Credo che ciò che diventiamo dipende da quello che i nostri padri ci insegnano in momenti strani, quando in realtà non stanno cercando di insegnarci. Noi siamo formati da questi piccoli frammenti di saggezza.- Umberto Eco
Le feste fanno parte del patrimonio culturale italiano e, se sono incorporate nell’insegnamento, possono essere un’ottima motivazione per gli studenti per imparare sia la lingua e sia la nostra cultura. Però, nelle scuole pubbliche insegnare le feste può essere anche un tema delicato e controverso.
In Italia la celebrazione del papà è connessa alla festa di San Giuseppe, eppure, nelle classi d’italiano questa festa è trascurata, non perché il papà negli USA è festeggiato la terza domenica di giugno, ma perché il festeggiamento ha connotazioni cattoliche e nelle scuole pubbliche americane le leggi federali proibiscono l’insegnamento di feste religiose, quindi, molti insegnanti le evitano. Però, se le feste sono incorporate nelle lezioni come cultura italiana, spiegandone le tradizioni culturali e non quelle religiose, le festività si possono benissimo insegnare a tutti i livelli.
La festa del papà è festeggiata in tutto il mondo, anche se nei paesi anglosassoni ricorre la terza domenica di giugno, e non ha nessuna connotazione religiosa. In Italia, invece, la ricorrenza del papà viene festeggiata il 19 marzo, contemporaneamente alla festa di San Giuseppe, che è legata a tradizioni antichissime pagane. Secondo la storia, nel mese di marzo i contadini svolgevano dei riti di purificazione agraria, accendendo spettacolari falò per bruciare i residui del raccolto dell’anno precedente; i falò, sono un simbolo di purificazione, e rappresentavano il passaggio stagionale, cioè, la fine dell’inverno e l’inizio della primavera, quindi si bruciava il “vecchio” per augurare un futuro roseo. Questi riti erano seguiti in occasione della vigilia dell’ equinozio (dal latino æquinoctium) della primavera, ed erano diretti alla propiziazione della fertilità e connessi alla rigenerazione della natura, quindi, i riti erano basati sulla purificazione della terra affinché essa diventasse madre più feconda e generosa di raccolti. Culti diffusi ancora oggi in molte regioni d’Italia.
Negli USA la festa del papà fu celebrata per la prima volta a Spokane, in Washington, quando nel 1908 la signora Sonora Smart Dodd, ispirata da un discorso fatto in chiesa in occasione della festa della mamma, ebbe l’idea di organizzare una festa per onorare il suo papà. La signora Sonora aveva perso la mamma quando era piccola, e fu cresciuta dal padre Henry Jackson Smart, il quale, facendole anche da madre, le aveva dimostrato coraggio, altruismo e soprattutto amore e dolcezza. Perciò, per fare conoscere agli altri le qualità del padre organizzò una festa il giorno della nascita del padre, il 19 giugno. In seguito, la prima festa per tutti i papà fu celebrata proprio il 19 giugno 1910 a Spokane. Il successo della festa fu tale che nel 1924 il Presidente Calvin Coolidge (1923-1929) proclamò la terza domenica di giugno giorno ufficiale del papà. Per gli americani il simbolo della festa sono le rose, rosse se il genitore è ancora in vita, bianche, in caso contrario.
Sebbene la festa del papà moderna sia merito della Signora Sonora Smart Dodd, ci sono anche leggende che raccontano che la festa del papà ha origini molto antiche che risalgono ai tempi dei babilonesi. Secondo una leggenda, circa 4.000 anni fa, un giovane ragazzo dal nome Elmesu , avrebbe scritto al padre su una piastra di argilla, un messaggio di augurio, di buona salute, e lunga vita.
In Italia inizialmente la Festa del Papà fu dichiarata festa nazionale, in seguito fu abrogata, ma è rimasta comunque una celebrazione per le famiglie, e soprattutto un’occasione per tutti i bambini per festeggiare i loro papà. Anche se la ricorrenza ha una connotazione religiosa, sembra che solo dal 1968 la festività del papà fu fatta coincidere con il giorno dell'onomastico del Santo, voluta dalla Buton per promuovere la vendita del proprio brandy "Vecchia Romagna".
A parte l'essere un patrimonio culturale ricco di storia, le feste sono anche un giro di affari enorme sia in Italia e sia in America. Negli USA le zeppole e le sfincie, insieme al pane, sono un grande giro d’affari. La nostra identità d’italiani si riconosce molto nella cultura alimentare che ci contraddistingue dagli altri, e alla festa di San Giuseppe sono legati un grande varietà di ricette tradizionali squisite e apprezzate in tutto il mondo. Un elemento importante di questa festa è il pane, spesso deposto sugli altari insieme con altro cibo. Si può insegnare molto agli studenti d’italiano con l’uso delle ricette che nelle varie regioni italiane dedicano alla festa di San Giuseppe. In Sicilia e nel Salento sono diffuse le “Tavole di San Giuseppe” su cui emerge un’immagine del santo circondata da tredici pietanze a base di legumi, pesce, pasta con la mollica, verdure, uova, dolci, frutta, vino e pane. Tuttavia, le due principali tradizioni, che caratterizzano la festa del 19 Marzo in tutta Italia, sono i falò e le "zeppole" che pur variando nella ricetta da regione a regione sono il piatto tipico di questa festa.
I falò e le tavole imbandite si ritrovano anche nel Salento, dove la festa è celebrata all’insegna degli elementi fondamentali del pellegrinaggio e dell’ospitalità. A Roma e a Firenze come tradizione di questa festa si preparano le “frittelle”, mentre le “zeppole” a Napoli e in Puglia, e le “sfincie” a Palermo.
Filomena Fuduli Sorrentino, insegna alla South Middle School, ECSD, Newburgh, NY. Nata e cresciuta in Italia, calabrese, vive a New York dal 1983. Diplomata alla scuola Magistrale in Italia, dopo aver studiato alla SUNY, si è laureata alla NYU- Steinhardt School of Culture, Education, and Human Development, con un BS e MA in Teaching Foreign Languages & Cultures. Dal 2003 insegna lingua e cultura italiana nelle scuole pubbliche a tempo pieno e nelle università come Adjunct Professor. È abilitata dallo Stato di New York all’insegnamento nelle scuole pubbliche delle lingue italiana 1-6 & 7-12, ESL K-12 e spagnola 1-6 & 7-12.