La linea scelta dall’ENIT Agenzia Nazionale del Turismo di New York per rendere omaggio alla femminilità, italiana e non solo – in occasione dell’evento Why Women Love Italy (4 marzo scorso) – è una pedina indispensabile all’eterno duetto donna-uomo, campo contro-campo dalle imperdonabili banalità di giudizio. Difficile parlare di donne, della loro grazia, del loro coraggio. Difficile raccontare. Eppure, il merito di Why Women Love Italy è proprio quello di collocare la femminilità al di fuori del soprappensiero o delle quote rosa (di recente, l'onorevole Pino Pisicchio ha dichiarato che la parità tra uomini e donne nelle liste elettorali è impensabile, quando quest'ultime son bloccate). All’ENIT diretto da Eugenio Magnani ci attende, piuttosto, una dimensione rosa interiore, meno politica, fatta di fotogrammi e filigrane, a tratti geografica: ad ogni donna corrisponde una roccia, uno scoglio, un raggio di sole, un tartufo, un colore di campo, un laccio di sandalo. Questo vale più di un “Noi donne occidentali siamo le prime madri libere dal destino della maternità” (Cristina Comencini), ormai slogan butterato e furbo, così come le lettera agli uomini che odiano le donne (ve ne sono ma lasciamo perdere la “generazione sandwich”, please). Certi stereotipi e prove d’orchestra sulla fragilità delle donne hanno radici proprio da Se non ora quando. Meglio scegliere la via, filosofica e celebrativa, di Why Women Love Italy. Ombre sagomate, richiami a valli e a coste incandescenti, affreschi del pensiero, vini afrodisiaci e un riff d’ironia: passeggiare per mano con le storie, e i talenti, di Susan Van Allen, autrice di 100 places in Italy every woman should go (edito da Travelers’ Tale), Francine Segan, storica del cibo e scrittrice, Alessandra Rotondi, sommelier e consulente food & wine, e Marzia Bortolin (PR dell’Italian Government Tourist Board), è l’approdo ideale ad un piccolo paradiso alieno, fondamentale alla conoscenza.
L’inno perpetuo investe tutte: Oriana Fallaci, Dacia Maraini, Alda Merini, Anna Magnani, Alessandra Ferri: dal giornalismo alla scrittura, dalla poesia al cinema, passando per il balletto. Per non trascurare l’arte in ogni sua forma. Da La Madonna del parto, affresco realizzato da Piero della Francesca, alle bellezze sarde di Santa Teresa Gallura. E ancora, moda, con Ferragamo, paesaggi sotto lo spettro pungente di Bormio, e vino (dal sanscrito ‘vena', termine composto dalla radice ‘ven', che significa ‘amare’), lo stesso vino che attinge dal raccolto siciliano di José Rallo, volto e voce di Donnafugata. Spazio anche al cioccolato, con i ricami fondenti dei Baci e dei messaggi che varcano il tempo. Sin qua. Alla prossima rivoluzione.
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