“Una rap bitch in arrivo, Pink Lemonade con Gin Bombay ti tengono su il fondoschiena come fossi Beyoncé”, sbraita senza filtri in Stalli, insieme ad altri riferimenti piuttosto espliciti alla sua abilità di far ballare le parti intime maschili.
Megan Thee Stallion, come l’illustre concittadina menzionata in questo irrefrenabile freestyle (e nella nuova irresistibile Freak Nasty, dove si auto-elegge erede della Knowles) uscito nel novembre del 2017, viene da Houston.
A dispetto di quanto lascerebbe intuire la sua presenza scenica e la sua forte personalità, è nata appena ventitré anni fa a South Park, area a schiacciante prevalenza afro-americana (l’80% dei residenti), dove non abita secondo il censo nemmeno un bianco e il restante 20% è costituito da ispanici di prima e seconda generazione.
South Park, uno dei polmoni verdi della metropoli texana, negli anni Settanta e Ottanta considerata una delle aree più violente e pericolose dello Stato, oggi si può tranquillamente considerare un’area residenziale. E Megan, che è cresciuta in uno dei quartieri più vivibili della zona, tuttora vi abita, mentre si divide tra carriera musicale e carriera accademica al college, senza dover raccontare sconvolgenti episodi di degrado e cronaca nera.
Il suo nome d’arte eloquente e diretto come i suoi testi (in italiano sta per “Megan la Stallona”) deriva da un soprannome affibbiatole dai compagni di scuola per la corporatura imponente dell’allora quindicenne Megan. E da lei preso in prestito senza il timore di essere scambiata per qualcosa di simile a una diva del porno.
La parabola artistica da cantante, modella e ballerina inizia in età molto precoce, anche perché la mamma gestisce un’agenzia di management per artisti e talenti, la Pretty Time Entertainment. In una città dove, senza contare l’impero Knowles, sono soprattutto artisti maschili ad essere esplosi in tempi recenti (si pensi a Travis Scott che vi abbiamo presentato tre anni fa), quella di Megan diventa quasi una battaglia di genere.
Il suo talento nel freestyle, che coltiva da quando non è ancora maggiorenne, la fa diventare molto famosa nel campus dove studia e presto un piccolo fenomeno sul web. Parte del merito va al producer TA che nella primavera del 2016 lavora su un brano dove l’incendiario flow di Megan si dispiega con effetti sorprendenti.
La traccia, neanche a dirlo, si chiama Like a Stallion ed è il primo di una lunga serie di singoli che faranno da preludio al suo esordio discografico. Tra questi, The Houston Cyphers, dove riprende 4pm In Calabasas di Drake, cattura l’attenzione di molti addetti ai lavori tanto da fare diventare la sua performance virale su Twitter.
In pochi mesi arrivano online sul suo soundcloud un mixtape, Rich Ratchet, e un EP, Make It Hot, mentre la cresce la curiosità attorno al nome di questa ragazza che non cede alle tentazioni trap contemporanee e dice di ispirarsi al guru Notorious B.I.G. e allo stile “chopped and screwed” tipicamente houstoniano reso tratto distintivo del southern rap texano dal local hero Pimp C. Nelle sue barre sempre più crude ed esplicite, il paradigma sessista del maschio alfa predatore è rovesciato e Tina Snow, suo nuovo pseudonimo che dà il titolo al suo ultimo lavoro uscito in giugno, diventa una spregiudicata e sboccatissima mangiatrice di uomini.
Anche nei video, a dominare la scena sono lei e le sue socie, in una femminilità sfacciata ed esplosiva che si mette in mostra senza pudore né candore.
Difficile capire se Megan potrà conquistare in tempi rapidi la stessa popolarità delle Knowles (o di Nicki Minaj cui sembra essere più affine), ma il Texas sembra già trovato la sua risposta alle varie Cardi B, CupcakKe,Princess Nokia, 070 Shake, Rico Nasty, Maliibu Mitch, Kamaiyah e Young M.A., nuove muse di un genere sempre più femminile.
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