Imparare l’italiano in modo gradevole e social è ora possibile. L’antologia Le vie dorate. Un’altra letteratura italiana: da san Francesco a Igiaba Scego, pubblicata nel 2021 da Loescher Editore, rappresenta un manuale innovativo, interattivo e in linea con i cambiamenti della società, ideale per chi voglia apprendere la lingua di Dante secondo le modalità delle nuove tecnologie digitali. Il testo, destinato agli studenti e alle studentesse internazionali di livello linguistico B2-C2, offre un originale percorso storico-critico all’interno della storia della letteratura italiana dalle origini sino ai nostri giorni, proponendo alcuni fra i testi più significativi di autori e autrici – con un lodevole contributo culturale alla parità di genere – raggruppati in sette percorsi tematici su questioni di attualità che veicolano, attraverso esercizi volti a rafforzare le competenze linguistiche e argomentative, l’approfondimento delle strutture grammaticali e morfosintattiche della nostra lingua. Non mancano le suggestioni multidisciplinari con consigli e proposte musicali e cinematografiche.
Il curatore dell’antologia, Johnny L. Bertolio – intervistato per La Voce di New York – è un brillante linguista che, dopo essersi diplomato alla Scuola Normale Superiore di Pisa, ha conseguito il PhD all’università di Toronto, dove ha maturato una variegata esperienza nella didattica dell’italiano per studenti non madrelingua. Attualmente collabora come autore, redattore e formatore con la casa editrice Loescher ed è impegnato nella promozione della diversity nella scuola.
Quale taglio critico è stato scelto e quali logiche hanno guidato il percorso storico attraverso la letteratura italiana?
“Siamo diventati/e allergici/he agli –ismi del passato e molto meglio disposti/e (finalmente!) ai concetti di diversity e decolonialità. Nella scelta dei brani abbiamo cercato di rispondere alle aspettative consuete (gli autori del “canone”), con innesti innovativi: mi riferisco in particolare ai nomi di alcune scrittrici, spesso relegate in un generico capitolo di “scrittura femminile” oppure citate in quanto “compagne del signor X” e qui invece trattate individualmente. Viviamo in una società in continua trasformazione, colorata, aperta e non si capisce perché i manuali di letteratura non debbano presentarci l’opera di chi, ben prima del Duemila, aveva intuito i segnali di un mondo diverso”.
Qual è il significato che si cela dietro il titolo, la citazione leopardiana Le vie dorate?
“Il paesaggio a cui si riferiva Leopardi (forse Recanati, forse Pisa) è un luogo pieno di luce, secondo una visione tipica del Bel Paese, e che suggerisce un percorso di qualità, una scelta variegata e, insieme, ben ponderata”.
Dal punto di vista strettamente linguistico, quale approccio e quali metodologie sono stati adottati ai fini di un efficace e nel contempo piacevole apprendimento della lingua italiana?
“Sarebbe irrealistico, persino nel caso di un/una madrelingua, pensare che chi studia abbia già nel proprio retroterra linguistico e culturale il vocabolario e le griglie concettuali, poniamo, di Dante. Per questo abbiamo curato con particolare impegno la didattica preliminare alla lettura dei testi; come dire, prima ti do gli strumenti per affrontare il testo, li verifichiamo insieme con brevi esercizi di lessico e, solo dopo averti allenato in questa piscina, ti faccio nuotare nel mare”.
Quali sono gli elementi di interattività che coinvolgono il lettore, permettendogli di rafforzare le proprie competenze linguistiche e la capacità di analisi critica della realtà storica e di quella attuale?
“Abbiamo cercato di adeguare la presentazione delle figure e dei brani al linguaggio che più ci è oggi familiare, quello dei social networks: le biografie sono tutte per immagini, con una didascalia esplicativa; c’è poi una scheda Il meme con una foto e citazione a effetto; infine Il troll, contro certe etichette critiche superate”.
Oltre a un percorso diacronico, il manuale adotta un taglio trasversale, approfondendo alcuni nuclei tematici. Sulla base di quali criteri sono stati selezionati?
“Questa scelta consentirà sia a docenti sia a studenti di mettere da parte le scansioni cronologiche per affrontare invece questioni attuali e scottanti; anche gli autori canonici come Petrarca sono affrontati in maniera “scomoda”, a tratti provocatoria: in questo modo lo sforzo di contestualizzazione storica sarà assecondato da un senso giusto di distanza culturale tra noi e il poeta, tra noi e l’Altro. Ogni percorso (ad esempio quello dedicato alle migrazioni) è poi accompagnato da un podcast che guiderà lo/a studente attraverso i relativi brani”.
Il sottotitolo dell’antologia, Un’altra letteratura italiana: da san Francesco a Igiaba Scego, suona come una dichiarazione d’intenti. Una delle novità è rappresentata infatti dallo spazio paritario affidato alle autrici. Pensa che sinora la letteratura italiana sia stata di stampo maschilista?
“Non so se si possa parlare di impostazione esplicitamente maschilista, ma certo gli autori e gli intellettuali, anche progressisti, che hanno più o meno direttamente costruito il canone scolastico non erano donne. Le vie dorate danno pieno risalto alle voci femminili non per dovere ma per la qualità letteraria delle loro opere. Un esempio: nel Cinquecento, una casalinga veneziana, Moderata Fonte, parlava già come una femminista del Novecento, con una forza argomentativa lucidissima e uno stile originale. Vogliamo ascoltarla e capire perché, nella Venezia del tempo, le sue opere erano stampate e diffuse, mentre oggi per trovarne un’edizione bisogna andare in biblioteca o cercarne la traduzione inglese? È un paradosso che vale per molte autrici, ancora più sorprendente se si pensa che la letteratura italiana comprende scrittrici fin dalle sue origini e in ogni secolo”.
Il layout dell’antologia richiama quello dei social network. Ritiene che, nell’era digitale, l’apprendimento delle discipline non possa prescindere dagli stimoli delle tecnologie digitali?
“Rinunciare agli stimoli sani che ci vengono dai social significa perdere gran parte dei nostri “clienti”. La lezione frontale è morta e così gli strumenti di apprendimento tradizionali; il mondo editoriale oltre a quello accademico ha davanti a sé una grande sfida, che va colta se si vuole continuare a trasmettere conoscenza in maniera efficace. Questo non significa semplificare: pensi che le parti del libro che hanno richiesto più tempo e ricerca sono state proprio le biografie per immagini”.
Un altro elemento di novità, oltre alla multimedialità, è l’interdisciplinarietà. Crede che le nuove generazioni debbano uscire da una logica rigidamente disciplinare e aprirsi a un sapere universale e integrato?
“Nel mondo accademico anglosassone è normale seguire un corso di letteratura italiana e, nello stesso piano di studi, inserire un corso di educazione fisica, legge o letteratura cinese. Collegare tutto sarebbe arduo e forse inutile, ma mettere in relazione almeno le discipline affini credo sia fondamentale. Il cinema e la musica offrono poi importanti strumenti per la verifica delle competenze orali. Oltretutto, questi collegamenti favoriscono l’idea di un dialogo tra i saperi contro l’iperspecialismo in cui l’accademia italiana si è a lungo trincerata. Tenere la mente aperta è un’ottima palestra in vista del mondo del lavoro, qualunque esso sia, e della valorizzazione della diversity”.