President: Giampaolo Pioli   |   Editor in Chief: Stefano Vaccara

  • Login
VNY La Voce di New York

The First Italian English Digital Daily Newspaper in the US

  • Home
  • New York
  • Onu
  • News
  • People
  • Arts
  • Lingua Italiana
  • Lifestyles
  • Food & Wine
  • Travel
  • Sport
  • English Edition
No Result
View All Result
VNY
  • Home
  • New York
  • Onu
  • News
  • People
  • Arts
  • Lingua Italiana
  • Lifestyles
  • Food & Wine
  • Travel
  • Sport
  • English Edition
No Result
View All Result
VNY La Voce di New York
No Result
View All Result
in
Libri
May 4, 2014
in
Libri
May 4, 2014
0

Dissidenti e tormentati, nella New York dagli anni ’30 a Occupy Wall Street. Il nuovo libro di Jonathan Lethem

Marco PontonibyMarco Pontoni
Sunnyside Gardens, 1926

Sunnyside Gardens, 1926

Time: 4 mins read

 

Tre generazioni a confronto. Tre generazioni legate fra loro dal filo – in questo caso davvero rosso – della dissidenza. La prima, quella rappresentata da Rose Zimmer, ebrea e comunista, la Regina Rossa di Sunnyside Gardens, quartiere “utopico” del Queens progettato negli anni ’20 sotto la supervisione di Lewis Mumford, e dal marito Albert, fuggito con la famiglia dalla natia Lubecca dopo l’inizio delle persecuzioni naziste e rimandato dal partito in Germania a fare la spia alla vigilia dello scoppio della Seconda guerra mondiale. La seconda, quella di Miriam, figlia di Rose e Albert, che nel tentativo di sottrarsi alla schiacciante personalità della madre si getta anima e corpo, assieme al marito Tommy Gogan, aspirante folksinger irlandese, nelle braccia della controcultura del Greenwich Village, e successivamente nel Nicaragua sandinista. La terza, quella di Cicero Lookins, “fratellastro” di Miriam, figlio di un poliziotto nero con il quale la Regina Rossa aveva avuto una lunga relazione dopo la partenza del marito per l’Europa, intellettuale obeso e gay con una passione frustrata per gli scacchi, e di Sergius, quarantenne irrisolto, figlio di Miriam e Tommy, affidato ad una comunità di Quaccheri prima della loro partenza per il Centroamerica.

libroQuesti, in breve, i protagonisti dell'ultimo romanzo di Jonathan Lethem, Dissident Gardens (I giardini dei dissidenti), appena uscito in Italia per Bompiani nella traduzione di Andrea Silvestri. Un libro di ambientazione tutta newyorchese, che non è passato inosservato e che ha fatto persino parlare di “rinascita del romanzo politico”, dimenticando che nella narrativa americana contemporanea la politica c’è spesso e volentieri, pensiamo già solo al Franzen di Libertà. Politica, peraltro, in senso lato: il tutto, anche qui, ritorna sempre al tema dei temi, la famiglia e le sue diramazioni, con i traumi prodotti dall’educazione, le aspettative prima coltivate e poi deluse, i fantasmi che i figli tentano faticosamente di esorcizzare, se necessario anche con l’ideologia.

L’affresco tracciato da Lethem copre un arco di tempo che va dagli anni ’30 a Occupy Wall Street, passando per la stagione del Maccartismo, il ’68, gli hippies, il Chelsea hotel, Dave van Ronk & Bob Dylan e così via. Ma queste informazioni le potete trovare anche sull’aletta di copertina e dunque, utilizziamo lo spazio che ci rimane per dire qualcosa su ciò che conta veramente, ovvero: la perfetta macchina narrativa che gli scrittori americani sono capaci di mettere in moto quanto scrivono romanzi-fiume come questo. Sì, perché anche stavolta, come in innumerevoli altre occasioni, quando il lettore comincia, è preso al laccio, e non può fare altro che risalire felicemente la china delle 500 e rotte pagine di cui consta il volume.

autoreE dire che un recensore italiano ha parlato di opera “farraginosa, difficile”. C’è da chiedersi: che cosa ha letto recentemente, a parte le Cinquanta sfumature? E come giudicherebbe allora Javier Marìas, per non dire di un Bernhard o di un Gombrowicz? No, signori: questo non è un romanzo "difficile"; ci sono un po’ di salti temporali nella narrazione (nulla in confronto a quelli che ci ha proposto De Lillo in Underworld). Per il resto, ci troviamo di fronte ad un altro di quei libri americani che non solo scorrono via come la più appassionante delle serie televisive (ed è una bella sfida oggigiorno, ammettiamolo), ma che contiene passaggi che sembrano fatti apposta per il cinema. Come dimenticare ad esempio la spedizione notturna a Brooklyn di Miriam e dei suoi amici, alla ricerca di una presunta festa di Norman Mailer, che si conclude in maniera tragicomica con Rose che cerca di ficcare la testa della figlia nel forno a gas, dopo averla sorpresa nella sua cameretta con uno studente di college? Come non trovare perfettamente cinematografica la “scena” (chiamiamola pure così) in cui Miriam convince Tommy – nuova incarnazione letteraria dell’aspirante artista, sincero e senza talento – a lasciar perdere con tutte quelle canzoni di protesta sul Sud Africa o su Haiti perché “abbiamo anche noi i nostri negri, devi solo scendere le scale”, e lo trascina nella Bowery innevata a far conoscenza con i senzatetto?

