Rashard Bradshaw, nome d’arte Cakes Da Killa, non è a tutti gli effetti un esordiente né ama essere considerato un fenomeno queer. Il suo primo mixtape è datato 2011, ma la rituale gavetta underground sembra ormai alla fine, grazie all’esplosivo Hedonism, primo LP ufficiale uscito per Mishka Records il 21 ottobre.
Letteralmente trainato dall’irresistibile singolo Up Out My Face (con featuring di Peaches), da molti segnalato come una delle hit dance dell’anno, in questi giorni Cakes Da Killa si prepara a sbarcare in Europa, con una tappa unica in Italia al Quirinetta di Roma, sabato 3 dicembre.
Nato venticinque anni fa a Teaneck, piccolo centro del New Jersey, non troppo distante da New York, è cresciuto nella più nota Englewood. Già da adolescente fa coraggiosamente coming out con i suoi genitori, una sfida mai scontata in un contesto afroamericano suburbano. Inizialmente l’hip hop non è la sua passione, né la carriera da rapper sembra essere la sua principale aspirazione.
Preferisce scenari molto più dance e disco, sempre della tradizione afroamericana, e la svolta arriva solo alle superiori, quando gli regalano il disco Hard Core di Lil Kim che lo avvicina a sonorità, per lui, nuove. Due pilastri come Cam’ron e Remy Ma gli faranno percorrere anno dopo anno sentieri hip hop e r’n’b.
Giovane molto creativo e dalla spiccata vena artistica, si dedica soprattutto alla poesia e alle performance. Come tanti altri coetanei inizia a rappare quasi per gioco e scopre un flow molto particolare e sciolto che si presta bene a ritmiche sostenute. I suoi versi sono sempre stati senza filtro, dagli esperimenti degli albori a Hedonism. Metriche assassine, racconti sempre molto forti ed espliciti, spunti letterari e una matura coscienza sessuale, oltre che politica. Al college non a caso lavora in un centro LGBT e gli eventi organizzati da queste associazioni sono il suo primo palcoscenico.
Corre l’anno 2011 e i suoi primi demo attirano le attenzioni del producer Stixx che lo accoglie in un mixtape che vede tra gli altri guest Rip The Ruler. Cakes prende coscienza dei suoi mezzi e nello stesso anno pubblica online il suo mixtape d’esordio Easy Bake Oven vol.1, sempre per la label di Stixx, la Downtown Mayhem. Il lavoro funziona nei circuiti underground ed è il primo capitolo di un’intensa carriera, tra EP, mixtape e collaborazioni. Arrivano quattro EP in cinque anni accompagnati da molte apparizioni in feste queer di New York, ma non solo. Cakes alla fine si trasferisce proprio a Brooklyn, attualmente è di stanza a Bedford-Stuyvesant, una delle aree dall’anima più black, sia musicalmente che culturalmente (vedi approfondimento su Desiigner).
Nonostante il suo successo nella scena queer hip hop di New York al fianco di personaggi che vi abbiamo presentato in questi anni, come LE1F, Mykki Blanco, Zebra Katz e House Of Ladosha, Richard crede che esibirsi queste piccole scene sia una forma di auto-emarginazione.
Come ripete in diverse interviste, “essere apertamente gay per un rapper oggi dovrebbe essere normale”. Essere parte del movimento per i diritti omosessuali ed essere un artista rap, secondo Richard, non può più essere considerato un fenomeno sotterraneo e di nicchia, anche perché molti rapper lontani da quell’immaginario, lo stanno furbamente cavalcando con riferimenti culturali sempre più vicini al mondo queer, dai travestimenti ai video, passando per i testi. E i singoli Goodies, I Run This Club e soprattutto Serve It Up lo mettono meritatamente in mostra anche fuori dai circuiti più sotterranei.
Hedonism è l’ultimo passo verso un’esplosione ormai nell’aria. Uscito su Ruffians/Thirty Tigers, oltre al già menzionato singolo dove ospita un’altra icona queer contemporanea come Peaches, contiene brani sempre spigolosi e accompagnati da basi storte e potenti che rendono buona parte dei pezzi molto adatti al dancefloor. Da Been Det Dit That a Keep It Going, Hedonism è una scheggia impazzita.