Antonio Monda è l’eclettico intellettuale italiano che da Central Park West racconta la Grande Mela attraverso i suoi articoli, le sue lezioni alla NYU Tisch School of the Arts, il festival letterario Le Conversazioni, il film festival newyorkese Open Roads e naturalmente attraverso i suoi romanzi.
Recentemente è stato annunciato che proprio lui sarà il nuovo direttore della Festa del Cinema di Roma, il prossimo autunno, ma Antonio Monda si trova ora nel Belpaese esclusivamente per presentare il terzo capitolo della sua saga in dieci volumi che ritrae l’America. Dopo il primo libro ambientato negli anni '50 (L’America non esiste) e il secondo ambientato negli anni '60 (La casa sulla roccia) è il turno di Ota Benga, che si svolge negli anni '10.
Il romanzo incomincia da un fatto realmente accaduto, che anima le riflessioni esistenziali dei personaggi di finzione: Ota Benga fu un pigmeo di 23 anni, alto 150 cm per 47 kg di peso, portato dal fiume Kasai del Congo in America, dal Dr. Samuel P. Verner. Il ragazzo finì in mostra ad un'esposizione antropologica prima a St. Louis, nel 1904, e poi nello zoo umano del Bronx, nel 1906. Il fenomeno degli zoo etnografici – che diedero vita a dei veri e propri freakshow – diventa l’espediente narrativo per esplorare il razzismo scientifico e il Darwinismo sociale. Monda racconta che ciò che lo ha affascinato di questa storia è stato che il razzismo è interno anche a chi è discriminato, “quando Ota Benga viene messo in gabbia assieme ad uno scimpanzé e un orangotango, la comunità nera si spacca, c’è anche ci dice ‘noi non siamo come quello, lui è una scimmia’, e questo è ancora più agghiacciante.”
Come nel romanzo precedente, la voce narrante è femminile. In questo caso la protagonista incarna l’emancipazione femminile dell’inizio del secolo scorso: Arianna Sarris è una ragazza che vuole essere indipendente, studiare, lavorare. Ma, agli inizi del Novecento, per una giovane donna di origini greche a New York non è facile. Arianna trova lavoro nello zoo del Bronx, proprio nel momento in cui sta arrivando nella grande gabbia delle scimmie, Ota Benga. Arianna entra in crisi di fronte alla mostruosità di questa vicenda, che vive da vicino anche perché uno degli organizzatori è il suo fidanzato.

Antonio Monda (al centro) durante una presentazione del suo nuovo libro a Milano
Nel racconto non poteva mancare la passione per la boxe, che Monda definisce “lo sport più puro che esiste, perché alla fine tutti gli sport vogliono quello: l’umiliazione dell’avversario. Lo fai con un pallone, lo fai con gli sci, lo fai con una racchetta, ma lo sport è questo: è guerra sotto altre forme più miti. L’unica disciplina che forse ha la stessa efficacia è il gioco degli scacchi, dove uno vuole dimostrare all’altro di essere più intelligente”. Monda, in ogni libro include un grande incontro di boxe e in questo caso ricorda quando il grande campione nero Jack Johnson umiliò l’avversario bianco, campione mondiale dei pesi massimi, Jim Corbett. Ancora una volta per evidenziare il tema del razzismo, dal momento che questo evento scatenò delle reazioni di profondo odio razziale.
Un altro tema ricorrente nel Monda pensiero è l’amore per la sua terra d’adozione. Rimarca infatti come il paese a stelle strisce troppo spesso venga suddiviso tra quello arido, capitalista e ignorante e quello colto e liberal. “Io sono visceralmente contrario a chi fa la distinzione tra l’America buona e l’America cattiva – spiega – non perché non esistono difetti e mostruosità dell’America. New York solitamente viene riferita come l’eccezione rispetto all’America rozza o la versione più Europea. Secondo me invece New York è la realizzazione dell’America, il luogo dove viene mantenuta la promessa americana”.
Ota Benga è presente in tutte le librerie dal 17 marzo e il Monda Tour ha già in programma diversi appuntamenti i varie città d'Italia.