Il popolo del fumetto ha i suoi miti e riti, i suoi punti di incontro ed eventi da non perdere. Tra questi il famoso ComicCon che, come avevamo già avuto modo di raccontare, ogni anno porta a New York migliaia di appassionati da tutto il mondo, italiani inclusi. Tra questi Andrea Broccardo, che aveva già partecipato lo scorso anno quando gli si è aperta una porta di quelle che cambiano la carriera: quella della più famosa casa editrice di comics d’America, la Marvel. Da allora, Broccardo ha firmato serie come Star Wars, X-Men, Civil War ed ha appena consegnato una storia per il numero speciale annuale di All-New X-Men e sta lavorando a una mini serie di Doctor Strange/Punisher. E così quest’anno Broccardo è tornato a New York non più in veste di semplice appassionato ma come professionista... o meglio, entrambe le cose…
Della precedente edizione, Andrea Broccardo ha ricordi entusiastici: “Il primo impatto, entrando, fu con i velociraptor animatronics di Jurassic Park! Fu commovente…. E poi gli stand con armature ed asce da guerra, gli oggetti di scena, i robot dei set, e ben quattro zone riservate ad aziende cinematografiche ed a video e realtà virtuali … Insomma, un sogno ad occhi aperti! Ma la parte che più mi colpì fu la self area con autoproduzioni americane, molto ampia e splendidamente allestita: un segno che esiste un forte interesse verso le nuove idee e verso la partecipazione di giovani case editrici, in tal modo messe in condizione di crescere”.
Il contatto lavorativo con la Marvel è avvenuto proprio durante il ComicCon e nel giro di poche settimane al disegnatore astigiano è stato commissionato il primo lavoro. Tornare quest’anno, ci ha raccontato, è stato nuovamente emozionante: “Soprattutto per l’impatto con una macchina organizzativa colossale, che propone dai panel agli stand ai gadget alle interazioni dei giochi, meccanismo davvero coinvolgente per chi ama questo genere di cose! Dalle serie TV ai fumetti auto-prodotti, tutto è affascinante e ben presentato. Le proiezioni dei trailer e le presentazione di film con partecipazione di attori, sceneggiatori, registi, rimangono una formula molto coinvolgente. Per quel che mi riguarda è stato particolarmente emozionante essere riconosciuto come professionista da alcuni lettori e dai colleghi disegnatori, è anche così che ho avuto modo di conoscere un sacco di persone interessanti”.

L’anno scorso come quest’anno, ad accompagnarlo c’era Barbara Nosenzo, colorista, legata ad Andrea anche dall’amore per il fumetto. “Venire al Comic-Con l’anno scorso portando con noi i lavori da proporre è stata una mia iniziativa. In Italia e in Europa partecipiamo spesso, da anni, a questi eventi, allo scopo di sottoporre le nostre tavole agli editori e ai disegnatori, e soprattutto per far tesoro di consigli e, perché no, di critiche. Tutto è utile per migliorarsi. Avevo anche la netta sensazione che a New York si potesse verificare una svolta”.
Lo stile di Andrea Broccardo, che ha collaborato con Bonelli, è infatti molto affine a quello americano. E proprio in America il fumettista è riuscito a farsi notare. “Le nostre manifestazioni [italiane, ndr] — spiega Broccardo — sono più orientate all’editoria nel senso stretto del termine. C’è inoltre una crescente attenzione nei confronti delle case editrici non solo italiane. In USA gli standisti sono in particolare americani, ma con possibilità di contatto più dirette e molta disponibilità a vagliare proposte. Non ci sono aree dedicate esclusivamente al business, ma è agevole sottoporre i propri lavori e se si viene selezionati, in breve si attiva la collaborazione”.
Un messaggio, quindi, anche per altri giovani professionisti del settore che vogliano farsi conoscere: il modo migliore è presentarsi direttamente. “In particolare a NYC amano il contatto diretto anche se poi è possibile lavorare a distanza. Alcune aziende, le più importanti, sono organizzate per la portfolio review e se sei selezionato puoi ripresentarti il giorno successivo per un colloquio, altre invece chiedono di inviare il materiale via email per poterlo esaminare in seguito. Questo, a mio avviso, è un segnale di apertura nei confronti degli esordienti, perché, come dicono qui, dietro l’angolo potrebbe esserci il grande disegnatore. Ogni sito di editori americani contiene il link ‘lavora con noi’ a dimostrazione di un interesse reale verso nuove collaborazioni, ma un contatto face to face può fare la differenza”.