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January 1, 2021
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Le artiste americane simbolo del 2020, tra black music, songwriting e pop cosmopolita

Ne abbiamo scelto 25 e le loro radici ispaniche, africane e asiatiche ci fanno guardare con speranza a un futuro sempre più inclusivo

Piero MerolabyPiero Merola
Le artiste americane simbolo del 2020, tra black music, songwriting e pop cosmopolita
Time: 13 mins read

È stato un inizio di decennio maledetto anche nel mondo della musica tra uscite e tour posticipati, lutti e le drammatiche conseguenze esistenziali ed economiche di una pandemia che negli Stati Uniti ha fatto più vittime di quelle americane nei grandi conflitti.

Rabbia, esuberanza, introspezione ed empowerment sono stati i temi ricorrenti delle migliori uscite discografiche del 2020 nell’anno di Black Lives Matter, dell’elezione della prima vicepresidente e soprattutto della fine dell’incubo Donald Trump.
Musicalmente non è stato solo l’anno dell’eccellente ritorno sulla scena della tormentata icona Fiona Apple, regina delle consuete classifiche di fine anno di magazine e stampa specializzata, e di Megan Thee Stallion, un nostro antico pallino, esplosa finalmente negli ultimi mesi grazie al remix di Savage a cura di Beyoncé e soprattutto alla super hit WAP realizzata insieme all’icona latina Cardi B. 

Abbiamo scelto di ripercorrere eventi, topic e migliori album dell’annata attraverso una lista di venticinque artiste simbolo del 2020, tra black music, pop e songwriting cosmopolita dove le radici ispaniche, africane e asiatiche ci fanno guardare con speranza a un futuro sempre più inclusivo.

070 Shake

Dopo i featuring in “Ye” di Kanye West e “Daytona” di Pusha T l’icona queer dell’alternative hip hop ispanico targato East Coast ha esordito a gennaio sulla label dei due, l’influente G.O.O.D. Music”. “Modus Vivendi” mette in luce il timbro eccentrico di Danielle Valbuena, un talento che sfugge da trend e definizioni, su cui avevamo scommesso nell’estate del 2017 .

Adrianne Lenker

Chi è andato a vedere i Big Thief nel mini-tour italiano di febbraio ha avuto la fortuna di vedere una delle ultime band internazionali passate dall’Italia prima della pandemia. Adrianne Lenker ha colto la palla al balzo per registrare due collezioni di gemme folk intime e malinconiche, songs e instrumentals.

Amaraae

The Warrior Princess, come la chiamano i suoi adepti per la sua esuberante estetica gender fluid, è nata a New York, ma è cresciuta tra Atlanta e Accra. Le sue radici ghanesi afro-fusion impreziosiscono insieme ai featuring di Kojey Radical, Odunsi e Cruel Santino le sonorità future R&B del suo primo freschissimo LP, THE ANGEL YOU DON’T KNOW.

 

Ambar Lucid

Nata nel 2001 in New Jersey come 070 Shake, da madre dominicana e padre messicano espulso quando aveva solo otto anni, Ambar Cruz come molti suoi coetanei ha iniziato da giovanissima a mettere su YouTube le sue cover. Canta nelle sue due lingue, ha pubblicato Garden Of Lucid,  si ispira ad Alice Phoebe Lou, Willow Smith e Kali Uchis e come altri sue omologhi di origini latine si rivolge idealmente ai dreamer, il cui futuro è stato messo a repentaglio dall’amministrazione Trump.

Audrey Nuna

Anche la stilosissima ventenne Audrey Chu è nata e cresciuta in New Jersey da genitori sudcoreani. Si è accorta di lei qualche anno fa il producer di Roc Nation Anwar Saywer che ha deciso di trasformarla in una popstar sui generis. Time e Comic Sans suonano già come hit.

Chika

Nata in una delle città simbolo di un secolo di irrisolte segregazioni e discriminazioni, Montgomery, Jane Chika Oranika è cresciuta in Alabama in una famiglia di origini nigeriane prima di trasferirsi in quel di Boston per studiare nel prestigioso Berklee College of Music. Il 2020 è stato un anno cruciale e movimentato per lei, con la pubblicazione del potentissimo EP d’esordio Music Industry, l’arresto a Los Angeles durante una manifestazione contro l’uccisione di George Floyd e la nomina ai Grammys come Best New Artist. Orgoglio LBGTQA+, body positivity e infuocate barre che raccontano senza filtri le proteste del 2020.

Chloe X Halle

Chi era a vedere Beyoncé nel pirotecnico tour di Formation un giorno potrà dire di aver avuto la fortuna di vedere all’opera Chloe e Halle prima della loro esplosione. La regina della black music americana ha puntato molto sulle due sorelle prodigio di Atlanta facendole accasare già qualche anno fa nella sua label Parkwood. Dopo il promettente “The Kids Are Alright”, già nominato ai Grammy, hanno conquistato una nuova nomination con l’album “Ungodly Hour”  che ancora una volta, come si dice in questi casi, ha convinto pubblico e critica.

