Da quando a sette anni vide per la prima volta un film di James Bond, Maurilio Fattardi (Enrico Brignano), responsabile della sicurezza di un centro commerciale Coin, sogna di diventare un agente segreto e si fa chiamare da tutti Agente Mao. Vive da solo in un appartamento a Roma e dalla sua finestra sul cortile spia i condomini, sa tutto di loro. Proprio nell’appartamento di fronte si trasferisce Rita (Gabriella Pession), una hostess di linea i9n procinto di divorzio, molto attraente ma un po’ malinconica. Una sera Maurilio assiste ad una furiosa litigata tra lei e uno sconosciuto e le ombre che intravede suggeriscono che l’uomo le sta mettendo le mani al collo. Allarmato chiama la polizia e a rispondere è il commissario Laneve (Fortunato Cerlino), un uomo tutto d’un pezzo che reputa Maurilio solo un mitomane ingenuo. L’agente Mao si precipita a casa della donna, convinto di trovarla morta: invece Rita è viva e vegeta e non ha nulla di particolare da denunciare alle forze dell’ordine. Bizzarro, perché qualcosa nel suo appartamento è successo: ma cosa? Da quel momento le cose volgono improvvisamente in una direzione inaspettata grazie anche a Francesca (Paola Minaccioni), una donna sola e insoddisfatta ma pronta a tutto pur di smascherare il marito fedifrago.
Stiamo parlando di Una commedia pericolosa, quarto lungometraggio di Alessandro Ponti, ora nelle sale italiane. A differenza però dei suoi lavori precedenti (Chi m’ha visto, Tutta un’altra vita e School of Mafia) questo è un film che mette insieme divertimento e suspense e si libera di alcune dinamiche tipiche della commedia italiana, introducendo degli improvvisi cambiamenti narrativi che rimandano alla tradizione britannica, per fornire un intreccio appassionante, coinvolgente ed intricato, una spy comedy intelligente nella quale Brignano è lo sguardo dello spettatore spaesato in un mondo sempre più assurdo.
Quello che vediamo è un Brignano nuovo, intelligente: si mette al servizio del personaggio e del film, e non il contrario come troppo spesso è successo a lui e ad altri nostri comici.

Il film si ispira, ovviamente, ad un grande classico del cinema, La finestra sul cortile di Alfred Hitchcock, raccontato però con le sfumature, le sfaccettature umane di Misterioso omicidio a Manhattan di Woody Allen e il tono scanzonato e avvincente de La pantera rosa di Blake Edwards, dove il giallo si mescola alla commedia causando una serie di esilaranti reazioni a catena.
Una commedia pericolosa non è però un film comico puro e semplice. Affronta anche due concetti opposti, separati da un labile confine, cioè verità e menzogna. Cos’è la verità in un mondo come quello attuale infestato da fake news e nel quale ognuno sembra nascondere quello che veramente è per difendersi dal giudizio degli altri?
I vari personaggi della storia – opera di Alessandro Ponti, Paolo Logli e Riccardo Irrera – sono tutti in bilico tra verità e menzogna, tutti nascondono qualcosa, tutti hanno un piccolo o grande segreto inconfessabile. Le indagini di Maurilio dimostrano che la verità è spesso un caleidoscopio di punti di vista ed elementi contraddittori.
Una commedia pericolosa fa spazio nello spettatore per un paio di domande tutt’altro che banali: cosa siamo disposti a fare pur di seguire i nostri sogni e le nostre ambizioni? C’è un momento in cui dovremmo chiudere definitivamente il sogno nel cassetto, accettando la realtà, pur deludente, delle cose?
Qualità degli ingredienti, dai sapori diversi, e sapienza nel loro dosaggio fanno di Una commedia pericolosa (produzione Rodeo Drive con Rai Cinema) un cocktail ben mixerato che va giù che è un piacere.