Dopo Henry Miller, continuiamo il nostro percorso sulle riletture estive con Garden State, il libro scritto alla fine degli anni '80 da Rick Moody, che ha avuto una nascita travagliata, come racconta lo stesso Moody – che poi ha ottenuto un notevole successo letterario – nella sua bella e disarmante prefazione. A partorirlo, una depressione iniziata già al college, seguita da un master alla Columbia in cui "cominciai a bere sul serio", e quindi, ancora, "attacchi di panico, fobie, inspiegabili malesseri fisici. Tagli e graffi che non si rimarginavano. Altre difficoltà troppo imbarazzanti per essere qui discusse". Un ricovero in un ospedale psichiatrico.
Tutto questo si riflette nella storia, quella di un gruppo di giovani appartenenti alla "Generazione X" del sobborgo degradato di Havedon, New Jersey, la cui esistenza si consuma fra droga, musica e sesso generalmente scadente ("i maschi facevano di tutto pur di non scopare" è una delle sentenze indimenticabili del romanzo). Con loro Alice, che dà il titolo all'edizione italiana, smalto nero, collare canino al collo e calze a rete sotto una gonna di jeans strappata, leader dei Critical Ma$$, band sempre sul punto di sciogliersi. Sullo sfondo, famiglie spaccate, le paludi chimiche del Jersey, gli aneddoti tipici delle periferie, come quello dell'uomo che si diede fuoco ai bordi della Garden Route, dopo essersi inzuppato di benzina, causando il più grande ingorgo della storia dell'autostrada.
È un romanzo fatto per chi ha molto amato la cultura rock, questo di Rick Moody, pseudonimo di Hiram Frederick Moody III (New York, 1961), vincitore in Italia nel 2012 del premio Fernanda Pivano, definito dal critico di New Repubblic Dale Peck "il peggiore scrittore della sua generazione" (nella memorabile stroncatura di Black Veil, forse l'opera più famosa di Moody, Peck scrisse che, dopo averne letto pagine su pagine, "esse rimangono per me altrettanto prive di senso delle scritte in coreano che coprono il muro di un ristorante locale").
In verità questo romanzo, per molti versi acerbo, è riscattato dalla sincerità che trasuda da ogni pagina. Adolescenza disperata alla ricerca di una seconda chance attraverso la musica, abbiamo detto, e, sì, la musica potrebbe essere quella di Bruce Springsteen, un altro figlio del Jersey, e allora quella disperazione sarebbe un po' mitigata dal messaggio di speranza che il boss lancia nelle sue canzoni. Invece è il rock post punk dei Feelies, quello che oggi chiameremmo indie, a farla da padrone, e il punk ci conduce dritti alla casa del nichilismo, al no future dei Sex Pistols se non al no fun degli Stooges di Iggy Pop, che del punk sono stati gli antesignani.
New York rimane, per questi ragazzi, una sorta di terra promessa, un luogo più immaginario che reale. Lane, l'unico che ha vissuto nella Grande Mela, è tornato indietro a pezzi. Altri provano a raggiungerla, anche solo per una gita in macchina, ma si fermano a metà strada. Alla fine solo due ci arriveranno e, "con tutto quello che avevano davanti", alzeranno la testa.
Libro disperato, frammentario, crepuscolare, questo Cercasi batterista, chiamare Alice, ma vero. L'autore lo ha definito un libro "sulla giovinezza, iniziato quando io stesso ero giovane. Ora mi sembra l’opera di un fratello adolescente particolarmente problematico. Lo trovo difficile da leggere, credo di essere molto migliorato nel mio lavoro. Detto questo, è emotivamente nudo e a volte questo genere di romanzi è interessante e commovente".
Aggiungerei che è un libro per chi ha vissuto gli '80, quel tipo particolare di depressione un po' post-atomica che gravava come una cappa in quegli anni (occultata dalle luci sfavillanti della borsa e da tante nuove mode, che liquidarono definitivamente il decennio precedente), e da cui è scaturito anche il grunge. Un libro da infilare assieme ad altri nello scomparto della libreria dedicato allo spleen tardoadolescenziale, nella consapevolezza che poi bisogna guardare oltre. Lo ha fatto lo stesso Moody che dopo aver chiuso il romanzo ha lasciato Hoboken per approdare a Brooklyn, dove attualmente vive e lavora. Più vicino a Manhattan, ma sempre un po' periferico.
Rick Moody, Cercasi batterista, chiamare Alice, Minimum Fax, 2006 (trad. Adelaide Cioni)
Versione originale Usa: Garden State, Puschart Press, 1992.