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May 27, 2022
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“Building Castles in the Sky”: la grande mostra su Bansky sbarca a New York

Sulla Bowery 120 opere dell'irriverente artista de la "Ragazza col Palloncino"

Valeria RobeccobyValeria Robecco

"Ragazza col Palloncino" alla mostra di Banksy - Foto/Terry Sanders

Time: 5 mins read

‘Welcome Mat’. E’ un pugno allo stomaco lo zerbino che spunta dal muro nero con cui vengono accolti i visitatori al 250 di Bowery Street, dove la scritta “Benvenuto” è cucita a mano usando il tessuto dei giubbotti di salvataggio abbandonati dai migranti sulle spiagge del Mediterraneo. Una denuncia forte, come tante altre ce ne sono nella mostra che racconta l’evoluzione di Banksy, da writer del sobborghi di Bristol ad artista di fama internazionale che preserva la sua immagine avvolta nel mistero. Come le opere sulla polizia, o quella che trasforma la sovrana inglese Elisabetta II in una scimmia, o ancora un’altra che ritrae la severa Regina Vittoria in una posa sessuale saffica.

L’opera di Bansky “I Fought the Law” ed un’osservatrice. (Foto/Terry Sanders)

Oltre 120 opere di Banksy, incluse alcune delle più famose come la Ragazza col Palloncino e il Lanciatore di Fiori, sbarcano a New York per una delle maggiori mostre di uno degli artisti contemporanei più influenti a livello globale.

Metamorfosi NY, associazione no-profit che promuove l’arte e la cultura attraverso progetti espositivi in tutto il mondo, porta dal 28 maggio nel cuore di Manhattan un’esposizione con opere originali provenienti da collezioni private negli spazi dell’ex Museo della Fotografia su Bowery Street, tra le aree artistiche più interessanti della Grande Mela. La mostra curata da Stefano Antonelli e Gianluca Marziani, con un progetto di ricerca accademica interdisciplinare indipendente inedito per la metropoli, propone un Banksy rigorosamente non commerciale, trattandolo per la prima volta come se fosse uno dei grandi artisti classici.

Il Lanciatore di Fiori di Bansky alla mostra curata da Stefano Antonelli e Gianluca Marziani. (Foto/Terry Sanders)

“‘Banksy Building Castles in the Sky’ non è una mostra immersiva di riproduzioni – commentano Antonelli e Marziani – ma un’incredibile collezione di pezzi originali e autenticati che permetteranno agli spettatori di scoprire il misterioso universo dello ‘street artist’ nato a Bristol”. “Banksy continua a superare i confini e a mettere in discussione la morale della società con il suo stile ironico, iconico e irriverente – aggiungono – La sua identità costituisce solo una piccola parte del mistero, poiché il suo lavoro è davvero l’iceberg metaforico che penetra in profondità nel cuore dell’umanità, di cui il suo lavoro graffia solo la superficie”.

Organizzatori e curatori – sottolineando che l’artista non è coinvolto in alcun modo nella mostra e non ha fornito alcuna approvazione o supporto né opere d’arte per questo progetto – evidenziano che le opere sono state autenticate e il catalogo approvato dall’ente legale di Banksy, Pest Control Office Ltd., dopo essere state sottoposte a controlli di accuratezza e autenticità.

Stefano Antonelli, uno dei curatori della mostra, spiega le opere. (Foto/Terry Sanders)

“Metamorfosi NY, creata dal nostro gruppo italiano, inaugura la sua attività con la grande esposizione di Banksy a Bowery – spiega da parte sua il presidente di Metamorfosi Pietro Folena – Noi ci occupiamo di questo artista con lo stesso metodo che usiamo per i grandi del Rinascimento, delle cui mostre siamo leader indiscussi. Con noi, anche Banksy diventa un ‘classico’, studiato e proposto con rigore e qualità”. Quindi rivela che a settembre a Orlando, in Florida, “proporremo una grande mostra di Michelangelo. Nasce una nuova stagione di mostre popolari fondate sulla qualità”.

Metamorfosi NY ha già organizzato mostre dedicate alle più importanti figure dell’arte italiana come Michelangelo, Leonardo, Raffaello, Botticelli e Caravaggio, e ora porta a Manhattan alcune tra le più iconiche opere dell’artista che ne hanno decretato la fama mondiale.

Il console Fabrizio di Michele insieme ai curatori italiani della mostra. (Foto/Terry Sanders)

“Quello che mi è piaciuto subito di Metamorfosi è che hanno preparato questa esposizione come fosse una mostra classica di Michelangelo, in maniera scientifica”, afferma infatti il Console Generale a New York, Fabrizio Di Michele, sottolineando che “è molto inusuale per me inaugurare la mostra di un artista che non è italiano e che non è coinvolto nell’esposizione, ma d’altronde tutto quello che riguarda Banksy è inusuale, difficile immaginare un artista più inusuale e irriverente di lui”.

