Bisognerebbe dire di come i libri impattano sulla vita, bisognerebbe essere egocentrici e autoreferenziali nello scrivere delle scritture altrui. E così facendo, riportare l'esperienza della lettura alla sua dimensione più vera, quella di avventura solitaria (a cui semmai a volte ci si sottrae regalando un libro amato a una persona cara).
Io il mio incontro con Erri De Luca l'ho avuto oltre 20 anni fa. È stato un incontro notturno; il turno di notte lo fanno anche gli assistenti nelle comunità-alloggio, per parafrasare il titolo di una sua novella. Non riuscivo a dormire, avevo sempre un orecchio teso a cogliere i possibili rumori della casa, che ospitava persone con vari tormenti psichici. Nel mio girare in tondo insonne, nell'ufficio-camera da letto degli assistenti, trovai un libro lasciato lì da qualche collega. Lessi il racconto La città non rispose (è contenuto nella raccolta In alto a sinistra, del 1994). Scoprii in quel modo uno dei racconti italiani più belli che avessi mai letto. Un racconto di vita vissuta e al tempo stesso un racconto sulla letteratura, su come la letteratura si innesta nella vita. Un muratore napoletano (De Luca, ovviamente) va tutte le mattine in cantiere, portandosi dietro il Viaggio al termine della notte di Céline. Legge e lavora, nel cuore aperto della sua città, dalla quale era rimasto a lungo lontano. La sera si abbatte sulla sua donna con tutta la stanchezza dell'operaio, pesante "come un tronco". Alla fine il libro gli si disfa fra le mani, come la storia d'amore. Termina l'ultima pagina e scende dalla metro. Si aspetta di sentire nelle orecchie il fischio del rimorchiatore che risale la Senna, l'ultima immagine che Céline regala al lettore del suo epocale romanzo, l'opera definitiva sul XX secolo.
Lessi e rilessi quel racconto tutte le volte che mi capitò di fare il notturno in comunità. All'epoca avevo già letto Céline e quindi potevo apprezzarlo pienamente. Più avanti, Erri De Luca mi ha riservato anche delle delusioni. La sua scrittura a volte mi è sembrata kitsch, il suo Tre cavalli un fumettone, con tutti gli ingredienti per soddisfare un certo tipo di pubblico: l'ex-rivoluzionario, l'Argentina della dittatura, la guerra delle Falkland, la donna perduta che cerca un riscatto, l'immigrato "giusto" che fa fuori il pappone malvagio… Ma non ho mai dimenticato le notti in comunità in compagnia del suo La città non rispose (a cosa? Al fischio del rimorchiatore, ovviamente).
In questi giorni Erri De Luca ha fatto parlare di sé per due motivi. Innanzitutto per l'appello degli intellettuali francesi in suo favore pubblicato su Liberation e condiviso nei contenuti anche da François Hollande, che si è appellato alla libertà di espressione (dimenticando che ad un suo connazionale, il comico Dieudonné M’bala M’bal, il post su Facebook "Je suis Charlie Coulibaly" è costato gli arresti domiciliari). In secondo luogo per il malore che lo ha colpito mentre scalava una falesia a Gaeta, De Luca infatti è un provetto rocciatore.
Della vicenda giudiziaria in cui lo scrittore è coinvolto e che è all'origine dell'appello di Liberation bisogna dire qualcosa, soprattutto al lettore americano: essa riguarda alcune dichiarazioni pubbliche sulla necessità di sabotare la famosa TAV, ovvero la linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione, a cui si oppongono strenuamente gli abitanti della valle di Susa, interessata dal tracciato, e con loro gli "antagonisti" di mezza Italia. La TAV è un perfetto simbolo di tutto ciò che la sinistra "alternativa" considerava superato già negli anni '70: a partire da un'idea di sviluppo fondata sulla mera crescita, sulle grandi opere, sulla devastazione dell'ambiente. Per altri versi, verrebbe da dire che è bizzarro prendersela così proprio con una ferrovia, che in fondo è cosa diversa da un'autostrada o una centrale nucleare (Erri De Luca – assieme naturalmente ad altri – denuncia però che la perforazione delle montagne della Valsusa per farci passare la nuova ferrovia libererà amianto in quantità nell'ambiente).
Al De Luca scrittore, classe 1950, ex-Lotta Continua, questi vezzi rivoluzionari probabilmente non giovano. Accentuano quel tanto di d'annunziano – o forse hemingwayano – che c'è nel personaggio, e che tante volte gli è stato rimproverato. Piacciono però ai suoi lettori, che lo amano molto e vedono in lui una delle ultime incarnazioni dell'intellettuale impegnato (un altro, di pari fama, potrebbe essere Baricco, ma Baricco è più sul versante renziano, quindi inevitabilmente non ha la stessa aura romantica). E piacciono a molti colleghi scrittori sparsi per il mondo, che prontamente hanno accolto l'appello dei francesi, da Fred Vargas a Salman Rushdie, da Guillermo Saccomano a Paul Auster. La prossima udienza del processo si terrà il 20 maggio, se le condizioni di salute dello scrittore, come ci auguriamo, miglioreranno.
