Sono stata inondata di parole, suggestioni, frasi troncate e destrutturate, in quella stanza senza luci o macchinazioni sceniche che riproducessero la dinamicità e il movimento suggeriti dal titolo dell’evento Gran serata futurista.
Massimiliano Finazzer Flory, regista e attore unico, l’uomo monocromatico in bianco e nero con bombetta e papillon ha saputo ricreare il movimento turbinante di quel Futurismo che ha narrato, spiegato, teorizzato e impersonato.
https://youtube.com/watch?v=WySHBygnxII
Martedì sera ha messo in scena il suo spettacolo su uno spazio spoglio e quasi improvvisato, una sala dell’Istituto Italiano di Cultura a New York, riuscendo a creare la suggestione e l’energia del futurismo con la sola forza dei testi e della propria voce declamata e declinata in toni, intensità, velocità ed intenzioni. Senza artifici, supportato solo da intermezzi musicali e qualche proiezione di quadri futuristi, il carismatico Finazzer Flory ha raccontato il manifesto del movimento d'avanguardia con narrazioni, storie, suggestioni, liste di parole; ne ha snocciolato la poetica con teoremi distruttivi e costruttivi.
Eliminare la sintassi, abbandonare le convenzioni sociali, distruggere l’arte degli avi e smettere di adorare il passato per guardare solo al futuro. Esaltare le macchine, il movimento, la forma dinamica, l’immaginazione, la gioventù, la lotta.
Il copione è stato composto dallo stesso Finazzer Flory scegliendo, tagliando e accostando testi di Filippo Tommaso Marinetti e Giovanni Papini: come in tutti i suoi spettacoli, mi ha rivelato, l’utilizzo di materiale originale arricchisce lo spettacolo con un valore aggiunto di conoscenza, ricerca e informazione.
https://youtube.com/watch?v=atsfNEb5okg
“Io sono futurista perché…” – e via un’altra sfilza di concetti. Questo un momento ben riuscito dello spettacolo che ad uno spettatore poco attento (o poco rapido nel cogliere l’abbondanza dei significati trasmessi) potrebbero sembrare solo altri pensieri in libertà.
https://youtube.com/watch?v=Cy-SzMoAKe4
Lo spettacolo contiene anche un messaggio politico e culturale che rimane attuale anche 100 anni dopo essere stato scritto. Il popolo italiano, “lottatore eccellente che volle lottare non allenato e sprovvisto dei mezzi di allenamento” ha combattuto e ha vinto ma non è più riuscito a rialzarsi dopo questa battaglia e rimane diviso tra inerzia e combattività, comunque a terra.
Volutamente accentuato ed estremizzato nella recitazione, lo spettacolo può risultare lungo e sopra le righe; ma la potenza del personaggio e dell’autore e il significato dei testi fanno di questo monologo un pezzo interessante, con un messaggio che, mi spiega lo stesso Finazzer Flory, rimane ad interrogare lo spettatore nel tempo.
Il momento e il luogo di questo spettacolo non sono casuali, come spiega lo stesso regista che tornerà negli Stati Uniti e a New York la primavera prossima con uno spettacolo su Leonardo da Vinci.