Se ti racconto la storia dei punti, prometti di non scrivere il mio nome?”, lo chiede ridacchiando, come se questa vicenda dei punti sia quanto mai singolare, una sfida che senti nella polvere che si mangia l’aria, che vedi negli sguardi dei 441.000 ragazzi che affollano lo Sziget Festival, ma che nessuno ha il coraggio di raccontare. Ma lui è Cipe (se non il nome almeno il soprannome me lo concede), ha 26 anni, abita a Vicenza, è un matematico e l’anno scorso la sfida a punti l’ha vinta lui.
“Siamo in quattro amici, al gioco partecipiamo tutti, anche le ragazze. Funziona così: se dai un bacio a stampo guadagni un punto, se il bacio è più intenso sono tre punti”. Mi risparmia la descrizione nel dettaglio dei punti più alti ma spiega i segreti per cuccare: “Bisogna accontentarsi di qualsiasi cosa arrivi o, in alternativa, andare da tutte le ragazze che vedi”. La legge dei grandi numeri insomma. “Per la mia esperienza – prosegue Cipe – le autoctone, le ungheresi, sono i punti più facili. Io per ora sono a 9 punti ma è solo giovedì, mi gioco tutto negli ultimi due giorni. L’anno scorso al giovedì sera ero a zero. Allora ho promesso ai miei compagni di viaggio che non sarei andato a dormire se non avessi guadagnato almeno un punto. A mezzogiorno del giorno dopo ero ancora a spasso”.
Cipe è solo uno dei tantissimi italiani che nella settimana dal 10 al 17 agosto sono arrivati a Budapest, in Ungheria, per partecipare allo Sziget Festival. C’è chi ha comprato il biglietto per un solo giorno, alloggia in hotel e con l’occasione visita la città e chi non ha voluto perdersi un concerto, dormendo, per quanto si possa dormire in un festival che va avanti tutta la notte tutte le notti, nelle tende appollaiate che colorano diverse zone dello Sziget.
Per girare l’isola in mezzo al Danubio che ospita il Festival, a 20 minuti dal centro di Budapest, servono quattro ore a piedi. All’interno non esistono auto – se non taxi e mezzi di emergenza – né soldi, e se vuoi comprare qualsiasi cosa, dalla birra ad una coroncina di fiori, ti serve una loro card ricaricabile che funziona come un bancomat.
Sessanta palchi e una line-up di concerti che vede l’ultimo inizio alle 4.30 di notte. Di giorno puoi fare il bagno visto che c’è anche la spiaggia sul fiume, tatuarti in un container, provare il bunjee jumping, bere un cocktail in un bar volante a 50 metri di altezza. Ci si può anche sposare nella Love Chapel come a Las Vegas.
I 441.000 “szitizens” sono arrivati da 95 paesi ma si assomigliano tutti: hanno la pelle più scura di quando sono partiti, e non sempre è solo sole. Ci sono dai 37 ai 40 gradi e la polvere si attacca alla carne in mostra. È una tribù che balla tra arene, attrazioni, musica e un circo senza animali. Di notte diventa un formicaio buio, di mattina fino all’una un parcheggio di tartarughe, con tutti rintanati in tende fatte a guscio.
Dicono che di qui, in 22 anni di festival, siano passati 300.000 performer e un milione e mezzo di visitatori. Nell’edizione 2015, inaugurata dal concerto di Robbie Williams, le giornate di lunedì, venerdì e sabato hanno registrato il tutto esaurito.
C’è la musica, di ogni genere, persino jazz e classica, che cambia in base alla zona, c’è la voglia di estate, di divertirsi, che senti anche solo guardando una cinquantina di giovani che alle due di pomeriggio si lavano i denti tutti insieme, in questo grande campeggio pulsante, molto Woodstock. C’è un’organizzazione impeccabile che monitora tutto e c’è tutto il resto. Come mai lo Sziget Festival parli così fluente italiano, ad esempio, fa parte di tutto il resto: sembra che Budapest sia una succursale della nostra penisola. E nemmeno la gara a punti stupisce più, in quella che è stata ribattezzata “l’isola della libertà”.
