Il Washington Post e il New York Times hanno pubblicato vari estratti dal libro dell’ex consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton, in uscita il prossimo 23 Giugno . The Room Where It Happened, è un resoconto dell’esperienza di Bolton durante il suo anno e mezzo alla Casa Bianca in cui ha lavorato fianco a fianco con il Presidente degli Stati Uniti su tutte le questioni geopolitiche di rilievo. È un libro molto atteso dato che Bolton è più volte stato al centro del dibattito sull’impeachment di Donald Trump per la sua vicinanza ai fatti riguardanti l’Ucrainagate. I Democratici hanno riservato aspre critiche nei confronti di Bolton per essersi rifiutato di testimoniare alla Camera durante il corso delle indagini condotte dal comitato d’intelligence. Una volta che il voto sull’impeachment raggiunse il Senato, Bolton si rese disponibile a testimoniare ma fu troppo tardi: i Democratici non riuscirono a convincere abbastanza Repubblicani per ammettere nuovi testimoni.
Ora Bolton se ne esce con un libro che sa tanto di mossa mediatica dopo il suo rifiuto iniziale a testimoniare, ma che in realtà è una vera e propria bomba a orologeria nell’anno delle Presidenziali. Bolton infatti, potrebbe fare più male a Trump con questo libro incendiario a 5 mesi dalle elezioni che con delle testimonianze davanti al comitato d’intelligence. Quello che devono capire i Democratici è che qui non si tratta più di convincere qualche senatore Repubblicano a votare per l’impeachment, ma di innescare una vera e propria presa di coscienza generale nei confronti del popolo Americano che si appresta a votare questo Novembre. In questo modo ci si sbarazzerebbe di Trump in un modo trasparente e democratico.
Tra le tante accuse rivolte al Presidente degli Stati Uniti nel libro di Bolton, c’è quella di aver utilizzato la tecnica del “quid pro quo” con altri paesi oltre l’Ucraina, con lo scopo di assicurarsi la rielezione nel 2020. Ad esempio, dagli estratti del libro si legge di un meeting tra Trump e Xi Jinping in cui il Presidente USA chiese al Presidente Cinese di aumentare gli acquisti di prodotti agricoli Americani cosi da far contenta la sua base elettorale. In cambio, Trump avrebbe promesso di tacere le voci anti-cinesi provenienti dall’America. Per assicurarsi gli aiuti di Xi Jinping, Trump avrebbe anche destituito le gravi problematiche dei diritti umani in Cina con le seguenti parole: “Sto provando a concludere un affare, non voglio intromettermi su Hong Kong.” Inoltre, sempre secondo Bolton, Trump all’epoca se ne sarebbe completamente fregato dei campi di concentramento costruiti dal governo Cinese per i mussulmani Uyghur. Proprio oggi Trump ha firmato una legge che sanziona la Cina per il trattamento degli Uyghur. Alla luce di questo, verrebbe da pensare che la Cina non abbia aderito al quid pro quo offerto da Donald Trump, ma che lo abbia rispedito direttamente al mittente.
Bolton riporta anche come Trump abbia più volte appositamente sorvolato sulle delicate questioni Huawei e ZTE, viste da molti come pericolose per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Nel 2018, ad esempio, Trump annullò delle sanzioni che il Dipartimento del Commercio impose sul colosso di telecomunicazioni ZTE per aver violato i termini di un accordo sui suoi rapporti commerciali con Iran e Corea del Nord – vietati dagli Stati Uniti. Mentre nel 2019, Trump offrì di invertire il procedimento penale contro Huawei se questa mossa gli avrebbe garantito una leva nei negoziati sull’accordo commerciale con la Cina – punto cruciale per far contenti i contadini statunitensi.
Prove fondamentali che se fossero uscite lo scorso autunno avrebbero permesso ai Democratici di costruire un’accusa più forte e convincente durante la procedura d’impeachment. Non sapremo mai se queste dichiarazioni avrebbero potuto dirottare il voto di alcuni senatori Repubblicani ed essere decisive per la rimozione di Donald Trump dalla Casa Bianca. Ma quello che sappiamo è che possono far molto male al Presidente a pochi mesi dalle presidenziali. Il team di Trump ne è consapevole e infatti ieri l’amministrazione statunitense ha chiesto un ordine restrittivo di emergenza per bloccare la pubblicazione del libro con l’accusa di contenere informazioni riservate. Il governo chiede un’udienza il 19 Giugno, a 4 giorni dalla pubblicazione, ma intanto il tempo scorre e la bomba sta per esplodere. Tic Toc.