Figlio di Ares (Marte per i Romani, dio della guerra), e di Afrodite (Venere per i Romani, dea della bellezza, dell’amore e della fertilità), Fobos rappresentava la divinità della paura. Il suo compito era quello di collaborare con il padre Ares nella battaglia, incutendo terrore agli avversari.
Sappiamo che Fobos era venerato a Sparta dove esisteva un tempietto (uno tra i tanti) in suo onore e dove gli spartiati, che rappresentavano la classe socialmente più elevata dei cittadini, lo veneravano prima di scendere in battaglia. Probabilmente si trattava di un rito apotropaico, volto a liberare i loro animi dal fantasma della paura.
Alessandro Magno, famoso re macedone, prima della battaglia di Gaugamela, all’alba del primo ottobre del 331 a.C, incitò i suoi soldati a pregare Fobos: lo schieramento nemico guidato da Dario III, re di Persia, era sceso in campo con 15 animali feroci ed esotici, qualcosa che i macedoni non avevano mai visto e da cui erano terrorizzati. Il condottiero decise quindi di offrire un sacrificio a Fobos perché desse ai suoi soldati il coraggio di affrontare le belve.
Esisteva una bellissima pianta consacrata a questa divinità, l’acero rosso, nella mitologia greca l’albero della paura, perché si riteneva che il colore rosso acceso delle sue foglie in autunno (che ricorda vagamente il colore del sangue) fosse in grado di risvegliare la divinità dal suo torpore.
Fobos, nella maggior parte dei miti, non è solo, ma è accompagnato dal fratello Deimos, che pure è divinità dello spavento. E i due non rimangono relegati nel mondo della mitologia: Jonathan Swift (1667-1745), nel suo celebre Gulliver’s Travels, pubblicato nel 1726, nell’episodio delle conquiste scientifiche degli astronomi di Laputa, un’isola volante, cita due satelliti di Marte, la cui esistenza era stata già ipotizzata da Keplero: Fobos e Deimos: “[…] Hanno pure scoperto due stelle minori, o satelliti, che girano intorno a Marte, dei quali il più vicino dista dal centro del pianeta principale esattamente tre volte il suo diametro, e il più lontano cinque. Il primo compie il suo giro in 10 ore, il secondo in 21 e mezzo, così che i quadrati dei loro tempi periodici sono quasi nella stessa proporzione con i cubi delle loro distanze dal centro di Marte, cosa che mostra chiaramente come siano governati da quella stessa legge di gravitazione che agisce sugli altri corpi celesti”.
La scoperta scientifica vera e propria dei due satelliti avvenne, invece, nel 1877. Si ritiene che i satelliti abbiano la stessa origine: o siano due grandi pezzi di un unico asteroide che si è frantumato passando vicino a Marte, o siano frammenti di un satellite più grosso andato in pezzi in seguito ad una catastrofica collisione avvenuta in tempi remoti con una cometa o con un asteroide.
Il termine “fobia” che oggi ne deriva, in inglese phobia, entra in moltissime parole del lessico medico, in particolare psichiatrico. La fobia è una paura assolutamente inspiegabile e incontrollabile di qualcosa che di per sé nella vita reale non rappresenta nessun pericolo. La persona fobica si rende conto dell’irrazionalità della sua fobia, ma non riesce a frenarla.
Conosciamo moltissimi personaggi famosi affetti da fobie, le più stravaganti. Pensiamo al celeberrimo autore de I promessi sposi, Alessandro Manzoni (1785-1873), che era affetto da agorafobia (da agorà, “piazza”, luogo di ritrovo della folla), ovvero la paura della folla; celebre l’episodio che colpì lo scrittore in occasione dello smarrimento della consorte: nel 1810 mentre a Parigi assisteva insieme alla prima moglie, Enrichetta Blondel, in mezzo a una folla rumoreggiante, ai festeggiamenti per il matrimonio di Napoleone con Maria Luisa d’Austria, fu colto da un attacco di vertigini. Quando camminava da solo c’era il rischio che lo cogliessero convulsioni, cui seguiva la perdita dei sensi.
Ma anche altri importanti personaggi del passato hanno sofferto di fobie: pensiamo al già citato Alessandro Magno che temeva fortemente i gatti, in quanto irrazionalmente era convinto che, dietro il loro aspetto sornione e bonario, si nascondesse un’indole selvaggia: era quindi affetto da ailurofobia (da ailouros, “gatto”) e, come lui, l’imperatore romano Augusto (63 a.C.-14 d.C.), il quale soffriva anche di scotofobia o paura del buio (da skotos, “tenebra”). Ailurofobia anche nel caso del generale francese Napoleone Bonaparte (1769-1821) e del presidente degli USA Dwight Eisenhower (1890-1969). Era, invece, affetto da tafofobia, o paura della sepoltura (da taphos, “sepoltura”), il presidente americano George Washington (1732-1799). Non voleva sentire parlare di armi, perché ne era letteralmente terrorizzato, il padre della psicanalisi Sigmund Freud (1856-1939).
E oggi? Abbiamo molti esempi di fobie nella quotidianità. Per citare alcuni nomi di personaggi noti a tutti: il campione di calcio inglese David Beckham soffre di ataxofobia, o paura del disordine (da ataxia, “disordine”); la nota attrice Uma Thurman non riesce assolutamente a vincere la claustrofobia (dal latino claustrum, “luogo chiuso”), il panico che deriva dai luoghi chiusi. Potremmo proseguire con centinaia di nomi antichi e moderni, ma chiudiamo invece con le parole del poeta latino del I secolo a. C., Gaio Valerio Catullo, che così descrive la componente irrazionale presente in se stesso: “Forse mi chiedi come io faccia, non lo so, ma sento che ciò accade, e ne sono tormentato….”
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