Io al Festival come voto do 9 e mezzo. Darei 10 se ci fosse una piscina – prosegue Cipe – Per esserci ho acquistato il biglietto il 5 novembre, il giorno di apertura delle prevendite, così mi sono guadagnato il posto Vip. In pratica ho diritto ad accedere in una zona a fianco del main stage”.
Partecipa al gioco a punti anche la sua amica Ester Zanella, 26 anni, fisioterapista. Ma per una ragazza non c’è gara, si vince troppo in fretta, “quindi mi sono anche stancata. Se vai a ballare la sera ti si avvicinano in tanti, considerata anche la presenza massiccia di ragazzi rispetto alle donne. Dopo un po’ perdi l’interesse. I più provoloni? I francesi, anche se hanno cercato di abbordarmi pure un paio di ragazze”. La vita da festival per una ragazza è tutto fuorché semplice: poca igiene, poche docce, file per i bagni. “L’anno scorso ero terrorizzata da come avrei potuto gestirmi. Per questo abbiamo scelto L’Alternativa camping, costa qualcosa in più rispetto all’alloggiare qui ma hai dei benefit, ad esempio le docce. È una vita abbastanza stressante, devi avere un fisico che regge, noi dormiamo tre ore per notte. Ma ci divertiamo tanto”.
Non sentono i disagi Arianna Rizzi e Chiara Catelli, entrambe di Como, entrambe diciannovenni. Lo Sziget Festival è il loro viaggio dopo la maturità, già prima del diploma di liceo linguistico avevano acquistato i biglietti. “Abbiamo deciso di partire in aprile – spiegano – È il nostro primo anno e il nostro primo festival del genere”. Hanno scelto proprio Budapest perché “in Europa funzionano anche i festival inglesi ma sono più brevi e costano di più. Parliamo in inglese tutto il giorno e finiamo per parlare in inglese anche con gli italiani perché non sempre ci si riconosce subito. Alloggiamo in tenda, abbiamo scelto di rimanere cinque giorni”.
Ma dopo le leggende metropolitane delle sfide a punti chiedo come sia essere in due ragazze da sole. “Ci sono tanti ragazzi che vengono a trovarci, ma sono cordiali, mai sgarbati. Sotto al palco è normale socializzare, qui è come se ci sentissimo tutti un po’ più liberi. Il positivo è l’atmosfera in generale. Poi noi dai ragazzi ci difendiamo bene, basta non dare loro corda.” Un’isola felice ma anche con qualche disagio: “Abbiamo noleggiato la nostra tenda qui – proseguono le ragazze di fronte ad un palco che suona musica classica – ma è troppo piccola per due e siamo costrette a dormire rannicchiate. Abbiamo scelto di accamparci in una zona un po’ più isolata per non sentire la musica tutta la notte ma non c’è stato nulla da fare: la musica si sente ovunque e noi dormiamo con i tappi”.
Young, wild and free, come si dice, ma quest’anno è niente rispetto al wild dell’anno scorso. “Ha piovuto tutta la settimana, dovevamo girare con la giacca e c’era fango, puzzolente fango ovunque. Quello che ricordo dell’anno scorso è la puzza”. Lo racconta Giorgio Origo, universitario di 23 anni di Alessandria. Sono arrivati in 5 amici in macchina da Pavia. “Un viaggio incredibile, abbiamo fatto delle tappe, abbiamo visitato Lubiana, bellissimo. Quest’anno il caldo ci sta uccidendo ma l’anno scorso era peggio. Almeno qui non ci sono zanzare e per andare avanti beviamo l’acqua ghiacciata dei bagni, non so se sia potabile ma noi la beviamo lo stesso”. E non sono gli unici. Di fronte ai rubinetti dei bagni c’è la fila di ragazzi con bottiglie di plastica vuote. “Abbiamo scelto Budapest perché è facilmente raggiungibile, poi la line-up dei concerti si apre ad ogni genere di musica. Con il biglietto ci hanno dato anche il City Pass, così visiteremo anche terme e musei in centro città. Siamo in tantissimi italiani e questo fa pensare: l’Italia avrebbe tanto da dare ma non si riesce ad organizzare, manca la risposta alla nostra richiesta di libertà”. Al suo fianco l’amico Marco Terruzzin, di 21 anni, sottoscrive il tutto. Francesca Loguercio di 23 è di Milano e ribadisce che “qui serve sapersi adattare, ma se ce la fai è un posto meraviglioso”. Il loro voto allo Sziget è 9, “non 10 perché l’anno scorso c’erano concerti e nomi più interessanti”.