Da segnalare infine un’ultima critica, quella riguardante alcune situazioni giudicate poco verosimili, come il “processo domestico” con cui si apre il romanzo, che culmina nella cacciata di Rose dal Partito comunista americano a causa della sua relazione con il poliziotto di colore del quartiere (ironia della sorte, siamo alla vigilia della morte di Stalin e degli sconquassi che ne deriveranno in tutta la galassia della sinistra mondiale in seguito alla pubblicazione del rapporto-Kruscev). Ora, io credo che Lethem, figlio di attivisti, cresciuto in una specie di comune a Brooklyn, una lontana parente che davvero abitò nei Sunnyside Gardens, sappia di cosa sta parlando. Come l’autore ha dichiarato in una bella intervista rilasciata a Livia Manera: “In fondo non sono mai stato un grande animale politico. Eppure è come se dentro di me scorresse sempre una corrente critica rispetto alla cultura americana”.

 

Jonathan Lethem, I giardini dei dissidenti, Bompiani, 2014.

Edizione originale: Dissident Gardens, Doubleday-Random House, 2013.

 

Share on FacebookShare on Twitter
Marco Pontoni

Marco Pontoni

Sono nato in Sudtirolo 50 anni fa, terra di confine, un po' italiana e un po' tedesca. Faccio il giornalista e ho sempre avuto un feeling per la narrazione. Ho realizzato video e reportages sulla cooperazione allo sviluppo in varie parti del mondo. Finalista al Premio Calvino, ho pubblicato il romanzo Music Box e, con lo pesudonimo di Henry J. Ginsberg, la raccolta di racconti Vengo via con te, tradotta negli USA dalla Lighthouse di NYC con il titolo Run Away With Me. Ho da sempre una sconfinata passione per gli autori americani, Lou Reed, l'Africa, la fotografia, i viaggi e camminare.

DELLO STESSO AUTORE

Il paradosso Salvini e dei suoi “squadristi patridioti”: un pericolo per la democrazia

Come siamo arrivati al politico Salvini uno di noi, il declino che ben ci rappresenta

byMarco Pontoni
We Shall Not Be Moved. Un libro e 4 CD per raccontare l’America che resiste

We Shall Not Be Moved. Un libro e 4 CD per raccontare l’America che resiste

byMarco Pontoni

A PROPOSITO DI...

Tags: autori americanidissidentiJonathan Lethemlibrinarrativa americanaNew Yorkromanzi
Previous Post

Vergogna e orrore allo stadio, dove l’Italia si arrende agli ultras

Next Post

Quando è il NYT che ti sbatte Gomorra in Prima Pagina

Discussion about this post

DELLO STESSO AUTORE

Ritorno a Fascaray: un libro sull’identità, un affresco scozzese

Ritorno a Fascaray: un libro sull’identità, un affresco scozzese

byMarco Pontoni
Franco Battiato alla Highline Balloroom, New York. Foto: Tomas Fanutza

Quando Franco Battiato annunciò “L’era del Cinghiale Bianco” postmoderno

byMarco Pontoni

Latest News

Luna: lanciato Capstone, satellite apripista per Artemis

Luna: lanciato Capstone, satellite apripista per Artemis

byAnsa
Insigne a Toronto da star: fan in visibilio aspettando il debutto

Insigne a Toronto da star: fan in visibilio aspettando il debutto

byEmanuele La Prova

New York

Per Junot Díaz NY è una città in fiamme sospesa tra il cielo nero e il fiume

Per Junot Díaz NY è una città in fiamme sospesa tra il cielo nero e il fiume

byMichele Crescenzo
Gioie e dolori al Pride 2021: dopo i festeggiamenti, gli scontri con la NYPD

È il giorno del Gay Pride: New York si tinge con i colori dell’arcobaleno

byNicola Corradi

Italiany

Con il falso Made in Italy gli Usa vogliono invadere il mercato europeo

Con il falso Made in Italy gli Usa vogliono invadere il mercato europeo

byLa Voce di New York
Lo staff di In Scena!

In Scena! Sipario sul festival del teatro italiano a New York che reagisce alla pandemia

byManuela Caracciolo
Next Post

Rigurgiti angoscianti di socialismo reale nell’Italia di oggi

La Voce di New York

President: Giampaolo Pioli   |   Editor in Chief: Stefano Vaccara

  • New York
    • Eventi
  • Onu
  • News
    • Primo Piano
    • Politica
    • Voto Estero
    • Economia
    • First Amendment
  • People
    • Expat
  • Arts
    • Arte e Design
    • Spettacolo
    • Musica
    • Libri
    • Lingua Italiana
  • Lifestyles
    • Fashion
    • Scienza e Salute
    • Sport
    • Religioni
  • Food & Wine
  • Travel
    • Italia
  • Mediterraneo
  • English
  • Search/Archive
  • About us
    • Editorial Staff
    • President
    • Administration
    • Advertising

VNY Media La Voce di New York © 2016 - 2022
Main Office: 230 Park Avenue, 21floor, New York, NY 10169 | Editorial Office/Redazione: UN Secretariat Building, International Press Corps S-301, New York, NY 10017

No Result
View All Result
  • Home
  • New York
  • Onu
  • News
    • Primo Piano
    • Politica
    • Economia
    • First Amendment
  • Arts
    • Arte e Design
    • Spettacolo
    • Musica
    • Libri
  • Lingua Italiana
  • Lifestyles
    • Fashion
    • Scienza e Salute
    • Sport
    • Religioni
  • Food & Wine
    • Cucina Italiana
  • Travel
    • Italia
  • English

© 2016/2022 VNY Media La Voce di New York

Welcome Back!

Login to your account below

Forgotten Password?

Retrieve your password

Please enter your username or email address to reset your password.

Log In