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August 26, 2014
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Il Carlos Marcello di Stefano Vaccara presentato in Sicilia

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Da sin. Francesco Mezzapelle, Stefano Vaccara, Giacomo Di Girolamo

Da sin. Francesco Mezzapelle, Stefano Vaccara, Giacomo Di Girolamo

Time: 3 mins read
copertina

La copertina dell’edizione americana

Il 18 agosto è avvenuta a Mazara del Vallo la presentazione del libro Carlos Marcello. Il boss che odiava i Kennedy  di Stefano Vaccara (Editori Riuniti 2013. Pubblicato anche negli Stati Uniti con il titolo: Carlos Marcello – The Man Behind the JFK Assassination, Enigma Books 2013). La presentazione del libro, la prima in Italia, è stata organizzata da Lettera 22bookstore, la piccola libreria indipendente gestita da due giovani, Francesca Battista e Valentina Calamusa, ubicata nel cuore della città siciliana dove è nato lo stesso autore e direttore de lavocedinewyork.com

Ad interloquire con Stefano Vaccara sono stati due giornalisti siciliani Francesco Mezzapelle e Giacomo Di Girolamo, rispettivamente direttori delle testate online Primapaginamazara.it e Tp24.it e già collaboratori de La Voce di NY.

I tre giornalisti attraverso la figura del boss di New Orleans Carlos Marcello ritenuto soltanto dal 1979 dal Congresso Usa uno dei principali, se non forse il primo, dei mandanti dell'omicidio del presidente americano John Fitzgerald Kennedy il 22 marzo 1963 a Dallas, "hanno indagato" sulle motivazioni che portarono il mafioso più potente di tutti i tempi a progettare l'assassino del XX sec. destinato a cambiare la storia dell'umanità.

Non sono mancati i parallelismi, ma anche evidenziate le forti differenze, con la mafia di "Cosa nostra" e quindi siciliana attraverso il ricordo, da parte di Giacomo di Girolamo, del più grande studioso e scrittore di mafia, e cioè Leonardo Sciascia, colui il quale coniò anche la categoria dei "professionisti dell'antimafia" tanto cara, si fa per dire, anche allo stesso Di Girolamo nei suoi libri quali "L'invisibile" e "Cosa grigia".

lettera 22

Il pubblico prende posto nel vicolo del centro storico di Mazara accanto alla libreria Lettera22

Francesco Mezzapelle "ha interrogato" Vaccara sui collegamenti fra la mafia ed i servizi segreti deviati della Cia e la questione di Cuba, un gioco da incastri che ha certamente favorito la possibilità che dietro all'uccisione del presidente Kennedy, ma anche a quella del fratello e ex ministro della giustizia Bob (vero obiettivo di Marcello) nel 1968, quando questi si apprestava a vincere le primarie per la corsa alla Casa Bianca, si fossero coagulati diversi interessi. "Carlos Marcello aveva il movente, le risorse finanziarie e umane, le armi del ricatto, l'opportunità ma soprattutto –ha sottolineato Vaccara- aveva le potenti "connessioni" che gli permisero non solo l'impunita ma il silenzio sull'intera vicenda".

Altro aspetto messo in luce da Vaccara è stato quello relativo al colossale depistaggio della verità a partire dalla nota Commissione Warren, costituita dalle discutibili nomine del vice e poi successore di Kennedy, cioè quel Lyndon Johnson la cui politica interna ed estera divergerà ampiamente da quella dei Kennedy. Molti misteri sono rimasti tali nonostante anche il cinema americano, vedi il pluripremiato "JFK" di Oliver Stone, si sia occupato del caso senza però mai citare la possibilità del coinvolgimento del boss italoamericano. "Come è possibile –ha posto l'interrogativo Vaccara- che se tutti, anche i miei studenti analizzando la logica dei fatti, hanno indicato Carlos Marcello come il potenziale mandante, aveva più di un movente, dell'assassinio di Dallas i grandi media americani da allora e fino ad oggi si sono dimostrati reticenti a fornire la verità? Ciò significa soltanto una cosa: uccidere Kennedy interessava soprattutto a Carlos Marcelo che sentiva minacciato il suo impero miliardario dall'accanimento della famiglia Kennedy ma certamente anche a molte lobbies americane, servizi segreti, castristi e anticastristi (quest'ultimi rimasero traditi da JFK per la triste vicenda della Baia dei Porci)".

"Marcello –ha concluso Vaccara parlando del mafioso originario di Ravanusa (Ag) e nato con il nome di Calogero Minacori – mise a punto una macchina perfetta per togliersi la sua famosa "petra nà la scarpa" sicuro di avere le giuste "connections". La sua figura probabilmente costituì un modello per la mafia dei corleonesi che ad inizi anni '80 mise in atto la strategia stragista fino ai celebri attentati in cui morirono i giudici Falcone e Borsellino ed alcuni servitori di quello stesso stato che probailmente stavano alla cabina di regia delle stesse stragi".

Questo articolo è stato originariamente pubblicato da www.primapaginamazara.it

Qui la videointervista, realizzata per www.primapaginamazara.it , a Stefano Vaccara al termine della presentazione del libro "Carlos Marcello. Il boss che odiava i Kennedy" (Editori Riuniti, 2013)

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