Eppure c’è chi viene fino a qui solo per vedere un concerto. È il caso di Luca Nadarini, impiegato trentaquattrenne e Filippo Franco, 26 anni, entrambi di Treviso. “Siamo venuti per vedere i Kasabian – spiegano – Poi con l’occasione vediamo anche Avicii”. I Kasabian infatti iniziano il loro concerto alle 19.30, seguiti, alle 21.30 dal dj Avicii. I tempi vengono rispettati al secondo e qualche artista inizia pure in anticipo. “Rimarremo due notti a Budapest e questa notte la passiamo qui. Non abbiamo una tenda, dormiremo dove capita. Siamo appena arrivati ma il tutto ci sembra molto bene organizzato, è affascinante, è un’isola felice con ragazzi da tutte le nazioni. E se li guardi in viso tutti sorridono”.
Anche per Mattia Craighero, 29 anni, barista di Monza e Laura Galimberti, baby sitter di 27 anni, è la prima volta. “Il viaggio l’abbiamo fatto in aereo. Restiamo solo oggi anche se ci fermiamo 5 giorni a Budapest. La verità? Non ho mai visto niente di simile. Entrare costa poco (60 euro al giorno, prezzo che scende in proporzione se si sceglie di rimanere l’intera settimana), la birra costa poco, tutto costa poco. Il mio voto per ora è un dieci pieno. Ne parlavamo proprio prima: qui è da venirci con amici e restare tutta la durata del festival. Noi in Italia non siamo ancora pronti per un evento del genere e anche se lo fossimo dovrebbero vietarlo ai minori di 21 anni”.
Si riapre la pagina dello sballo a tutti i costi, degli episodi di minori e tragedie in discoteca. “In Italia si sballano. È successo anche a me una volta – racconta Mattia – ero proprio ad un festival ma pagare il biglietto e ubriacarmi mi ha fatto perdere tutto, il giorno dopo non ricordavo più nulla”. Prima di entrare allo Sziget una corposa security controlla ogni zaino e borsa: l’alcol è permesso, le bottiglie di vetro no. “Cioè capisci? Qui puoi persino portarti l’alcol da casa e non vedi nessuno di ubriaco o sfatto. Da noi è tutto vietato, ci sono dei super controlli, ma ai festival sono quasi tutti “rotti””.
Si avvicina un italiano, ad occhio e croce avrà 40 anni, ci sente parlare e chiede: “Scusate, sapete dove si trova roba?”. “Roba intendi droga?”. “E cosa sennò?”. “No guarda, stai chiedendo proprio alle persone sbagliate”. A rispondergli è Leonardo Ostuni, pugliese di 23 anni, chitarrista dei Mustache Prawn, uno dei 12 gruppi italiani pronti ad esibirsi. Siamo nel Puglia Village, l’area più italiana del festival, dove è strano sentir parlare lingue diverse dall’italiano. Leonardo, assieme a Ronny Gigante al basso e a Giancarlo Latartara alla batteria, sta per salire su uno dei tanti palchi per il sound-check. “Cantiamo in inglese, facciamo indie rock e per noi è molto importante esibirci qui, è una grande occasione per far conoscere la nostra musica. Siamo stati selezionati grazie a Puglia Sounds e ora siamo molto emozionati, è un posto incredibile. Il nostro voto allo Sziget è 10”.
