Diciamolo: una gara musicale in prima serata su Raiuno non deve per forza finire alle 2 di notte per essere convincente. Piuttosto deve essere infarcita di grandi scenografie, colpi di scena e quell’effetto sorpresa che ti fa sempre chiedere “cosa succederà adesso?”, tutti elementi che fanno parte del dna dell’Eurovision.
Diciamolo subito: i Maneskin ci sanno fare. Li abbiamo incontrati ieri dopo le prove generali nell’Ahoy Arena di Rotterdam, incontravano radio e tv con un perfetto inglese lontano da tutti gli stereotipi sugli italiani. “Questi ragazzi si meritano davvero di vincere”, dice a bassa voce una rappresentante della delegazione italiana che li accompagna e li controlla a vista, “Sono dei veri professionisti”. Loro si mettono in posa per i selfie, c’è poco tempo per le domande. La loro “Zitti e buoni” non è tecnicamente la canzone migliore in gara, ma tra fuochi d’artificio sul palco e un’attitudine rock niente male portano a casa consensi. Se dovessimo vincere, cosa non scontata affatto, toccherebbe all’Italia l’anno prossimo ospitare la manifestazione musicale più seguita in Europa. “Prima di fare qualsiasi supposizione serve un’unica cosa”, aggiunge la signora della delegazione: “vincere”.
Il livello dei brani in gara quest’anno è alto. Per non perdervi tra 20 canzoni da altrettanti Paesi eccovi una guida semiseria in ordine di uscita. Tenete questo articolo sottomano durante la diretta di sabato 22 maggio che andrà in onda in tutta Europa e alle 20.45 orario italiano su Raiuno: vi servirà non solo come scaletta ma anche per decidere quando farvi una tisana senza perdere le parti più interessanti.
La cosa più impressionante che da casa non si vedrà sono i cambi palco, inclusi gli effetti speciali, quasi istantanei. I tempi si rispettano alla perfezione. E capita che dei tecnici palco si nascondano dentro ad una scenografia durante l’esibizione per portarla via più in fretta dopo.
Cipro – Elena Tsagkrinou con El Diablo: caro spettatore puoi collegarti anche in ritardo. L’intro ricorda Lady Gaga e il ritornello ci sembra di averlo già tanto sentito alla radio. Elena è una real diva ricoperta di paillettes e coreografie. Peccato non sarà l’unica.
Albania, Anxhela Peristeri con Karma: proseguiamo con paillettes e frange. Il fumo alle sue spalle è solo nel videowall. Anxhela è la Beyoncè dei balcani con tanto di ventilatore in piena faccia. Brava ma neeext.
Israele, Eden Alene con Set Me Free: l’Eurovision deve ancora entrare nel vivo, stiamo solo scaldando i motori. Eden è una Lous and The Yakuza ma super pop. Effetti speciali: uno schermo che scende in mezzo al palco, 5 ballerini, immancabili fuochi d’artificio.
Belgio, Hooverphonic con The Wrong Place: Loro li conosciamo da anni, sono confortanti nella professionalità. Hanno un bel brano che però suona forse un po’ fuori contesto. Mostrami che sei un veterano dell’interpretazione senza dirmelo.
Russia, Maniža con Russian Woman: Buonasera e benvenuti all’Eurovision, comincia qui, con questo brano forte, con un pizzico di tradizione Se vi piace un inno femminista non ve lo dovete perdere. Commovente il finale con tutti i volti di donna alle spalle della cantante. Sarebbe bello vincesse.
Malta, Destiny con Je me casse: Destiny è la Lizzo europea, porta sul palco il curvy power caro all’Eurovision. La sua presenza iconica non offusca una gran voce. Finale con fontana di brillantini. Da vedere.
Portogallo, The Black Mamba con Love Is on My Side: L’inizio di questo brano ricorda tanto Macy Gray, il suo timbro anche. Il testo racconta di una ragazza che cambia Stato per far fortuna ma che finisce nel giro della prostituzione. Una presenza scenica da crooner canta “Love is on my side. Maybe not tonight.” Forse non un brano da primo ascolto ma valido.
