President: Giampaolo Pioli    |    Editor in Chief: Stefano Vaccara
English Editor: Grace Russo Bullaro 

  • Login
VNY La Voce di New York

The First Italian English Digital Daily Newspaper in the US

  • Home
  • New York
  • Onu
  • News
  • People
  • Arts
  • Lingua Italiana
  • Lifestyles
  • Food & Wine
  • Travel
  • Sport
  • English Edition
No Result
View All Result
VNY
  • Home
  • New York
  • Onu
  • News
  • People
  • Arts
  • Lingua Italiana
  • Lifestyles
  • Food & Wine
  • Travel
  • Sport
  • English Edition
No Result
View All Result
VNY La Voce di New York
No Result
View All Result
in
Libri
March 22, 2021
in
Libri
March 22, 2021
0

Keith Gessen l’intellettuale che protesta raccontando la Russia da New York

Da Brooklyn corregge le bozze degli articoli della rivista N+1 e con la scrittura combatte battaglie sociali: i suoi sono romanzi amari, ma allo stesso tempo leggeri

Michele CrescenzobyMichele Crescenzo
Keith Gessen l’intellettuale che protesta raccontando la Russia da New York

Keith Gessen e il ritratto di Pia Taccone

Time: 6 mins read

New York City, oggi. È giorno, pomeriggio, la luce del sole viene da occidente, ed è forte. I raggi colorano di amaranto il Manhattan Bridge, gli alti edifici di mattoni rossi e le strade acciottolate di DUMBO. Tingono tutta Brooklyn di colori violacei e bluastri e sembrano frantumarsi in polvere dorata tra le acque nere e agitate dell’East River. Keith Gessen – capelli arruffati e occhi malinconici – cammina velocemente in Clinton Hill verso la sede di n+1, si volta ad oriente per ripararsi gli occhi. Si ferma e pensa che oltre quella luce, oltre le acque fredde dell’oceano, oltre l’Europa si trova la Russa, la sua Russia. “La mia famiglia è arrivata dall’Unione Sovietica quando avevo sei anni” – racconta l’autore su Literary Hub – “quindi ero davvero molto piccolo. Non ho molti ricordi di Mosca, a parte il fatto che mio padre mi accompagnava a scuola su una slitta”.

Keith Gessen ha scritto due romanzi, ha tradotto articoli, libri e saggi dal russo (tra gli altri Voices from Chernobyl del premio nobel Svetlana Alexievich) e, come giornalista, ha scritto della Russia (e non solo) per The New Yorker, The London Review of Books, The Atlantic e New York Review of Books. È attualmente assistente alla cattedra di giornalismo presso la Columbia University Graduate School of Journalism ed è co-fondatore e co-editore della rivista letteraria americana n+1, che si propone l’obiettivo di rivitalizzare il dibattito intellettuale americano pubblicando critica sociale, analisi politiche, saggi, arte, poesia, recensioni di libri e racconti brevi.

Keith Gessen (YouTube)

Francesco Pacifico su minimaetmoralia lo ha definito “ uno scrittore impegnato, cioè colui che riflette sulla società, accetta il ruolo di intellettuale, riflette sul presente e immagina il futuro”. Keith Gessen è un intellettuale che sa scendere in piazza a protestare se è necessario: lunedì 28 novembre 2011 è stato arrestato dalla polizia di New York mentre manifestava per Occupy Wall Street. Ne ha scritto sul New Yorker dove ha fatto il resoconto delle sue trentadue ore di prigionia tra ambienti sovrappopolati, bagni da pulire e solidarietà tra carcerati. Ha inoltre co-editato il libro “OCCUPY!” che raccoglie testimonianze e articoli sugli scontri e la protesta.

Nel 2009 viene pubblicato il suo primo romanzo All the Sad Young Literary Men (Tutti gli intellettuali giovani e tristi, Traduzione di Martina Testa, Einaudi, 2009)

Il titolo è un omaggio ad una vecchia raccolta racconti di Francis Scott Fitzgerald All the Sad Young Men (“Tutti i giovani tristi”) e racconta il mondo intellettuale newyorkese durante gli anni dell’era Bush attraverso la storia di tre giovani Mark, Sam, Keith mentre fanno lavori precari, bevono birra, si innamorano, leggono molto (prevalentemente russi), parlano di politica, di riscaldamento globale, della questione palestinese e delle guerre americane per diffondere la democrazia.

Ma soprattutto – ed è una delle caratteristiche più apprezzate di Gessen – è un romanzo molto autoironico, e lo si capisce già dall’incipit: A New York, loro risparmiavano. Risparmiavano sul succo d’arancia, sul pane in cassetta, sul caffè. Sui film, le riviste, l’ingresso ai musei (il venerdì sera). Sui biglietti del treno, della metro, sull’appartamento fuori mano nel Queens. Era una sorta di principio, a cui non si derogava.

