Lo spettacolo “TeZuKA”, un titolo difficile da ricordare e che inevitabilmente apre interrogativi, inizia con uno splendido sole rosso, nel mezzo di una striscia di luce bianca che squarcia dal soffitto il fondo del palcoscenico. L’immagine che sembra seguire una logica cinematografica, conquista gli spettatori che alla seconda rappresentazione di quest’opera, sfidando la neve, gremiscono la sala Petrassi del Parco della Musica di Roma. Il silenzio in sala, spesso e lieve, si produce fin dalle prime immagini che come in un piano sequenza rivelano gli elementi che compongono la scena e che lo spettatore sarà chiamato a scegliere autonomamente lungo tutta l’opera.
Sulla sinistra quasi a contatto con la platea, un tavolo, al quale si siedono quanti pensano e guidano la scena: una voce recitante… una cantante e un artista disegnatore. Lì si racconta quanto avviene sulla scena in un susseguirsi di lingue e di segni. Il palcoscenico poi è abitato da una zattera luminosa dove nell’ombra siede, come in un film di Emil Kusturiza, una piccola orchestra, che discreta e suadente accompagna lo spettacolo. Un genere nuovo, questo “TeZuKA”, in cui le invenzioni si susseguono scoppiettanti in un ‘musical’ di corpi e immagini. Al centro del palcoscenico si muovono in forme sinuose ed emozionanti i corpi di undici danzatori, orientali ed europei, che in una profonda fusione sperimentano i linguaggi più spericolati del corpo. Dal cielo e sullo sfondo si proiettano immagini e scritture.
Sidi Larbi Cherkaoui non danza, sua è la splendida complessa coreografia che sfida a ogni passo le nostre menti, non solo, ma anche i più reconditi aspetti della nostra sensibilità. Lui siede in platea, al primo posto della fila dieci, proprio al centro del teatro. Con parole, immagini, pittura e movimento dei corpi, intende proporre allo spettatore che lo segue meravigliato, un contatto…. mille contatti con il Giappone.
I testi che sempre più spesso compaiono nel lavoro di questo artista, che dal 1999 ha creato più di quindici coreografie, ci spiegano la complessità del sapere e sono recitati in francese in inglese e in giapponese. I corpi si muovono su un filo di racconto che quasi sfiora la complessità delle parole, come a dirci che la nostra presenza al mondo deve, pena la morte, conservare la meraviglia. E’ lei che genera in noi quella sorta di comprensione intuitiva che poi si scioglierà nelle conoscenze specifiche del sapere umano. Senza la scintilla della meraviglia nessun sapere umano può avere un’anima. L’opera voleva essere un omaggio a Osamu Tezuka, figura emblematica della cultura giapponese, artista multiforme cresciuto dopo la seconda guerra mondiale, ed ha finito con il tramutarsi in un requiem.
Tanti applausi per lo spettacolo che apre l’ottava edizione di “Equilibrio”, il Festival della danza contemporanea ricco di una ricerca coreografica dal Giappone a Cuba, dalla Norvegia alla Spagna che “metterà in scena con dodici spettacoli, dodici pezzi di mondo… la giusta simmetria per toccare l’equilibrio”, dice Sidi Larbi Cherkaoui Direttore artistico della rassegna.