Perché organizzare a New York una mostra di disegni d’architettura che hanno per tema la casa nella campagna romana? No, non si tratta affatto di una forzatura ma piuttosto di un doveroso omaggio, a distanza di quarant’anni, ad un periodo decisivo in cui persino la Grande Mela guardava con ammirazione a ciò che accadeva sulle rive del Tevere.
Ammettiamolo, troppo spesso quando oggi pensiamo a Roma immaginiamo una città contraddittoria lacerata da un’insanabile conflitto tra la sua bellezza antica e lo sfacelo, immutabile e rassegnato, dei nostri tempi.
Sul volgere degli anni Settanta, a dire il vero, la situazione era anche peggiore. Un decennio di tensioni e sangue e una classe politica a dir poco conservatrice avevano gettato la città in quello che sembrava essere un declino inarrestabile. Fu a quel punto che accadde però qualcosa di imprevisto che proiettò quella stessa città, in appena un decennio, tra le avanguardie non solo d’Italia ma del mondo intero.
A partire dal 1977-78, l’anno drammatico dell’omicidio Moro e dei tre Papi ma anche della prima giunta di sinistra capeggiata da Argan, si innescherà una sorta di rivoluzione culturale impressa — oggi sembra impossibile dirlo — anche dall’architettura.
Quella che si aprì non fu però una stagione di grandi costruzioni o imponenti cantieri -cosa abbastanza eccezionale per Roma- ma piuttosto una sorta di rinascimento teorico, intangibile e fondamentalmente culturale.
L’effimera Estate Romana fu inventata da Nicolini nel 1977, mentre l’anno successivo Piero Sartogo proporrà il progetto Roma Interrotta in cui la comunità architettonica internazionale, per la prima volta, prova a immaginare un nuovo futuro per la città attraverso il disegno. Tra i protagonisti di quell’avventura ricordiamo Robert Venturi, Macheal Graves e Aldo Rossi nomi di importanza mondiale che di lì a poco daranno vita alla prima, storica, Biennale di Architettura di Venezia inventata proprio da un’altro protagonista della Roma di quegli anni come Paolo Portoghesi.
La Città Eterna e il disegno diventano insomma il centro di una nuova concezione che affascinerà più di ogni altro soprattutto gli architetti statunitensi, molti dei quali si erano formati proprio all’Accademia Americana che dal 1913 sorge sul Gianicolo.
La mostra che inaugurerà questo mercoledì 7 dicembre alla Ierimonti Gallery di Manhattan, dal titolo Re-Constructive Architecture, vuole dunque rendere simbolicamente omaggio a questo periodo e si propone di farlo in modo tutt’altro che banale, non attraverso una nostalgica retrospettiva ma proponendo al contrario gli interessanti progetti, ovviamente immaginati attraverso il disegno, di una generazione di professionisti nati proprio in quegli stessi anni. Tredici giovani architetti per tredici visioni di una casa nella campagna romana messi a confronto con tre grandi protagonisti di allora e cioè i viennesi Coop Himmelb(L)au, Peter Eisenman e Bernard Tschumi.
Re-Constructive Architecture, in collaborazione con la Consulta Giovani Architetti di Roma e curata da Jacopo Costanzo e Giovanni Cozzani, nasce in controtendenza cercando di recuperare un dibattito perso anni fa e ostacolato da un sistema di stelle ingombrante in cui l’approccio teorico, critico e storico tenta di ritrovare la dimensione riflessiva che sottende proprio al soggetto architettonico.
Un omaggio a quel decennio che è programmaticamente annunciato dal titolo che cita la storica mostra Deconstructive Architecture, curata da Philip Johnson, che si svolse nell’estate del 1988 proprio al MoMA di New York e che può essere considerata l’atto celebrativo ma allo stesso tempo anche conclusivo di quel decennio straordinario iniziato proprio a Roma. Quella mostra newyorchese annoverava sette importanti protagonisti, tra i quali appunto Coop Himmelb(L)au, Peter Eisenman e Bernard Tschumi. Lo sguardo attento al passato si coniuga dunque con una riflessione proiettata al futuro con l’augurio, ambizioso, di rimettere in moto un dinamismo che, sulle due sponde dell’Atlantico, sembra essersi arrestato proprio da allora.
La mostra sarà aperta fino al 10 febbraio.