Quando nell’Aprile del 2014 era stata annunciata la chiusura dello storico punto vendita Rizzoli al civico 31 su 57th Street, tra Fifth e Sixth Avenue, a Manhattan, una folta schiera di scrittori, intellettuali, lettori e cittadini, sia italiani che americani, si mobilitò contro la chiusura della Libreria Rizzoli, un punto di riferimento per la cultura italiana dal 1964.
L’edificio a sei piani della 57th, una splendida townhouse fatta costruire nel 1919 dalla Sohmer Piano Company, su disegno dell’architetto Randolph Almiroty, è stato abbattuto per far posto ad un grattacielo.
Poi finalmente la buona notizia: Rizzoli Bookstore ha trovato una nuova casa. Questa volta si è spostata al 1133 di Broadway, nella 26th Street, nel cuore del quartiere NoMad [nuovo acronimo utilizzato per definire l'area in cui si trova la libreria, da NOrth of MADison Square Park, ndr], a soli tre isolati a nord di Madison Square park e a un passo dal Flatiron Building, vicino ad un altro punto di riferimento italiano: il negozio Eataly.
La nuova Rizzoli, in tutto cinquecento metri quadrati, occupa, dallo scorso luglio, il piano terra dello storico St. James Building del 1896, progettato nel 1896 dal famoso architetto Bruce Price. Un edificio che è una straordinaria combinazione di pietra, mattoni, terracotta, ferro e rame in stile Beaux-Arts, con importanti motivi decorativi interni ed esterni.
La direzione dei lavori intenri è stata affidata ad una riconosciuta firma del design americano, Ike Kligerman Barkley Architects (IKBA), che si è fatta ispirare dalla grandiosità del palazzo e dalla modernità del quartiere, mentre Fornasetti Milano ha creato le esclusive tappezzerie. L’effetto è quello di uno spazio che ha mantenuto un legame con il passato, riportando nella nuova sede le librerie in legno di ciliegio e i grandi lampadari in ottone che arredavano lo storico negozio su 57th, ma che si proietta verso un nuovo futuro.
Marco Ausenda, Presidente & CEO di Rizzoli International Publications and Rizzoli Bookstore ha raccontato a La VOCE come si presenterà al pubblico la nuova libreria.
Come avete scelto il quartiere per questa nuova sede?
Abbiamo scelto NoMad per la sua centralità a Manhattan, per il rinnovamento sociale e urbano che vi si esprime e per l'energia che vi si concentra. Prima di firmare per questa location abbiamo esaminato più di 100 altre possibilità in città.
Rizzoli non vuole essere semplicemente una libreria ma un luogo di incontro, un centro culturale. Cosa state programmando a tal proposito?
“Molto social networking e poi presentazioni, mostre, eventi di ogni tipo, anche film e concerti, ad hoc abbiamo previsto che il salone terminale del bookstore possa accomodare fino a 100 posti a sedere”.
Qual è il pubblico per cui la libreria Rizzoli di New York è stata pensata?
“Agli amanti dei libri illustrati di ogni età e origine, newyorchesi o visitatori dal resto degli Stati Uniti e dal mondo. Moda, Interior Decoration, Architettura, Fotografia, Arte, Design, Food and Wine e naturalmente l'Italia in tutte le sue forme sono le categorie nelle quali offriremo una scelta di titoli fra le migliori possibili”.
Come sarà diversa dalla Rizzoli di una volta nella sua sede storica?
“Molto simile nello spirito e nel decor, sebbene con importanti rinnovamenti che lo proiettano appieno nel 21° secolo. La superficie totale, 500 metri quadrati circa, è la stessa ma distribuita su un solo livello invece che su tre piani”.
Aprire una nuova libreria oggi non è forse una sfida, oltre che un rischio, vista la concorrenza spietata di Amazon e della vendita on line?
“Le librerie sono certamente poste sotto pressione dalle evoluzioni del mercato, resisteranno però quelle che (come la nostra) sapranno offrire anche un grande valore aggiunto al piacere comunque persistente di "browse" fra splendidi libri fisici in uno spazio molto elegante e accogliente”.
Cosa si dovrebbe aspettare il pubblico da questo nuovo progetto?
“Ritrovare a New York City una delle più belle librerie del mondo”.
In che modo i titoli verranno scelti per Rizzoli USA?
“Saranno titoli appartenenti alle diverse categorie e pubblicati dai migliori editori di libri illustrati al mondo”.
Dati recenti indicano che gli americani leggono poco libri di autori tradotti. Eppure, sono proprio gli americani ad aver contribuito al successo di Elena Ferrante. Cosa ne pensa?
“Un miracolo non però così infrequente, si pensi, fra gli italiani, a Umberto Eco o Italo Calvino, e più di recente anche a Beppe Severgnini”.