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April 13, 2018
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Kali Uchis, l’anima colombiana del pop americano

Al debutto il 6 aprile con Isolation, la 24enne del Virginia vanta già prestigiosissimi collaboratori ed estimatori

Piero MerolabyPiero Merola
Kali Uchis, l’anima colombiana del pop americano

Kali Uchis

Time: 3 mins read

Poche sue omologhe a nemmeno venticinque anni possono raccontare di aver collaborato con Snoop Dogg, Diplo, Tame Impala o Tyler, The Creator e di aver aperto ai tour di Lana Del Rey e Leon Bridges (che avevamo lanciato su queste pagine prima della sua esplosione planetaria). Eppure Karly-Marina Loaiza, vero nome di Kali Uchis, ha pubblicato il suo primo LP, che sta già riscuotendo consensi molto lunsighieri a ogni livello, appena una settimana fa.

La sua storia il 17 luglio del 1993, quando nasce in Virginia, dalle parti di Washington, da una coppia di colombiani di Pereira che nei durissimi anni della guerra di Bogotà al narcotraffico si trasferiscono negli States per dare un futuro, e una cittadinanza americana, alla piccola Karly-Marina, abbreviato da sempre in Kali. Nei suoi primi anni di vita, per forza di cose, è un continuo andirivieni tra Colombia, dove frequenta le elementari e tuttora vivono i suoi genitori, e Virginia, dove invece continuerà il suo percorso scolastico. La vena artistica si palesa proprio ai tempi delle superiori, quando la giovane Kali salta lezioni e corsi obbligatori per dedicarsi a cinema sperimentale, laboratori di fotografia e poesia.

Quando decide di non iscriversi al college, i suoi non la prendono benissimo e a Pereira iniziano a correre voci su presunte attività illegali intraprese dalla giovane per mantenersi nella capitale. Più semplicemente Kali fa lavoretti occasionali in negozi e supermercarti, mentre parallelamente inizia a dedicarsi alla musica e alla composizione al sax e al piano.

Come si può ascoltare nelle influenze del suo disco d’esordio, le sue muse sono da subito le leggendaria Ella Fitzgerald e Billie Holiday che in ogni sua intervista ha segnalato come punti di riferimento per ogni artista femminile. Ovviamente tra gli altri riferimenti, a partire dal primo mixtape, Dranken Babble che vede la luce nel 2012, emergono l’R&B, il doo-wop e il reggae degli albori.

Come in moltissime storie che vi abbiamo raccontato nella nostra rubrica Prima Fermata Brooklyn, la svolta arriva nei modi più aspettati, come in un romanzo. Corre l’anno 2013, Kali lavora come cassiera da Whole Foods, quando esce il video di What They Say, co-diretto insieme a Tony Katai e ambientato in una California notturna molto suggestiva e urbana. Il video diventa presto virale e attira l’attenzione di Snoop Dogg che decide di contattarla tramite un messaggio privato su Twitter.

L’iconico rapper di Long Beach le chiede di collaborare a On Edge, brano incluso nel suo mixtape del 2014, That’s My Work. Il talento compositivo e il timbro di Kali Uchis colpiscono presto altre star come Tyler, the Creator che la contatta con le stesse modalità di Snoop Dogg.

Il primo EP di Kali Uscis, Por Vida, vede la luce all’inizio del 2015 e oltre a Tyler, accoglie altri collaboratori di lusso in produzione, da Diplo ai canadesi Kaytranada e BADBADNOTGOOD. Tra pop/R&B molto anni 90 e hip hop, non mancano testi profondi con riferimento alle tematiche calde del persistente razzismo nella società americana.

Dopo aver accompagnato in tour la nuova stella del soul afro-americano Leon Bridges, inizia a viaggiare tra California e East Coast scrivendo i brani del suo disco d’esordio e regalando la sua voce in She’s My Collar, brano dell’ultimo chiacchieratissimo album dei Gorillaz di Damon Albarn.

Nella primavera del 2017 esce finalmente Tyrant, potentissimo singolo che la lancia definitivamente nel panorama pop a stelle e strisce, anche grazie alla presenza della conturbante Jorja Smith come seconda voce. In autunno accompagna in tour nordamericano Lana Del Rey, a cui molti iniziano ad accostarla, e il secondo singolo, Nuestro Planeta, scritto e cantato in spagnolo, mette in mostra un fatale potenziale mainstream, grazie alle sonorità caraibiche che strizzano l’occhio a scenari reggaeton.

Fa ancora meglio l’elegante e adulta After The Storm, terzo singolo apripista pubblicato a inizio 2018, con ancora Tyler the Creator e Bootsy Collins tra i guest e i BADBADNOTGOOD in cabina di regia. Il brano arriva in top 10 negli Stati Uniti e in top 20 in Regno Unito.

E così ad aprile arriva l’agognato Isolation, dopo una lunga gestazione, tra diversi studi di Los Angeles e New York, e con una pletora di collaboratori e guest da far impallidire le popstar più navigate. Tra i credits del disco, distribuito da Virgin, Rinse e Universal, figurano infatti  Kevin Parker dei Tame Impala in Tomorrow, il bassista e producer amico di Kendrick Lamar, Thundercat, in Body Language (intro), Damon Albarn dei Blur e i suoi Gorillaz in In My Dreams, Steve Lacy di The Internet in Just A Stranger e ancora Dave Sitek dei Tv On The Radio e la rapper BIA nella traccia Miami.

Questo team di lusso non offusca la sinuosa e avvolgente voce di Kali Uchis.

Il futuro del pop americano è sempre più ispanico.

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Piero Merola

Piero Merola

Laureato in Relazioni Internazionali, lavoro come consulente di comunicazione, pubbliche relazioni e nuovi media. All'interesse per la storia e la politica americana, ho sempre unito quello per la musica. Dopo uno stage in Ambasciata Italiana a Washington, ho seguito per America 24 le presidenziali del 2012, e oggi scrivo per Rivista - Il Mulino. Editor del magazine online Kalporz, dal 2006 scrivo recensioni, interviste e report da ogni dove. Collaboro come ufficio stampa e copywriter con etichette, agenzie di booking, eventi e festival. In passato ho lavorato per festival estivi come Beaches Brew e Ortigia Sound System, oggi per la comunicazione del Diagonal Loft Club e di Deposito Zero Studios dove sono responsabile della direzione artistica del video format Live Zero. In questa rubrica vi presento nomi emergenti della scena americana, alcuni dei quali, intanto, sono diventati grandi.

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