Minimum Fax ha appena ripubblicato nella collana dei tascabili Deliri, desideri e distorsioni di Lester Bangs, considerato uno dei massimi critici musicali dei giorni nostri, amico/nemico di Lou Reed, personaggio mitico della New York (e non solo) degli anni '70. Naturalmente sono andato subito a comprarlo. Caso vuole che abbia poi appoggiato il libro in cima alla pila sul comodino, e quello immediatamente sottostante era un saggio di Umberto Galimberti sul nichilismo, anzi, sul nichilismo giovanile. Quando me ne sono reso conto, ho pensato che nulla succede a caso. Quell'accostamento mi chiariva con la potenza di un'illuminazione che cosa non mi avesse convinto del saggio del celebre filosofo e psicoanalista italiano. O meglio, che cosa da quel saggio fosse rimasto fuori, come un cane nel sagrato di una chiesa. Insomma: come si fa a parlare di certe cose usando solo le categorie del XIX secolo? Come si fa a tirare in ballo Nietzsche e Freud ad ogni piè sospinto ed ignorare completamente la cultura pop? Specie quando si parla di culture giovanili?
Ora, il libro di Bangs – una delle tre antologie pubblicate in Italia del materiale del giornalista – letteralmente gronda nichilismo, su questo non ci piove. Ma il tutto qui ci sembra più familiare di quanto dipinto da Galimberti. È il nichilismo del rock e del punk, certo. Il nichilismo-autodifesa, che aiuta a smantellare le menzogne propinate dall'establishment e veicolate dai media ufficiali. È il nichilismo-provocazione, il nichilismo-calcio nelle palle del Potere, il nichilismo alla una risata vi seppellirà.
Il nichilismo aleggia su queste pagine come un'inebriante nebbia purpurea (vi lascio riconoscere la citazione), non come l'ombra di un'ospite inquietante, che bracca le sue vittime senza scampo. È il "no future" di Johnny Rotten/Lydon (splendida fra l'altro la recensione di Bangs di uno dei dischi più trasgressivi della pop music dopo la "banana" dei Velvet Undeground, ovvero Metal Box dei Pil, il gruppo costituito da Lydon dopo la fine dei Sex Pistols). È lo sfrontato gioco di specchi della Factory, da cui è uscito di tutto, compreso il Grande Fratello che impazza da dieci anni nelle tv del mondo (da dove potrebbe venire l'idea di fare dell'esistenza ordinaria delle persone uno spettacolo se non da lì?). Insomma, è una forza distruttrice ma anche beffardamente rigeneratrice (in questo, senso, sì, è anche molto nietzschiana).
La domanda semmai è: oggi, cos'è rimasto di quell'humus? Forse nulla, forse solo il nichilismo senza alcun trattino, il nichilismo della tecnica, per tornare, con una veloce inversione a U, a Galimberti. Fine a se stesso, perfettamente omologato al sistema, e come tale, reso innocuo dal sistema.

Lester Bangs con Patty Smith e Lou Reed
Quello che Bangs fece di speciale, nei sui 13 anni di carriera giornalistica, fu portare la prosa spontanea, lisergica, "deragliata" della beat generation nella critica musicale. Come scrive John Morthland nell'introduzione, dopo la sua morte precoce, nell'82, a soli 33 anni, per overdose di qualcosa, molti hanno detto di ispirarsi a lui ma non è facile riconoscere questa ispirazione nella critica odierna, e quello che è rimasto è forse solo il suo lato carnevalesco, il suo essere un elefante sbronzo in una cristalleria, il fool, il clown (in Italia, l'unico che forse mi verrebbe spontaneo avvicinargli è il Michael Pergolani dei tempi d'oro de L'altra domenica).
Ma le pagine di questo libro grondano anche caustica intelligenza. Da dove viene quel modo sferzante di approcciare la materia? Quella assoluta mancanza di timore reverenziale verso le stesse pop star, impensabile ai giorni nostri? Dalle droghe? Dall'alcol? O c'è di più? Certo che c'è. Leggete questo attacco: "Ho visto spuntare il sole e sono impallidito davanti alla sua incredibile impudenza. Avevo fatto un viaggio fino al centro, se non addirittura al termine, della notte, e mi stavo abituando all'idea di stare scampando alla morte a credito. Non l'avevano detto anche i Velvet, ancora nel 1970, proprio all'apice del successo dell'heavy metal: 'Who loves the sun?' (ma a chi piace il sole?). Giusto, cazzo, cioè a nessuno, ed ecco perché esistono i Black Sabbath".
Coniugare Céline e Ozzy Osbourne: è l'essenza stessa del postmoderno. Di quel "pazzo periodo confuso che sta fra il naufragio del sogno hippy e il collasso del punk e del rock sotto la spinta inarrestabile della mercificazione". E tutto il resto è X-Factor.
Lester Bangs, Deliri, desideri e distorsioni, Minimum Fax, 1° edizione nei tascabili, novembre 2013.