Il premier Matteo Renzi, ospite insieme alla consorte Agnese del presidente USA Barack Obama e della moglie Michelle, si è rivolto al suo ospite a Washington, alla White House, di fronte alle telecamere di tutto il mondo, non solo in inglese e in italiano, come sarebbe naturale, ma… in latino!
“Cum panis” è stata l’espressione che ha usato, inaspettata ma assolutamente efficace e carica di pathos, per indicare lo stretto legame che, negli ultimi tempi soprattutto, si è venuto a creare tra i due Paesi, Italia e USA.
Queste due piccole parole conducono a “compagno”, in italiano: la frase, infatti, in latino è composta nella prima parte dalla preposizione “cum” che indica, come il “with” in inglese, il “mit” in tedesco o il “syn” in greco antico, un’unione, una comunanza.
Ma in quale accezione deve essere inteso con esattezza questo termine?Come vera e propria condivisione, non solo del cibo, diceva Renzi nel suo speech: “bread, wine,food…“, ma anche “share”, cioè come “simpatia”, cioè quella vicinanza di una personalità con un’altra, di un carattere con un altro, quell’armonia di pensieri, di gusti che conduce al desiderio di mettere in comune, cioè appunto di condividere; è quel moto dell’animo che si instaura tra coloro che si capiscono, pur appartenendo, come in questo caso, a lingue, tradizioni, culture, completamente differenti.
Già i romani mantenevano netta la separazione tra i termini che entravano nella sfera dell’amicizia: “comes” era per loro il semplice compagno di viaggio, “sodalis” il compagno di svaghi e di divertimenti, “socius” l’alleato politico o militare e “amicus” colui con il quale si voleva, appunto, “condividere”.
Cicerone, nel suo celebre dialogo Laelius, noto anche con il titolo De amicitia, opera dell’ultimo periodo, scritta tra l’estate e l’autunno del 44 a.C. e dedicata all’amico fedele Tito Pomponio Attico, delinea tutte le sfumature dell’amicizia, unendo la visione delle scuole filosofiche greche epicurea e stoica.
Il dialogo contiene naturalmente l’elogio dell’amicizia con l’adozione dell’ideale ellenico astratto della “filantropia”, ovvero benevolenza, generosità verso l’uomo, che però viene calato nel contesto della realtà concreta romana, tanto da diventare legame interessato, fra persone aventi gli stessi ideali politici.
La concretezza romana, sappiamo, attenta alle esigenze dello spirito, ma ancora di più incline a non sottovalutare quelle della realtà nella quale viviamo quotidianamente, ha riportato la filosofia “dal cielo in terra”. Il banchetto era per i Romani la “location” ideale e perfetta per discutere di politica.
Anche per il l mondo greco è impossibile parlare di “amicizia”, senza fare riferimento al “simposio” (dal greco “syn” e “pino”: “bevo insieme, in compagnia” ).Questo era un momento della vita sociale, in cui persone della stessa estrazione (questi sodalizi di soli uomini si chiamavano “eteria”) si riunivano in un momento di vita comune con lo scopo di scambiarsi opinioni su vari argomenti, soprattutto di politica accompagnati dal vino.
“Compagno è un nome bello e antico che non dobbiamo lasciare in disuso; deriva dal latino “cum panis”, che accomuna coloro che mangiano lo stesso pane. Coloro che lo fanno condividono anche l’esistenza con tutto quello che comporta: gioia ,ma anche delusioni”, Mario Rigoni Stern (1921 /2008 ).