Deetranada

Figlia di un pastore e sorella del famoso ballerino hip hop PJ la promettente rapper di Baltimora è finita sotto i riflettori grazie alla terza stagione di The Rap Game. Le sono bastati un featuring, in BRAIN di Robb Bank$ e una traccia, 19,  pubblicata durante il lockdown per festeggiare i suoi diciannove anni. Cinismo East Coast e un flow assassino fanno di Diamond Barner una delle rapper più promettenti dell’anno

Dreamdoll

Tabatha Robinson, cresciuta nei project del Bronx da ex barista di uno strip club è assurta alla notorietà per una rissa nella sedicesima stagione del reality Bad Girls Club. Se la cava molto meglio come rapper e performer e la sua traccia Ah Ah Ah dove ospita Fivio Foreign ha come unico difetto quello di essere arrivata in un’annata dove club e dancefloor sono stati costretti alla chiusura forzata.

Eartheater

L’estenuante ricerca della compositrice sperimentale di Alexandria Drewchin, storica componente dei Guardian Alien su cui avevamo scommesso nel 2015, approda su territori folk sempre più inquietanti e nichilisti con il nuovo album Phoenix: Flames Are Dew Upon My Skin uscito per l’influente PAN di Bill Kouligas.

Fiona Apple

Otto anni dopo l’emozionante capolavoro The Idler Wheel… Fiona Apple è tornata a sorpresa in primavera con un altro album intenso, cervellotico, ambizioso, crudo, cinico, démodé, poetico e narrativo come solo lei tra le autrici contemporanee. Fetch The Bolt Cutters, arriva al termine di anni difficili fatti di crisi e dipendenze, non è stato accompagnato né anticipato da singoli e videoclip. Nell’unica intervista pubblicata prima del disco Fiona aveva fatto parlare di sé soprattutto per aver ammesso di aver smesso con la cocaina, dopo una straziante e interminabile notte trascorsa a sopportare i deliri d’onnipotenza della fattanza del suo ex partner Paul Thomas Anderson e l’amico Quentin Tarantino.

L’album, come tutte le opere dell’artista newyorchese, a distanza di mesi ha ancora tantissimi lati oscuri da scoprire e decifrare, ma riporta finalmente al centro della sua anima. Che la intendiate in senso letterale o in senso soul, la sostanza non cambia.

Flo Milli

Nata a Mobile, Alabama nel gennaio del 2000, Tamia Monique Carter è cresciuta a pane ed Erykah Badu e nel giro degli ultimi due anni è diventata una delle voci più apprezzate e chiacchierate della scena Southern. Il suo mixtape d’esordio, Ho Why Is You Here, trainato dalle devastanti In The Party e Like That Bit*h è uno dei migliori lavori black dell’anno.

Hayley Williams

La voce dell’indimenticata band emo-pop dei Paramore a trentadue anni ha deciso finalmente di mettere alla prova il suo talento di songwriter. Ne sono usciti fuori due EP, sapientemente raccolti in un unico album, Petals For Armor  che ha accompagnato e fatto sentire meno soli molti cuori fragili e infranti in pieno lockdown, prodotto dal compagno di band Taylor York.

Jasmine Infiniti

Abbiamo parlato di lei per presentare la techno dall’estetica goth che l’ha trasformata nell’icona transgender della scena underground delle due coste. Il suo primo LP BXTCH SLÄP, uscito il 27 marzo per suo collettivo New World Dysorder non ha deluso le attese.

Jhene Aiko

Dopo due dischi e infinite collaborazioni di lusso la trentaduenne di origini dominicano-giapponesi è arrivata alla meritata consacrazione grazie al terzo album, Chilombo, che ha conquistato tre nomination ai prossimi Grammy, inclusa la prestigiosa nomination di Album of The Year. Anche nel nuovo album i featuring non sono mancati: H.E.R., Future, Big Sean e Miguel.

Kali Uchis

Nonostante tutto, anche per la popstar di origini colombiane il 2020 è stato un anno di grazia, dall’EP To Feel Alive registrato all’inizio della pandemia fino al secondo LP della sua brillante e giovane carriera, Sin Miedo (del Amor y Otros Demonios) ∞ , uscito in autunno e scritto interamente nella sua lingua madre.

L’avevamo lasciata con l’ottimo After The Storm e non ha deluso le attese.

Keiyaa

La vocalist e producer nata a Chicago e ormai di stanza a New York è finita nei più influenti listoni di fine anno con l’album Forever, Ya Girl. Meritatamente perché dà un seguito originale al filone nu-soul con un disco introspettivo, complesso, dal sound figlio della tradizione ma profondamente contemporaneo e ricercato, con altissime vette di lirismo.

