Un ex prete, don Costantino, viene confinato dalla madre perché non si sappia che si è spretato. Mamma Stella, infatti, ha già un altro scandalo da affrontare: sua figlia Rosa Maria ha lasciato il marito, Arturo, ed è scappata con un misterioso amante. Il vecchio faro in disuso – che appartiene alla famiglia di Costantino e che dovrebbe garantirgli l'isolamento – attira invece gente come un magnete, trasformandosi via via in un refugium peccatorum. Dopo l'ex prete arriva una ex prostituta, Magnolia. Poi il cognato cornuto, Arturo. Infine una stravagante ditta di ristrutturazioni chiamata per riparare il tetto del faro. In un gioco di rimandi, istruzioni e ristrutturazioni i protagonisti di questa storia disegneranno il loro futuro.
Dopo un esordio sorprendente come quello di Basilicata Coast to Coast, Rocco Papaleo, per la sua seconda prova da regista, realizza quest’altra divertente e allo stesso tempo riflessiva commedia: Una piccola impresa meridionale. La sceneggiatura scritta da Rocco Papaleo e Valter Lupo, è una storia dal forte taglio personale (che è divenuta anche un romanzo, attualmente in libreria) e che vanta un cast non da poco, tra cui spiccano i nomi di Riccardo Scamarcio, lo stesso Papaleo, Barbora Bobulova, Sarah Felberbaum e Claudia Potenza. Il film affronta un variegato insieme di temi quali la fede, le relazioni famigliari, il bisogno di radici e la necessità di ristrutturare/reinventare la propria vita. Una strada nuova che, per il simpatico artista, equivale in realtà a un ritorno al classico, alle radici di certa commedia all'italiana, al suo tono sottilmente malinconica, alla sua galleria di personaggi in cui si ritrovano vizi e virtù dell'italiano medio (e non solo).
Papaleo è un talento comico naturale, anche molto versatile nel riprodurre personaggi diversi. La sua conoscenza dei tempi comici e la buona sicurezza mostrata, anche qui, nella gestione del cast, rendono questo film un prodotto godibile. Caratteristica non da poco di questa commedia, è che i personaggi sono messi tutti sullo stesso piano, nessuno predomina sull’altro, non c’è un protagonista assoluto; cosa inconsueta per un’opera cinematografica.
Una parola va spesa anche per la colonna sonora, qui meno integrata nella struttura filmica rispetto al film precedente, ma comunque presente. Una presenza musicale che si evince soprattutto quando sentiamo il pezzo Dove cadono i fulmini della cantautrice pugliese Erica Mou, scritto precedentemente al film e fortemente voluto da Papaleo. In questo momento il commento sonoro passa in primo piano, sottolineando una sequenza tra le più intense, ed efficaci, dell'intera pellicola.
Potremmo dire che Papaleo nel suo film non ha voluto dare un taglio favolistico, bensì il racconto dell’ironica sorte di persone vere, che vivono nella vita di tutti i giorni, che ognuno di noi può riconoscere negli incontri della realtà e che non ritroviamo solo nella gente e nella cultura meridionale.