Tra le opere in esposizione c’è poi Love is in the Air, conosciuta anche con il nome di Flower Thrower (Lanciatore di Fiori) che appare per la prima volta nel 2003 come stencil non commissionato a Gerusalemme, sul muro costruito per separare israeliani e palestinesi nell’area della West Bank. Nel corso dello stesso anno Banksy realizza l’edizione esposta a New York su fondo rosso: Love Is In The Air cita e manipola l’immaginario degli attivisti durante le rivolte universitarie che attraversarono Stati Uniti e Gran Bretagna nel periodo del Vietnam, e prende il titolo da una famosa canzone, pubblicata nel 1977, del cantante australiano John Paul Young.

Mickey Snake invece, il serpente che ingoia Topolino, è una delle sculture-installazioni presentate da Banksy a Dismaland, l’apocalittico parco a tema temporaneo aperto dall’artista nel 2015 nel sud dell’Inghilterra, ed è anche l’unica scultura presente.

Poi c’è Bomb Hugger, un’immagine che parla di guerra: il titolo ufficiale è Bomb Love, mentre Bomb Hugger, colei che abbraccia la bomba, è quello adottato dal pubblico. È stata pubblicata in 750 copie serigrafiche da Pictures On Walls proprio durante le manifestazioni in Gran Bretagna, per criticare l’intervento congiunto con gli Usa contro l’Iraq. Su uno sfondo rosa pop, una bambina abbraccia una bomba come se stesse abbracciando un orsacchiotto. L’immagine è stata riprodotta in vari formati, è apparsa sui muri di città europee, tra cui Berlino, realizzata a stencil, ma anche su cartelli distribuiti al pubblico in occasione delle proteste anti-militariste.

La copertina del libro dedicato alla mostra su Bansky a New York, edito Rizzoli.

Gangsta Rat, il topo gangster di Banksy, fa il verso ai rapper americani degli anni Novanta, icone della cultura hip hop che hanno influenzato l’artista nel suo periodo di formazione a Bristol. I topi sono tra i soggetti più frequentati da Banksy, che coglie un parallelismo con la condizione dello street artist. Mentre Toxy Mary/Virgin Mary secondo alcuni rappresenta una dura critica al ruolo della religione nella storia, secondo altri è una critica al modo in cui stiamo educando i nostri figli. L’opera riprende una Madonna con Bambino nello stile del Rinascimento, e presenta delle colature che riportano un elemento peculiare della street art. È una tipica immagine popolare che Banksy sottopone ad un ‘détournement’, un processo che consente di sfruttare immagini già cristallizzate nella memoria, manipolandole e collocando elementi che ne mettano in crisi il significato acquisito.

Infine Girl with Balloon, La ragazza con palloncino, forse l’immagine più popolare dell’artista, che la dipinge per la prima volta con la tecnica dello stencil in forma non commissionata su un muro al lato di un ponte della zona di Southbank, a Londra, nel 2004. Banksy firma l’opera su una cassetta elettrica e accompagna l’immagine con un testo che recita: “C’è sempre una speranza”.

Il buffet preparato da Kesté. (Foto/Terry Sanders)

“E’ come una Mona Lisa del 21esimo Secolo – spiega Antonelli – Questa immagine è così popolare perché in modo semplice simbolizza il sentimento del nostro tempo, la disillusione, e l’abbiamo messa a fine mostra perché invitiamo le persone a prendere questo palloncino, a non lasciarlo scappare”. Ad accompagnare l’esposizione c’è anche un catalogo pubblicato da Sagep e Rizzoli International, che offre agli ammiratori una comprensione più approfondita dell’opera di Banksy, con una serie di analisi interdisciplinari da parte di curatori d’arte e professori che legano insieme vari temi complessi.

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Valeria Robecco

Valeria Robecco

Valeria Robecco è una giornalista professionista che segue le Nazioni Unite dal 2011 per l'ANSA. Collabora con diversi media italiani come Il Giornale e Panorama con un'attenzione particolare sulla politica americana e gli affari internazionali. E' presidente della United Nations Correspondents Association (UNCA) dall'inizio del 2019. Valeria Robecco is a professional journalist covering the United Nations since 2010 for ANSA, the leading Italian newswire service. She reports for several major Italian media outlets such as Il Giornale and Panorama with a special focus on US politics and international affairs. She is currently the President of the United Nations Correspondents Association (UNCA) since the beginning of 2019.

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