Sesso, droga forse e rock’n’roll. Ma per qualcuno un festival musicale del genere è anche sinonimo di amicizia, sia per chi le amicizie se le porta da casa che per chi le trova qui.
Se l’è portata da casa Corrado Groth, ventottenne di Roma, che è qui con l’amico e coetaneo Giorgio Piccardo. “È il secondo anno che scegliamo di partecipare, restiamo cinque giorni con la nostra tenda. Ci piace tantissimo, è un luogo enorme e c’è molta offerta. In genere ci svegliamo all’una, andiamo a fare il bagno, facciamo una passeggiata, la doccia e poi via ai concerti. Se non hai voglia di metterti tra la calca poi un’alternativa la trovi. Cuccare qui è di una facilità immensa ma a noi non interessa. Ci ha colpito molto la pulizia che c’è sotto al palco la mattina dopo. Ci sono tantissimi volontari che puliscono, non si vedono bicchieri di plastica rotti e rifiuti come ci si aspetterebbe. L’attrazione principale ovviamente sono i concerti ma le sorprese più belle ce le hai quando non hai aspettative. Capita quindi che vai a vedere il concerto di un artista sconosciuto e scopri che ti piace molto. Credo ci siano tanti italiani perché è un evento molto ben pubblicizzato in Italia, ci sono persino dei bus organizzati che partono dalle diverse città”.
L’amore lo stava per trovare qui Federica Trovato, diciannovenne di Bari. Un colpo di fulmine platonico durante il concerto di Florence and the Machines, durato il tempo di un concerto. “Per me la musica è fondamentale, è una cosa perfetta e misteriosa – racconta Federica – e in 19 anni non sono mai riuscita a trovare un ragazzo con i miei stessi gusti musicali, e questo ha sempre un po’ scoraggiato i miei sogni da inguaribile romantica di viaggi-concerto con un ipotetico fidanzato che condividesse il mio amore per la musica. Invece durante il concerto è successa una cosa bellissima, che però è durata esattamente il tempo del concerto in sé, visto che quel ragazzo non l’ho mai più visto, né tanto meno so come si chiami. So solo che è olandese.
Quando Florence ha iniziato a suonare tutt’attorno a me riuscivo solo a vedere ragazze, il che non mi sorprendeva troppo. Eppure, dopo un paio di canzoni, mi sono accorta che alla mia sinistra era comparso anche un ragazzo. Non ho idea di come abbia fatto a sbucare così dal nulla con tutta quella gente ammassata. Era alto, biondino, capelli giusto sotto le orecchie. Ma soprattutto sapeva tutte, ma dico tutte, le canzoni a memoria, esattamente come me. Mentre cantavamo entrambi a squarciagola ci lanciavamo occhiate sorridendo. Ci siamo ritrovati l’uno accanto all’altra e abbiamo ballato e saltato a ritmo di musica. Probabilmente sarà stata l’euforia del momento, la magia del concerto, ma io per quelle quasi due ore ho davvero creduto di avere accanto il ragazzo che avevo sempre sognato. Alla fine del concerto siamo riusciti a parlare per poco, poi l’ho perso tra la folla. È stato tutto così veloce ed intenso che neanche mi sono lasciata prendere troppo dallo sconforto. Quella allo Sziget è stata un’esperienza così assurda che trovare il possibile amore di una vita e perderlo un secondo dopo sembra la più insignificante delle cose”.
Mentre Federica perde un amore, intanto i punti di Cipe iniziano a salire. Lo Sziget è finito quando mi arriva un’email proprio dal vicentino con i capelli ricci: “Mi sono riconfermato campione chiudendo a 33 punti. Te l’ho detto che il weekend è la parte chiave”.