Continua il viaggio di Se io fossi acqua, documentario che racconta l’alluvione in Liguria del 25 ottobre 2011 e i novelli angeli del fango. Venerdì 25 luglio 2014 il documentario è stato proiettato, nella versione sottotitolata in inglese e alla presenza di numerosi turisti statunitensi, nello splendido scenario del Molo dei Pescatori di Monterosso a Mare, nelle Cinque Terre (zona della costa ligure dichiarata patrimonio dell’UNESCO). Il nuovo e determinato sindaco della cittadina delle 5 Terre, il trentanovenne Emanuele Moggia, e l’assessore alla Cultura, Emiliana Cavallo hanno dato il benvenuto a un pubblico di circa 200 persone al regista-autore del documentario, Massimo Bondielli, e agli autori Luigi Martella e Marco Matera.

Gli autori del documentario con il sindaco di Monterosso
“Ci sentiamo un pò come l'Ulisse della poesia di Kavafis – dicono gli Autori, che con la loro auto-produzione da circa due anni stanno girando l’Italia – Ma siamo anche molto emozionati. Proiettare a Monterosso laddove l’alluvione del 25 ottobre 2011 si abbatté con tutta la sua forza devastatrice, non è come una delle 30 proiezioni ad oggi realizzate. Il nostro racconto vuole essere un omaggio a tutte le comunità umane colpite da eventi drammatici.”
Il documentario Se io fossi acqua è il racconto di un’altra Italia. Di quell’Italia che non si riconosce nello “Schettino” di turno e nei naufragi; ma in coloro che nelle stesse ore della proiezione del documentario stavano facendo navigare la Costa Concordia nelle acque antistanti le 5 Terre in direzione di Genova. Insomma, è una storia vera che diventa metafora dell'andare oltre un evento drammatico, oltre una crisi. Raccontando senza retorica l'umanità dei luoghi.
Il documentario è interamente autoprodotto dagli autori: “Con passione andiamo in giro per l'Italia dove ci invitano a proiettarlo ed a raccontare il valore delle comunità locali. Sarebbe bello approdare con il nostro viaggio a New York, tra la comunità italiana. E magari riuscire nell’impresa di distribuirlo."

La proeizione a Monterosso
Massimo Bondielli, regista del documentario, che con passione e determinazione ha investito molto in questo progetto, dice: “Il nostro racconto parte dal dramma e senza spettacolarizzare l’evento dell’alluvione, ripercorre quei tragici momenti interagendo con l’anima degli abitanti della valle. Il racconto non si ferma ad una informazione veloce sul dramma, ma mette in luce gli aspetti e le caratteristiche di un modo di essere e di vivere con e per il territorio: di essere comunità.”
Aggiunge Marco Matera: “Il documentario sposta l’attenzione dalla lamentela al fare, portando esempi concreti di come insieme, facendo comunità, si possa riuscire a superare crisi, difficoltà, drammi. Gli ideogrammi cinesi che uniti rappresentano la parola "crisi", presi singolarmente significano "disastro" e "opportunità". Può sembrare strano ma proprio da quei momenti in cui si perde tutto, possono manifestarsi energie inattese, che producono "nuovo territorio". Nelle Cinque Terre e in Val di Vara è successo questo. Si è assistito alla capacità, propria della natura umana, di “fare comunità”, che può rivelarsi la soluzione vincente nell’affrontare i disastri.”

Una veduta del borgo di Monterosso, Cinque Terre
Il documentario è stato selezionato da alcuni festival: in concorso al David di Donatello 2013, in selezione a Cinemambiente Torino 2013, Ischia Film Festival 2013, Clorofilla Film Festival 2013, Sardinia Film Festival 2013, Valsusa FilmFest 2014 e proiettato in importanti sale cinematografiche italiane come Il Kino di Roma.
Di recente il film ha inoltre ottenuto il patrocinio di Slow Food Italia, della Società Meteorologica Italiana (NIMBUS) e di Coop Liguria e nel suo viaggio ha avuto modo di incontrare "amici" come lo scrittore e attore Giuseppe Cederna (premio Oscar con il film Mediterraneo di Gabriele Salvatores), Dario Vergassola (attore che ha partecipato al documentario), Riccardo Valentini (Premio Nobel per la Pace 2007 con il gruppo di Al Gore), il meteorologo Luca Mercalli ed altri ancora.
Conclude Luigi Martella: “Non abbiamo pensato ad un documentario per vincere un festival! Non abbiamo voluto realizzare un reportage di denuncia! Avevamo la necessità di raccontare una storia e dei valori che ancora r-esistono tra le nostre comunità. Adesso ci piacerebbe far conoscere la "bellezza che c'è dentro ciascuno di noi", come ci ha scritto una signora che ha visto il documentario. Magari con una proiezione a New York. Perchè non continuare a sognare?”
Per saperne di più, visita la pagina Facebook di Se io fossi acqua.