Le hanno conosciute le sorelle Savina e Maria Rosa Pilliu in tempi e modalità diversi a Palermo. Ma non appena PIF ha chiesto una mano a Marco Lillo, il giornalista d’inchiesta del Fatto Quotidiano, i due si sono subito trovati in sintonia sul da farsi: raccontare la loro storia incredibile con la scrupolosa professionalità del cronista esperto, insieme al talento e cuore grande del Cuntastorie – Storyteller. Il racconto di questa storia sulla lotta per i diritti di proprietà – e non solo – delle sorelle Pilliu, che non si sono mai arrese, risulta in un libro che agisce come una chiamata chiara “alle armi” per noi tutti contro l’arrogante di turno in un riconoscente grido di responsabilità civile.

Davanti al Parco della Favorita di Palermo, due sorelle con proprietà di famiglia in Piazza Leoni, subiscono l’encroachment (l’appropriazione indebita) della costruzione del proprietario dei lotti accanto. Un permesso di costruzione viene rilasciato a quest’ultimo perché la domanda era stata falsificata, incorporando le proprietà delle sorelle senza il loro consenso né conoscenza. Le distanze e i confini della proprietà non vanno rispettati anche perché il costruttore che dovrebbe farlo rappresenta il falso sia in banca sia all’ufficio tecnico; i permessi e le licenze a costruire sono sfasati perché basati su dichiarazioni fasulle, ovvero che i lotti di terreno del fondo assemblato per la costruzione di un palazzo a tre scale risultavano del tutto del costruttore, poi condannato per mafia, invece che di proprietà delle sorelle Pilliu.
Così le sorelle finiscono nelle braccia di una piovra grossa, a due teste e lunga… alcuni decenni; tra la mafia che le perseguita e lo Stato che non le riconosce vittime. Una volta vinta la causa civile contro il costruttore delinquente, non possono riscuotere i danni economici vinti perché lo Stato ha sequestrato tutto il patrimonio del mafioso, debitore delle sorelle in sede civile. Ma essendo in possesso di queste somme un “tentacolo” dello Stato non sa cosa fa l’altro. Perché con uno non dà alle sorelle i fondi assegnati dalla sentenza del tribunale. Ma con l’altro, pretende da loro le tasse sulla plusvalenza dei soldi assegnati mai riscossi.

PIF ha partecipato al programma tivù, Le Iene, e ideato i suoi programmi d’autore, il Testimone e Caro Marziano. Dopo una gavetta di tutto rispetto nel mondo cinematografico (Un tè con Mussolini di Zeffirelli; I cento passi di Marco Tullio Giordana; e autore televisivo di Mediaset), ha scritto e diretto due film d’autore, La mafia uccide solo d’estate, che recentemente ha trasformato anche in serie tivù, e In guerra per amore.
Marco Lillo è Vicedirettore responsabile libri di Paper first (casa editrice del Fatto Quotidiano) e giornalista d’inchiesta dello stesso giornale. In più di vent’anni di professione, ha scritto diversi libri, alcune centinaia di articoli per diverse testate, fatto un documentario d’eccezione, Sotto scacco e, nel 2009, ha fondato insieme a Travaglio, Antonio Padellaro e Peter Gomez, Il Fatto Quotidiano, il caso cartaceo di successo più eclatante dell’editoria italiana degli ultimi quarant’anni.
I proventi delle vendite di questo libro, Io posso, che spettano agli autori Pif e Marco Lillo, sono devoluti alla causa delle sorelle Pilliu e alla loro battaglia delle casette. Cosa possiamo noi? Noi possiamo comprare il libro. E regalare una copia a chiunque crede che la giustizia, come il football americano, sia uno sport di contatto.
Io posso, due donne sole contro la mafia
Autori: Marco Lillo e PIF