Ma come si colloca Erri De Luca nell’ambito della narrativa italiana contemporanea? Internet in questo è una buona cartina tornasole. In internet, infatti, le frasi tratte dai suoi romanzi abbondano. E questo già può darci qualche indicazione. Erri De Luca è un autore di frasi epiche, di sentenze, di “verità rivelate”. I suoi personaggi parlano spesso così. E pensano così. Non inganni la brevità del periodo, l'apparente durezza del linguaggio, De Luca cerca l'approdo metafisico, fin dalle accuratissime scelte lessicali (cosa c'è di più metafisico della Parola?). E non inganni il tornare sempre al corpo, alla materia, al cibo. Erri De Luca è un autore barocco (cosa c'è di più barocco della fisicità?).
La sua produzione si è fatta negli anni molto vasta e ha conquistato un numero crescente di lettori. È fatta di racconti e romanzi perlopiù brevi. In alcuni ritorna la sua città, Napoli, ad esempio quella de Il giorno prima della felicità che, nel 1943, decise di ribellarsi ai nazisti. Altre volte abbandona il realismo per passare all'elemento favolistico – come in Storia di Irene – e finanche mistico, cosa che si conviene ad uno scrittore che per anni ha studiato l'ebraico antico al mattino presto, prima di andare in fabbrica (un altro degli elementi della sua biografia che in molti giudicano kitsch). Del resto, l'inclinazione a trascendere il dato di realtà era presente anche all'inizio: in In alto a sinistra, che rimane a mio giudizio una delle sue raccolte migliori, compare già una storia biblica.
Stroncature, negli ultimi anni, Erri De Luca ne ha ricevute: da Massimo Onofri, da Goffredo Fofi… Un po' come accade sempre agli autori famosi, a lui come a Baricco e in parte anche a Busi, o come accadrà fra un po' a Elena Ferrante (sta già accadendo). Per l'accumulo di luoghi comuni generazionali e ideologici di varia origine, o per una prosa fattasi via via sempre più enfatica (dall'enfatico al pacchiano il passo è breve). Forse anche per l'esposizione al pubblico e ai media, tanto più irritante in uno scrittore che in realtà fa lo schivo, e non va in televisione.
Ma Erri De Luca ha un pregio indubitabile: rispetto a tanta prosa leggera, quasi evanescente, messa in circolazione dagli editori, la sua è una scrittura che osa, che aggredisce i grandi temi. La scalata non gli riesce sempre. Ma, senza dubbio, De Luca fa lo stesso mestiere degli Houellebecq, dei De Lillo o delle Müller. E visto che abbiamo iniziato questo pezzo parlando di turni di notte (il suo Il turno di notte lo fanno le stelle è diventato anche un mediometraggio, girato sulle Dolomiti trentine nel 2012 e distribuito in cofanetto da Feltrinelli assieme al libro), ecco qui una lunga citazione finale, che mette qualche brivido in corpo (per contestualizzarla: Erri De Luca durante le guerre balcaniche degli anni '90 è stato uno dei tanti volontari che hanno dato concretezza al loro pacifismo, guidava camion che portavano aiuti umanitari alle popolazioni): "Durante l'assedio di Sarajevo, negli anni '90, il più lungo accerchiamento del secolo, si facevano serate di poesia. Erano a lume di candela, erano gremite. I cittadini andavano a sentire parole che potevano aggiungere qualche caloria alla resistenza, parole a contrappeso della malora. La poesia è un formato di emergenza delle letterature, non una serenata sotto un balcone chiuso. Allora un poeta di quella città e di quell'assedio, che ho avuto per amico, Izet Sarajlic, di quelle serate diceva: 'Chi ha fatto il turno di notte per impedire l'arresto del cuore del mondo? Noi, i poeti'. Lontano da lì, dall'urgenza di fraternità nell'oppressione, il turno di notte torna a essere di competenza delle stelle".
Si vorrebbe che letteratura e poesia fossero di guardia alle nostre vite sempre, non solo sotto l'oppressione. E che a volte non fossero solo e soltanto un'avventura solitaria.
I libri di Erri De Luca sono pubblicati in Italia da Feltrinelli, fin dal 1989.
A New York Erri De Luca (che ha fra l'altro una nonna americana) c'è stato per la prima volta nel 2011 per presentare, alla casa italiana Zerilli-Marimò, il suo Il giorno prima della felicità (trad. ingl. The Day Before Happiness, Other Press). Altri titoli disponibili in inglese: Three Horses; God's Mountain; Me, You.