La traccia dieci del nuovo lavoro di DeForrest Brown Jr. ci riporta alle prime infuocate settimane delle proteste per la morte di George Floyd raccontate dalla voce dei reporter in un tappeto di techno destrutturata alternato a spoken word alieni. Il brano ha un titolo lunghissimo: African American Disillusionment With Northern Democracy Continues to Smolder in Every Negro Who Has Settled Up North After Knowing Life in the South (La disillusione per la democrazia del Nord continua a bruciare lentamente in ogni nero che si è trasferito a Nord dopo aver conosciuto la vita nel Sud).
In quelle settimane che hanno reinnescato la rabbia e l’orgoglio del movimento Black Lives Matter dando un nuovo respiro internazionale alle proteste, girava tra i social un poster infografico che dimostrava la fondamentale importanza della musica black per gli sviluppi dell’elettronica. In tutte le sue ramificazioni dall’house alla techno le radici musicali di ogni filone elettronico hanno un cuore e un’amica africana e afro-americana. Niente di nuovo, ma sempre bene ribadirlo. C’è chi poi come DeForrest Brown Jr., eclettico artista visuale, filosofo e musicista, ne ha fatto una bandiera già un paio di anni fa e attraverso il progetto “Make Techno Black Again” cerca di sensibilizzare gli ascoltatori più casuali e giovani sulle origini black di un genere che senza le innovazioni della scena nera di Detroit di quattro decenni fa, oggi non sarebbe ballato nei club di ogni parte del globo.
Per forza di cose, visto l’eloquente gioco di parole, il simbolo di questo progetto è un cappellino nero realizzato dalla linea di abbigliamento gender flexible HECHA / 做 del suo collaboratore Ting Ding e venduto su una piattaforma online che tuttora devolve i suoi proventi a Living Arts, un collettivo artistico no-profit di Detroit che promuove politiche giovanili dal basso di inclusione sociale e integrazione.
La missione di DeForrest Brown Jr, è altisonante: rilanciare la techno come una cultura e una metodologia che si sforzi di imporre nella società strategia di evasione dallo status quo attraverso la promozione di aspirazioni creative per un futuro migliore. Questo si legge nel breve manifesto programmatico e il suo nuovo lavoro di ricerca uscito a nome Speaker Music è un’ulteriore tassello di una ricerca multidisciplinare che coinvolge letteratura, spoken-word, poesia e musica d’avanguardia. I suoi pallini sono lo studio scientifico del ritmo e la stereofonia. Ed è proprio lo straniante impatto di questo tipo di produzione e registrazione a regalare pathos alle tracce e disorientamento emotivo all’ascoltatore.
Originario del Deep South ma da tempo di stanza a New York, negli ultimi anni ha realizzato diversi lavori di ricerca audio-visuale e come Speaker Music, suo moniker musicale, ha cercato di dare un ambizioso corollario musicale all’influente opera di Henri Lefebvre Rhytmanalysis e agli studi cronopolitici dell’intellettuale britannico di origini ghanesi Kodwo Eshun.
Questo lavoro a sorpresa realizzato per raccontare l’America di queste settimane storiche è accompagnato da un booklet ideato da Make Techno Black Again e le cui vendite sono devolute a beam.community e a m4bl.org è porta il suo percorso sugli scenari stereomodernisti della poetessa zimbabwese Tsitsi Ella JajiI il cui popolare motto è “dubbing in stereo for solidarity”.
Black Nationalist Sonic Weaponry è il racconto di un eterno trauma generazionale, su molteplici livelli musicali e cronologici sovrapposti, scomposti e travolti dalle imprevedibili trame ritmiche delle produzioni, a partire dalla denuncia di Amerikkka’s Bay che presta la sua voce nella traccia introduttiva, Maia Sanaa.
Quarantanove minuti intensi e traumatici dove le voci si perdono in angustianti panorami techno, rievocazioni nu-jazz, ambient, elettronica spigolosa e scomposta di chiaro stampo Planet Mu, la label che vi abbiamo presentato su questa rubrica parlandovi tempo fa della footwork di Jlin e DJ Nate.
Come esorta nella sua poetica Tsitsi Ella Jaji, la musica è il più forte veicolo di unità e coesione delle comunità nere di tutto il mondo e, per citare il titolo della terza traccia del disco, la techno può diventare la tecnologia della liberazione.
Ascolta Speaker Music su Spotify.
Segui DeForrest Jr. su Twitter, e su Bandcamp.
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