Serbia, Hurricane con Loco loco: Se pensavate che le Pussycat dolls si fossero estinte toccherà ricredersi: le Destiny’s Child serbe ballano sotto ad una palla da discoteca installata per l’occasione, indossano quintalate di extensions. E vogliamo parlare di quel costume con i fianchi scoperti?
Regno Unito, James Newman con Embers: Scendono due grandi trombe dall’alto. Tutto il resto è noia.
Grecia, Stefania con Last Dance: Olandese ma di origini greche Stefania lancia la performance in quasi total green screen. Alle prove erano tutti fondali verdi, ballerini con tutine verdi anche in faccia. L’intera performance si fa in post produzione. La canzone si balla bene, ma vince il green screen.
Svizzera, Gjon’s Tears con Tout l’Univers: In mezzo alla musica dance spiccano le ballad. E questo è un brano elegante e ben composto con i climax al punto giusto. Lo davano come favorito, un sogno durato poco.
Islanda, Daði & Gagnamagnið con 10 Years: C’è coviddi e questo gruppo islandese si può esibire solo con un video, essendo risultati positivi. Geniali nel loro essere fuori dal mondo. Sembrano cartoni animati o videogames.
Spagna, Blas Cantó con Voy a quedarme: Nell’arena si accendono i flash come fossero accendini, scende una luna gigante in mezzo al palco, alta 6 metri. E’ una mega palla gonfiabile. La portano via in 20 persone sgonfiandola.
Moldavia, Natalia Gordienko con Sugar: Delle prove ricordo che balla contornata da 4 ballerini maschi e su una pedana girevole. Nulla più.
Germania, Jendrick con I Don’t Feel Hate: Per i fan delle canzoni leggerissime, questa lo è per davvero. Un po’ di pop art. Un bel po’ di colori e divertimento.
Finlandia, Blind Channel con Dark Side: In un mondo di canzonette quando arriva il metal fa il rumore di un elefante in cristalleria. Non rompe nulla ma sveglia. Loro sono fortissimi, super carichi, con un finale di growling. Bravi!
Bulgaria, Victoria con Growing Up Is Getting Old: Molto apprezzata dalla sala stampa, Victoria crea un momento magico cantando su una barca che si riflette sull’acqua. Questo pezzo avrebbe vinto Sanremo. Ops.
Lituania, The Roop con Discoteque: Molto gialli, super dance, molto divertenti. E basta.
Ucraina, Go_A con Šum: Una delle canzoni più forti di questo Eurovision, ipnotica, etnica, quasi goa, accelerata sul finale. Crea un’atmosfera sia dark che irresistibile. Da ascoltare.
Francia, Barbara Pravi con Voilà: Mai come in questo caso “Less is more”. Metti un faro alle spalle, un bustino nero di pizzo, un caschetto riccio e Voilà. Entra come papabile vincitrice.
Arzebaijan, Efendi con Mata Hari: Tornano i lustrini pop sexy. Un altro brano ben costruito, ma reggerà il confronto con l’Ucraina?
Norvegia, Tix con Fallen Angel: Ali, ali ovunque, anche dove non servono. Il troppo abbondante diventa trash.
Paesi Bassi, Jeangu Macrooy con Birth of a New Age: Il Paese ospitante di questo Eurovision sfoggia un brano in grande spolvero, con Jeangu che canta un inno di liberazione in surinamese, è la lingua delle colonie olandesi, porta con se storie soprattutto dolorose. Sentirlo cantare “You can’t break me” è un messaggio forte e dritto al cuore.
Italia, Maneskin con Zitti e buoni: Abbiamo già detto che ce lo portiamo a casa sto Eurovision?
Svezia, Tusse con Voices: Scusate ma a questo punto dello show vogliamo solo sapere se vinciamo per davvero.
San Marino, Senhit feat. Flo Rida con Adrenalina: L’Italia non ha mai fatto particolarmente il tifo per San Marino. Ma quest’anno è diverso. Senhit è nera e italiana, si è formata all’estero, è seguita da un genio di scenografie e costumi come Luca Tommasini, si esibisce con Flo Rida. Non vincerà, ma gran bell’Eurovision Senhit!