King Princess

Molte popstar stanno contribuendo allo smantellamento della concezione binaria e stereotipata dell’estetica e della sessualità. La ventiduenne songwriter Mikaela Strauss, scoperta da Mark Ronson che l’ha lanciata sulla Zelig Records di Columbia, grazie a Cheap Queen  ha messo in mostra una scrittura pop efficace e sinuosa. Sentiremo molto parlare di lei.

Liv.e

Di lei abbiamo parlato a settembre  e la prediletta di Erykah Badu e Tyler, The Creator grazie a Couldn’t Wait To Tell You  si è imposta come una delle voci più ispirate e suggestive della nuova scena R&B, tra spoken word, abstract rap, funk, soul psichedelico e vaporose atmosfere jazzy.

Lyra Pramuk

Lo studio della voce e la sua trasformazione in una serie di combinazioni potenzialmente infinite ha influenzato la ricerca sperimentale di artiste come due americane adottate da Berlino, Holly Herndon e Lyra Pramuk, sua collaboratrice, ha dato un’impronta folk futurista a questo approccio, portato a compimento nell’eccellente Fountain, osannato dalla critica e dai circuiti elettronici underground. 

Megan Thee Stallion

La venticinquenne texana  insieme ad altre artiste affini come Rico Nasty  ha definitivamente spazzato via gli stereotipi “virili” dell’hip hop come genere duro al maschile e mellifluo al femminile. Buona parte del merito va a Cardi B con cui Megan Thee Stallion ha firmato una delle hit dell’anno, “Wap” trainate da un video che è già generazionale. Nello stesso anno è arrivata la collaborazione con una concittadina di un certo livello, Beyoncé, in “Savage” e il primo attesissimo LP, Good News , dove corona nel migliore dei modi anni di singoli imperdibili e featuring e un 2020 davvero da incorniciare.

Moor Mother

La poetessa e multimedia artist del collettiva Black Quantum Futurism, come si dice in gergo, ha portato a un livello superiore la sua ricerca afrofuturista esplorando con successo territori sperimentali freejazz. Avevamo parlato di lei nel dicembre del 2016 e Circuit City, album in quattro atti tra i più avvolgenti e suggestivi del 2020, ne consolida l’ascesa.

Phoebe Bridgers

Già parte di boygenius e Better Oblivion Community Center, l’artista californiana ha strappato via i cuori più algidi con il secondo album Punisher, un condensato di ballad indie folk e di ispiratissime canzoni d’autore che l’hanno portata a quattro nomination ai prossimi Grammy. Sempre nel 2020 ha collaborato con la quasi omonima Phoebe Waller-Bridge, la geniale autrice e protagonista della serie culto Fleabag che ha diretto l’emozionante video di “Savior Complex”. Ed è comparsa tra i featuring dell’agognato ritorno sulla scena di Kid Cudi.

Victoria Monét

Negli Anni Dieci esistono ancora le autrici, quelle che un tempo avremmo definito ghostwriter. Dopo aver sfornato hit per Ariana Grande, Nas e Chris Brown la ventisettenne nata nel 1993 in Georgia ha finalmente usato le sue doti di scrittura come trampolino personale pubblicando il primo LP a nome Victoria Monét, l’ispiratissimo ed elegante Jaguar . Nove brani in venticinque minuti: non può che essere solo un inizio.

Waxahatchee

Un’altra artista indie è maturata prima del previsto dopo i primi acerbi ma promettenti esordi da eterna erede dell’alternative rock anni Novanta (ne avevamo parlato secoli fa qui: Katie Crutchfield non è più giovanissima, ha una relazione stabile con il cantautore Kevin Morby (che vi abbiamo fatto conoscere qui ) e in Saint Cloud  trova un equilibrio tra le sue molteplici ispirazioni. Undici canzoni in piena tradizione Americana dove l’indie rock delle grandi distese americane si incontra col pop d’autore degli intramontabili 90s.

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Piero Merola

Piero Merola

Laureato in Relazioni Internazionali, lavoro come consulente di comunicazione, pubbliche relazioni e nuovi media. All'interesse per la storia e la politica americana, ho sempre unito quello per la musica. Dopo uno stage in Ambasciata Italiana a Washington, ho seguito per America 24 le presidenziali del 2012, e oggi scrivo per Rivista - Il Mulino. Editor del magazine online Kalporz, dal 2006 scrivo recensioni, interviste e report da ogni dove. Collaboro come ufficio stampa e copywriter con etichette, agenzie di booking, eventi e festival. In passato ho lavorato per festival estivi come Beaches Brew e Ortigia Sound System, oggi per la comunicazione del Diagonal Loft Club e di Deposito Zero Studios dove sono responsabile della direzione artistica del video format Live Zero. In questa rubrica vi presento nomi emergenti della scena americana, alcuni dei quali, intanto, sono diventati grandi.

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