Tra le pagine del New York Review of Books, la scrittrice e critica Joyce Carol Oates lo ha definito “divertente e toccante”, aggiungendo “in questo romanzo d’esordio c’è molto di affascinante e accattivante”. Il New York Times Book Review, Andrew O’Hagan ha scritto: “Lo stile di Gessen è bonario, ma abbastanza articolato da creare personaggi con un incredibile dolcezza mentre viaggiano nel carnevale del loro stesso egoismo”.

Dopo dieci anni di ricerca e scrittura, Keith Gessen pubblica il suo secondo romanzo A Terrible Country (Un paese terribile. Traduzione di Katia Bagnoli. 2019, Einaudi editore) un ritratto divertente e approfondito della Russia del 2009 attraverso lo sguardo in prima persona di Andrei Kaplan, uno studioso universitario che torna a Mosca per occuparsi della nonna ottantenne che ha una demenza senile e non fa altro che ripetergli di andarsene via da «questo paese terribile». Il rapporto con la nonna rappresenta non solo un contrasto generazionale e ideologico ma genera anche una serie di divertenti episodi tra il comico e il grottesco (Dobbiamo bere il vino per festeggiare il tuo arrivo? – chiese la nonna. – Però non riesco ad aprire la bottiglia. Erano le sette del mattino.)

In un’intervista a New Yorker, l’autore ha dichiarato: “volevo raccontare Mosca con occhi diversi rispetto alle notizie americane sul regime sanguinoso sovietico”; la Russia non assomiglia affatto a quello che si pensa, è un’entità molto più complicata e amorfa, fatta di tante correnti, anche antagoniste.

Quello che appare davvero straordinaria è la profonda conoscenza di Keith Gessen sulla Russia, in tutte le sue sfumature. Alla rivista Hazlitt, l’autore ha dichiarato: sono nato in Russia e ci sono stato molte volte, ma non credevo di essere in grado di scrivere un romanzo su questo posto, quello che sapevo della Russia non mi bastava perché non la conoscevo nel suo complesso e nella sua quotidianità. Per il tipo di scrittore di narrativa che sono, ho bisogno di conoscere un posto davvero bene. Non mi sento sicuro di inventare cose a meno che non conosca davvero tutte le possibilità di come potrebbero andare. Così – oltre i viaggi in Russia – ho trascorso un anno nella Biblioteca pubblica di New York dove ordinavo qualsiasi libro su quella terra. Ho avuto alti e bassi, ma alla fine sono felice del risultato del libro.

Uno degli aspetti più interessanti delle storie di Keith Gessen è la sua capacità di costruire personaggi con qualcosa di estremamente raro nella moderna narrativa americana: la vulnerabilità maschile. I suoi protagonisti maschili sono fragili e autoironici e non lo nascondono.

I suoi romanzi sono amari eppure allo stesso tempo leggeri. Riescono a raccontare le dinamiche complesse newyorkesi o di un paese in profonda trasformazione come la Russia rimanendo essenzialmente romanzi di intrattenimento. Keith Gessen ha dimostrato come i salotti letterari newyorkesi, la povertà degli intellettuali, il comunismo e il neoliberalismo russo – argomenti spesso usati nella periferia del dibattito politico e letterario – posso essere espressi in modo chiaro, perfino divertente.

Oltre la scrittura, la Russia e le battaglie sociali, Keith Gessen ha anche un’altra passione: il suo quartiere. A Brooklyn c’è la casa dove vive con la moglie Emily Gould, c’è la Columbia University dove insegna e gli uffici della n+1. In un articolo per il New York Magazine racconta come la storia di Brooklyn sia una storia di insulti portati dall’acqua. Sono le acque nere e minacciose dell’East River che rendono diversa Brooklyn da Manhattan. L’autore ricorda come al quinto piano del Brooklyn Museum, la collezione permanente inizi con una stanza piena di dipinti ad acqua che riconoscono in ogni tratto la loro incapacità di catturare l’acqua sulla tela. “Eppure, fuori, all’ingresso del museo, una serie di getti d’acqua si alza fino a 18 metri nell’aria.” – scrive l’autore – “Vibrano mentre lo fanno e durante la loro discesa precipitano come ghiaccioli mentre brillanti luci bianche giocano su di loro dal basso. L’acqua dice thoomp! mentre lascia il terreno in forma compatta e poi, al ritorno, come pioggia schiaffeggia-schiaffeggia-schiaffeggia. I bambini lo adorano. Mentre a Manhattan i banchieri contano i loro soldi, la gente di Brooklyn addomestica l’acqua e la fa ballare.”

