Monica Bellucci come Maya desnuda ricoperta di caviale, che con sinuoso umorismo assaggia le uova di storione; Susan Sarandon che sprigiona il suo temperamento vivace con sguardo trasognato; per citarne alcuni.
Ferri in breve tempo è passato dall’essere il beniamino della moda – realizzando copertine per Vogue, Harper’s Bazaar, Marie Claire, Elle, Vanity Fair, Interview, GQ ed Esquire – al diventare migliore amico delle stelle di Hollywood. Madonna, Julia Roberts, Sting, Sophia Loren si affidano completamente alla sua regia fotografica.
In quanto eclettico narratore d’immagini, Ferri si è dilettato anche con il cinema, attraverso la realizzazione di cortometraggi quali Passage con protagonista Roberto Bolle – realizzato per festeggiare i 10 anni di Vanity Fair – e il metafisico Rethink Energy, girato per l’ENI, dove si vede l’étoile scaligera che volteggia nello spazio immune dalla forza di gravità.
Il poeta dell’immagine è anche un brillante compositore con la passione per la danza, che ha condiviso con la celeberrima ballerina (e sua ex moglie) Alessandra Ferri. Elegante e raffinato in tutto quello che realizza, Fabrizio Ferri riesce a rendere soave la realtà circostante con grazia prorompente.
Spesso accade che i miti da noi idolatrati una volta incontrati di persona possano rivelarsi deludenti e al di sotto delle nostre aspettative. La conversazione tra Grazia d’Annunzio e Fabrizio Ferri, ha invece ha mostrato la grandezza di un uomo la cui arte ammalia con accurata disinvoltura, attraverso i suoi ritratti su pellicola.