Chiedo scusa se sarò un poco “bastian contrario” rispetto al profluvio di elogi che si tributano e si tributeranno ancora su Andrea Camilleri. Come dicevano i latini? “Amicus Plato, sed magis amica veritas”. Ecco.
Camilleri è scrittore “leggero” e denso insieme. Quasi tutti i suoi cento e passa libri ben figurano in una biblioteca che si rispetti. E’ godibile autore di intrattenimento, che ha ben compreso la tecnica del “dialogo”, e sa come catturare il lettore. Non c’è nulla di male, anzi c’è tutto di bene, a esser “popolari”. E come perGeorges Simenon i libri migliori sono quelli che non hanno per protagonista il commissario Jules Maigret, per Camilleri bisogna cercare quelli che non raccontano del Salvo Montalbano.

A Camilleri, tuttavia, rimprovero una cialtronata mai emendata: l’aver sostenuto che: Il giorno della civetta di Leonardo Sciascia
“è uno di quei libri che non avrei voluto fossero mai stati scritti. Ho una mia personale teoria. Non si può fare di un mafioso un protagonista, perché diventa eroe e viene nobilitato dalla scrittura. Don Mariano Arena, il capomafia del Giorno della civetta, giganteggia. Quella sua classificazione degli uomini – omini, sott’omini, ominicchi, piglia ‘n culo e quaquaraquà – la condividiamo tutti. Quindi finisce con l’essere indirettamente una sorta di illustrazione positiva del mafioso e ci fa dimenticare che è il mandante di omicidi e fatti di sangue. Questi sono i pericoli che si corrono quando si scrive di mafia. La letteratura migliore per parlare di mafia sono i verbali dei poliziotti e le sentenzedei giudici“.
Camilleri di tutta evidenza non ha capito nulla di Sciascia: che proprio ne “Il giorno della civetta”, e con trent’anni di anticipo, indica la strada del diritto e della legge per contrastare e sconfiggere la mafia: seguire la pista del denaro. Quella “lezione” che segue Giovanni Falcone, che appunto ne fa tesoro, e opera di conseguenza: “follow the money”. Il denaro, è noto, non puzza; ma una scia la lascia, a volerla e saperla vedere.
Ecco: il Camilleri scrittore è fascinoso e intrigante, con quella sua straordinaria capacità affabulatoria. Del Camilleri politico si può discutere, ma il mondo è bello perché è vario; e ognuno è libero di poter esprimere le sue “extravaganze”. Del Camilleri “lettore” di Sciascia si può dire, senza timore di smentita che nulla aveva capito; e anche questo va ricordato.