 

Share on FacebookShare on Twitter
Michele Crescenzo

Michele Crescenzo

Michele Crescenzo legge e scrive, appena può. È nato a Napoli nel’77 dove si è laureato in Sociologia. Vive a Milano dal 2002, dove lavora in una multinazionale americana. La sua quotidianità è alternata da numeri e parole. Da lunghissime call conference internazionali alla stesura di articoli letterari. Scrive recensioni per Satisfiction. Gestisce “Ti ho Rivista” tabloid sul mondo delle riviste indipendenti italiane. Organizza eventi culturali alla libreria milanese Gogol&Company. Cura la column “Gotham's Writers” su La Voce di New York. Nel tempo libero scrive: Nel 2009 ha vinto il Premio Chatwin, concorso internazionale sul viaggio. Ha pubblicato racconti per antologie e riviste letterarie (‘tina, Pastrengo, Talking Milano, Lettura la newsletter del corriere della sera).

DELLO STESSO AUTORE

Vanessa Veselka ci racconta la sua New York

Vanessa Veselka ci racconta la sua New York

byMichele Crescenzo
Per Junot Díaz NY è una città in fiamme sospesa tra il cielo nero e il fiume

Per Junot Díaz NY è una città in fiamme sospesa tra il cielo nero e il fiume

byMichele Crescenzo

A PROPOSITO DI...

Tags: A Terrible CountryAll the Sad Young Literary MenKeith GessenlibriMoscaNew YorkRussiascrittori americani
Previous Post

Occasioni perdute di dare dosi ai paesi poveri. Un problema di brevetti

Next Post

“Allen v. Farrow”: Our Review of the Docu-series and the Sexual Abuse Allegations

Discussion about this post

DELLO STESSO AUTORE

Michael Cunningham: New York non è più una città per scrittori

Michael Cunningham: New York non è più una città per scrittori

byMichele Crescenzo
Francesca Marciano, sceneggiatrice romana giramondo che a NY ha capito di essere una scrittrice

Francesca Marciano, sceneggiatrice romana giramondo che a NY ha capito di essere una scrittrice

byMichele Crescenzo

Latest News

Salman Rushdie attaccato al respiratore: il ricordo dello scrittore a New York

Salman Rushdie attaccato al respiratore: il ricordo dello scrittore a New York

byAndrea Visconti
Chuck Schumer Fighting to Keep Hunts Point Market Alive and in New York

Chuck Schumer Fighting to Keep Hunts Point Market Alive and in New York

byAmanda James

New York

Salman Rushdie attaccato al respiratore: il ricordo dello scrittore a New York

Salman Rushdie attaccato al respiratore: il ricordo dello scrittore a New York

byAndrea Visconti
New York è “sotto attacco” delle mosche lanterne maculate

New York è “sotto attacco” delle mosche lanterne maculate

byRosa Coppola

Italiany

Torna in Sardegna il festival “MusaMadre”: richiamo della cultura e delle radici

Torna in Sardegna il festival “MusaMadre”: richiamo della cultura e delle radici

byManuela Caracciolo
“Senato&Cultura”: premiati gli imprenditori che rendono grande l’Italia nel mondo

“Senato&Cultura”: premiati gli imprenditori che rendono grande l’Italia nel mondo

byNicola Corradi
Next Post
Allen v. Farrow: il documentario HBO svela dettagli inediti, l’orco Woody allo scoperto?

"Allen v. Farrow": Our Review of the Docu-series and the Sexual Abuse Allegations

La Voce di New York

President: Giampaolo Pioli   |   Editor in Chief: Stefano Vaccara   |   English Editor: Grace Russo Bullaro

  • New York
    • Eventi
  • Onu
  • News
    • Primo Piano
    • Politica
    • Voto Estero
    • Economia
    • First Amendment
  • People
    • Expat
  • Arts
    • Arte e Design
    • Spettacolo
    • Musica
    • Libri
    • Lingua Italiana
  • Lifestyles
    • Fashion
    • Scienza e Salute
    • Sport
    • Religioni
  • Food & Wine
  • Travel
    • Italia
  • Mediterraneo
  • English
  • Search/Archive
  • About us
    • Editorial Staff
    • President
    • Administration
    • Advertising

VNY Media La Voce di New York © 2016 - 2022
Main Office: 230 Park Avenue, 21floor, New York, NY 10169 | Editorial Office/Redazione: UN Secretariat Building, International Press Corps S-301, New York, NY 10017

No Result
View All Result
  • Home
  • New York
  • Onu
  • News
    • Primo Piano
    • Politica
    • Economia
    • First Amendment
  • Arts
    • Arte e Design
    • Spettacolo
    • Musica
    • Libri
  • Lingua Italiana
  • Lifestyles
    • Fashion
    • Scienza e Salute
    • Sport
    • Religioni
  • Food & Wine
    • Cucina Italiana
  • Travel
    • Italia
  • English

© 2016/2022 VNY Media La Voce di New York

Welcome Back!

Login to your account below

Forgotten Password?

Retrieve your password

Please enter your username or email address to reset your password.

Log In