Lo scultore romano Roberto Almagno non possiede un telefono né un computer. È davvero un uomo di natura e, anche se a un primo sguardo potrebbe non apparire evidente, non restano dubbi dopo aver visitato la sua nuova mostra alla Casa Italiana Zerilli Marimò della NYU dal 28 ottobre al 16 dicembre, dove l'artista ha letteralmente portato un pezzo dei suoi amati boschi tra il cemento di New York City.
Quello che ad occhio nudo sembrerebbe ferro è in realtà legno, deformato e trasformato rispetto alla sua forma naturale, tanto da apparire irriconoscibile. Le installazioni di Almagno sembrano galleggiare allegramente dalle pareti bianche della galleria e innalzarsi fluidamente nello spazio vuoto.
Almagno ha lavorato con l'argilla, il gesso e la pietra, ma quando scoprì il legno nei primi anni '80, questo materiale finì per definire la sua carriera artistica. “Il legno è un materiale molto nobile, povero, ma nobile. Ed è molto vivo”, ha raccontato a La VOCE. Il particolare procedimento utilizzato dall'artista, comporta la pratica di una tecnica molto antica: Almagno prima scortica il legno, poi lo immerge in acqua, poi lo brucia e lentamente lo piega fino a raggiungere la curvatura desiderata.
L'aspetto più curioso della sua opera scultorea è il modo in cui si libra senza sforzo nello spazio, come se fosse libera da gravità. Usando una tecnica segreta che l'artista non vuole rivelare, connette fisicamente gli elementi delle sue installazioni attraverso legami così sottili che le parti che compongono le sue opere sembrano sollevarsi da terra eleganti, senza peso, mistiche, e con grazia sembrano galleggiare l'una sopra e intorno l'altra.
“È un'arte molto laboriosa, ma io non mi preoccupo del tempo. Cerco sempre di arrivare alla conclusione di una scultura con la stessa freschezza e quel senso iniziale di gioia e meraviglia”, ci ha detto l'artista. Che riesca, col solo uso delle mani, ad ottenere forme perfettamente lisce e curvilinee è una prova delle sue abilità artigianali. Almagno vede il suo rapporto con i materiali come una cosa personale e quindi si rifiuta di utilizzare la tecnologia o ricorrere all'aiuto altrui. “Sono sculture che nascono da me e solo a me. Dal primo momento, quando raccolgo la legna, fino all'installazione, tutto è fatto con le mie mani. Se qualcuno mi aiuta, mi sento come se l'opera non fosse più mia. Devo sentirla come mia”.
Nonostante il fatto che la sua arte dipenda così fortemente dall'uso del legno, Almagno non ha mai tagliato un ramo di un albero: “giuro, mai”, insiste. L'artista vive nel centro di Roma, ma quando sente il bisogno di sfuggire al caos urbano, si ritira nel bosco. “Mi piace meditare, ascoltare il silenzio della natura. È molto emozionante per me. Cerco e raccolgo i rami caduti a terra, li porto nel mio studio e li lascio lì, in attesa che siano loro a chiamarmi. Li sento sempre chiamare”.
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