“Raga non ci posso credere, ma cosa abbiamo appena fatto con il televoto?”.
Sono le 2.05 e Chiara Ferragni, l’influencer italiana più famosa al mondo, parla ai suoi 23 milioni di follower su Instagram tramite una story. Suo marito Fedez non solo è in gara a Sanremo, ma rischia anche di vincere. Non per merito suo, sia chiaro: della voce di Francesca Michielin semmai, che lo rassicura come una giovane mamma e gli canta di fianco durante l’esibizione per ricordargli come si fa a non “calare” di mezzo tono. Oppure proprio della moglie Chiara che nel giorno della finale ha postato diversi post a sostegno del marito. Ma Fedez e Francesca Michielin arrivano secondi e il Codacons denuncia la violazione del regolamento per l’endorsement troppo marcato. Se davvero fosse così, il Festival sarebbe a rischio annullamento. E Dio ce ne scampi.
Un Sanremo da rifare o da dimenticare? Mentre il Codacons analizza e sentenzia, intanto nella notte vincono i Maneskin, portandosi a casa il 40,7% dei voti. Una vittoria imprevedibile. “Guarda che i ragazzi sanno suonare – mi aveva confessato a inizio settimana un direttore d’orchestra di un big in gara – Sono molto forti nei live. Suonano meglio di come appaiono in televisione”.
Aveva ragione: al loro primo Festival, la band romana uscita da XFactor e composta dal front man super carismatico Damiano David, Victoria De Angelis al basso, Thomas Raggi e Ethan Torchio porta un sapore glam-rock che ribalta tutti i pronostici. I loro anni, sommati insieme, fanno l’età di un Rolling Stones. E i ragazzi puntano alle icone del rock senza farsi intimorire: con le loro tutine glitterate cantano “Siamo fuori di testa ma diversi da loro”, un inno liberatorio e giovane, come solo i votanti del televoto possono essere a notte fonda.
Due le cose belle successe a loro in questi giorni sanremesi: il tifo da parte di Vasco Rossi che sui social aveva dichiarato fossero “I miei preferiti” e un meraviglioso duetto con Manuel Agnelli giovedì sera nella serata dedicata alle cover. I Maneskin avevano cantato “Amandoti”, ipnotizzando pubblico da casa e mondo dei social, con una carica rock autentica che li ha posizionati tra quelli che a Sanremo stavano facendo bene.
Si pensava stesse facendo benissimo anche il povero Ermal Meta, che però arriva solo terzo, a discapito di tutti i pronostici. Per lui un altro bel riconoscimento, il premio Giancarlo Bigazzi per la miglior composizione musicale, andata al suo brano “Un milione di cose da dirti”.
Per un attimo abbiamo pensato che avrebbe potuto vincere anche Willie Peyote, che con la sua “Mai dire mai” si porta a casa invece il premio della critica dedicato a Mia Martini.
Premio Lucio Dalla per Colapesce e Dimartino e la loro “Musica leggerissima” che aveva convinto il pubblico indie, e anche molti giornalisti.
Il premio Sergio Bardotti per il miglior testo va alla vera rivelazione del Festival, Madame con “Voce”.
E così se ne va anche questo Festival e con lui anche la conduzione Amadeus (chiamato Amedeo da parte di Orietta Berti per tutta la durata della kermesse) Fiorello. Non si ripresenteranno il prossimo anno. Al nuovo direttore artistico il compito di ripensare il Festival e di renderlo più simile al popolo senza farlo populista. Un’impresa eroica forse, ma dopo un’edizione con lo share abbassato di 10 punti potrebbe forse essere anche la volta buona di rinascere dalle proprie ceneri.