Diamo un aggettivo alla ceramica utilizzata per rivestire pavimenti e pareti. Il primo che viene in mente è inerte. La ceramica è per sua stessa definizione inerte: significa che sta lì, immobile, ferma sul pavimento o a parete.
La novità è che la definizione di inerte viene contraddetta da una tendenza – a metà strada tra la ricerca e il marketing – che emerge con molta decisione proprio con l’avvento del Covid 19. La ceramica sta cambiando pelle e da inerte diventa il suo contrario: attiva, viva, perfino battagliera. Alleata dell’uomo contro i micro-nemici invisibili, batteri e virus.

Questo fronte è tutto italiano e vede in prima fila alcuni grandi gruppi che esportano in tutto il mondo. Prima di entrare nel merito dobbiamo partire da un bisogno che la pandemia reso primario. Quello di un’igiene profonda delle superfici, che annienti i batteri e faccia fronte anche al famigerato Coronavirus, responsabile della morte di tre milioni di persone. Un’esigenza per gli ambienti domestici e ancor più per quelli comunitari, per alberghi, ristoranti, negozi. Perché non pensare allora a un pavimento in ceramica capace di annientare batteri e virus, riducendo anche le particelle nocive nell’aria?
L’Italia è la patria delle piastrelle con il suo comprensorio emiliano, tra le province di Modena e Reggio Emilia. E i rivestimenti in grandi lastre, che imitano il marmo, la pietra, il legno e il cemento, rappresentano un elemento fondamentale di design nella logica oggi prevalente del “total look”.

Così alcune aziende, che per ora si contano sul palmo di una mano o al massimo due, hanno lanciato sul mercato prodotti addizionati con sostanze dal potere battericida. Li stanno pubblicizzando, accompagnati da certificati di laboratori e centri di ricerca universitari, e hanno investito molti soldi per aggiudicarsi una leva competitiva nuova rispetto ai concorrenti più tradizionali.
Il settore sta mostrando anche in questo senso un’indubbia capacità di reazione alla crisi dell’economia. È presto per dire se con questi prodotti antibatterici siamo di fronte a un nuovo standard. Se, come è successo per l’auto elettrica, presto tutti metteranno in catalogo prodotti di questo tipo.
Il paragone spontaneo è con l’alimentazione arricchita, che riguarda quei prodotti – dal latte agli yogurt, alle farine – che aggiungono vitamine, minerali, probiotici, Omega3 atti a prevenire problemi legati all’età e allo stile di vita. Sostanze che apportano benefici ulteriori, con cui ci assicuriamo di aggiungere micronutrienti per carenze specifiche, vere o indotte dal marketing. Parliamo di alimenti di base che addizionati e arricchiti hanno conquistato negli anni una fetta sempre più ampia di mercato. E fasce di prezzo premium che incoraggiano e ripagano degli investimenti.
Nel caso delle ceramiche, l’idea è stata quella di aggiungere, durante il processo produttivo, sostanze che attivino una risposta chimica contro i micro-organismi nocivi. In questo modo, al contatto con il pavimento o la parete ceramica, batteri, virus e particelle inquinanti vengono annientati. Con l’aiuto dell’azione fotocatalitica e anche no.
Guardiamo alcuni casi. Il Gruppo Italcer, cresciuto molto in pochi anni per acquisizioni di aziende del comparto, l’ultima in Spagna, ha lanciato “Advance®”, prodotto molto forte perché nella pubblicità è scritto che “combatte il coronavirus”, oltre al resto.

Il Ceo Graziano Verdi, che ho intervistato poche settimane fa, ha spiegato la nascita del prodotto: “Eravamo stati con Alberto Forchielli del Fondo Mandarin Capital Partners, l’azionista di riferimento, in diverse prestigiose università americane per chiedere di lavorare su questa nostra idea. Ci hanno risposto che non era possibile perché alla prova della cottura della ceramica, a 1200 gradi Celsius, qualsiasi effetto sarebbe stato annullato. E invece è bello vedere che competenze italiane, in particolare quelle del professor Isidoro Giorgio Lesci, sono ancora più elevate di quelle americane: loro avevano alzato bandiera bianca mentre noi abbiamo innalzato il tricolore”.
Dietro a questi nuovi prodotti si legge l’orgoglio e la ricerca italiana. Sì perché il tema era proprio riuscire a superare la barriera del fuoco di cottura delle ceramiche, quei 1200 gradi capaci di uccidere le componenti antibatteriche aggiunte. Avere il fuoco come alleato, non nemico.

Il Gruppo Marazzi ha lanciato “Puro”, una serie di lastre in cui – come riportato sul sito – “l’additivo agli ioni di argento viene incorporato nel processo produttivo della ceramica prima della cottura a 1200° C, diventando parte integrante del prodotto. Non è, quindi, uno strato aggiunto alla superficie ceramica, che può essere scalfito o deteriorato, bensì è un trattamento irreversibile che garantisce una protezione antibatterica costante nel tempo”.
Casalgrande Padana, altro marchio di riferimento del settore, è stata una delle prime aziende a scommettere su prodotti antibatterici. La loro formula si chiama“Bios Antibacterial® e viene descritta come “l’esclusivo trattamento a base di argento in grado di eliminare al 99% i batteri presenti sulla superficie ceramica. La capacità antibatterica è incorporata in modo permanente nelle lastre ed è sempre attiva, sia in presenza di luce sia al buio e, al contrario di molti prodotti presenti sul mercato definiti antibatterici, non ha bisogno di raggi UV per l’attivazione”.
Quarto esempio viene da Iris Ceramica Group con i prodotti della famiglia Active Surfaces. Anche loro fanno riferimento al Coronavirus e alla collaborazione con un laboratorio universitario. “La nuova tecnologia fa ancora uso di biossido di titanio in forma micrometrica ma permette una migliore uniformità nella distribuzione del materiale fotoattivo sulla superficie delle lastre, aumentando l’efficienza del processo fotocatalitico”, dichiarano.
Infine Panaria Group. “Le superfici ceramiche Protect® hanno un vero scudo antibatterico agli ioni d’argento incorporato nelle piastrelle, che elimina fino al 99,9% dei batteri dalla superficie”.
Ognuno di questi grandi gruppi racconta una storia, di ricerca e tecnologia, di investimenti nel momento tragico che stiamo vivendo. Con la voglia di aprire un capitolo nuovo nella millenaria storia della ceramica, quello della sfida ai micro-nemici a colpi di ossidi e biossidi, d’argento, titanio o chissà cosa. Aziende che si confrontano sui mercati internazionali con prodotti che portano avanti la bandiera dell’innovazione “made in Italy”, oltre che della bellezza.