Il mondo dei cineasti, dei cinefili riuniti al Festival di Cannes e di tutti coloro che amano e lottano per la democrazia non possono che gioire: il regista Mohammad Rasoulof, fuggito in modo rocambolesco a piedi dall’Iran – nove giorni fa – dopo la condanna alla fustigazione e a otto anni di carcere (cinque dei quali da scontare), sarà venerdì sulla Croisette per presentare il suo ultimo lavoro The Seed of the Sacred Fig-I semi del fico sacro, in concorso per la Palma d’Oro: racconta la storia di un giudice istruttore che sprofonda gradualmente nella paranoia, in un momento in cui scoppiano grandi manifestazioni nella capitale Teheran.
A darne notizia è stato il direttore del Festival, Thierry Fremaux, che ha poi aggiunto: “Nel ricevere questo artista il festival intende affermare il suo sostegno a tutti gli artisti che nel mondo subiscono violenze e rappresaglie contro la loro arte”.
In un breve videomessaggio in cui si rivolgeva col “tu” alla Guida Suprema Ali Khamenei e fatto girare mentre stava fuggendo attraverso le montagne, Rasulof aveva chiarito il perché del suo esilio volontario: dichiarato: “Se l’Iran geografico soffre sotto la tua tirannia religiosa, l’Iran culturale è vivo nella mente comune di milioni di iraniani che son stati costretti a lasciare l’Iran a causa della tua oppressione e barbarie e nessun potere può imporgli la sua volontà. Da oggi sono residente nell’Iran culturale, una terra senza confini che milioni di iraniani hanno costruito con storia e cultura antica in ogni angolo del mondo. E aspettano impazientemente di seppellire te e la tua macchina dell’oppressione nelle tenebre della storia. Poi come la Fenice da quel terreno inizierà una nuova vita”.
Detto questo aveva interrotto tutte le comunicazioni possibili su cellulare e computer per non essere rintracciato mentre percorreva con una guida il percorso segreto che lo portava fino al valico di frontiera prescelto. Superatolo e rifugiatosi in una casa sicura, ha contattato le autorità tedesche che gli hanno fornito i documenti per consentirgli di viaggiare in Europa.
Nato a Shiraz, nell’Iran centro-meridionale, il 52enne Rasoulof, rifugiato ora in Germania, è da anni nel mirino del regime dei mullah, che nel 2017 gli ha anche ritirato il passaporto dopo la proiezione del suo A Man of Integrity al Festival di Cannes di quell’anno. Il regista di Il male non esiste, vincitore dell’Orso d’Oro alla Berlinale del 2022, è già stato condannato e incarcerato due volte in Iran, l’ultima delle quali nel 2022 dopo la grande protesta antigovernativa nel nome di Mahsa Amini, studentessa curdo-iraniana morta tre giorni dopo essere stata arrestata a Teheran perché non indossava correttamente il velo.
Scarcerato nella primavera del 2023 per motivi medici, era rimasto ai domiciliari. Nonostante questa limitazione, in clandestinità era riuscito a girare il nuovo film, The Seed of the Sacred Fig-I semi del fico sacro.
Nonostante la minaccia di incarcerazione, Mohammad Rasoulof in un’intervista al giornale inglese The Guardian non ha escluso la possibilità di tornare nel suo Paese: “Ho sempre pensato che se fossi rimasto in prigione per anni, non avrei avuto la forza o la capacità di fare questi film – ha detto -, quindi prima devo farli, e poi dopo, ci sarà sempre tempo di tornare a casa e andare in prigione”.