Il 9 ottobre il Center for Italian Modern Art apre le porte al pubblico per la sua terza stagione espositiva, dedicata a Giorgio Morandi, sicuramente uno dei più conosciuti e amati pittori italiani dell’era moderna. La sua opera è stata in passato protagonista di innumerevoli mostre, fra cui la più recente Giorgio Morandi 1890-1964 al Metropolitan Museum of Art di New York nel 2008.
Non c’è più nulla da dire su Morandi dunque? O la mostra del CIMA è in un qualche modo diversa dalla precedenti? L’installazione presentata dal Center for Italian Modern Art, che comprende circa quaranta opere, si focalizza sul periodo meno studiato ed esibito di Morandi: gli anni Trenta. In questo periodo l’artista diviene professore di Incisione presso l’Accademia di Belle Art di Bologna, dove aveva studiato da ragazzo, consolidando la propria ricerca artistica attraverso un focus intellettuale coerente ma dalle infinite variazioni formali: elementi che lo portarono ad essere annoverato fra i più acclamati artisti italiani del XX secolo.

Giorgio Morandi, Autoritratto, 1930 (Collezione privata) ┬® 2015 Artists Rights Society (ARS), New York/SIAE, Rome.

Da sinistra a destra: Veduta di installazione di Natura Morta, 1931 (MART Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, Collezione Giovanardi) e Natura Morta, 1929 (Collezione Mattioli)
Caratterizzati da pennellate materiche e numerose sperimentazioni formali, i lavori di questi anni gettano luce su un lato inaspettato della pittura di Morandi, illustrando un artista la cui complessa ricerca trascende le forme armoniose e i colori delicati per i quali è conosciuto internazionalmente. Alcuni dei lavori, quali l’Autoritratto del 1930 in cui l’artista scruta inerte l’osservatore, sono ora esposti negli Stati Uniti dopo quasi cinquant’anni.
Inoltre, per la prima volta negli USA, la mostra del CIMA riunisce opere provenienti dalle collezioni private di due fra i maggiori collezionisti di Morandi: quella di Augusto Giovanardi (donata al Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto in Italia) e di Gianni Mattioli, entrambi amici e mecenati dell’artista: riprova ne sono le due nature morte floreali che il pittore creò in occasione della nascita delle figlie di entrambi.

Il Cactus, 1917-19 (Collezione Privata) ┬® 2015 Artists Rights Society (ARS), New York/SIAE, Rome.
Sebbene incentrata sugli anni Trenta, la mostra offre l’opportunità di esplorare la continuità artistica di Morandi includendo opere dell’inizio e fine della sua carriera. Un’opera di grande rilievo degli anni Dieci è Il cactus, il cui intervento conservativo in vista della mostra al Metropolitan Museum del 2008, avviato dalla fondatrice e presidentessa del CIMA Laura Mattioli, portò alla scoperta sul retro di un Autoritratto che per decenni era stato considerato distrutto. In mostra è anche un oggetto in rame realizzato da Morandi come modello per i propri dipinti, l’unico parte di una collezione privata: tutti gli altri oggetti creati o modificati da Morandi sono ora conservati nel museo a lui dedicato a Bologna. Questo oggetto misterioso ed inutilizzabile, uno dei molti da lui creati con materiali di scarto, si ritrova dipinto in due opere degli anni Sessanta presenti in mostra.

Veduta di installazione di Natura morta, 1963 (Collezione Privata), Natura morta, 1960 (Collezione Privata) ed oggetto in rame, s.d. (Collezione Privata)

Alcune delle fotografie degli oggetti di Morandi di Joel MeyerowitzÔÇÖs, 2015 (Courtesy of the Artist)
Giorgio Morandi è stato a lungo considerato “l’artista degli artisti”, essendo la sua opera un elemento tuttora fondamentale nel discorso artistico globale. In linea con la mission del CIMA di sviluppare un dialogo internazionale circa l’arte moderna italiana e in continuità con le stagioni espositive precedenti che hanno visto un maestro italiano del XX secolo a fianco di artisti contemporanei, la mostra presenta quattro artisti viventi la cui opera si relaziona a quella di Morandi: Tacita Dean con una serie di fotografie tratte da un video sugli affascinanti segni che Morandi lasciava sul proprio piano di lavoro per collocare gli oggetti che gli facevano da modello, una grande scultura di Wolfgang Laib in cera d’api in dialogo materico con le dense opere di Morandi degli anni Trenta, la serie fotografica di Joel Meyerowitz sugli oggetti che il pittore bolognese usava da modelli ed una fotografia di Matthias Schaller della tavolozza diafana dell’artista.

Autoritratto, 1917-19 (Collezione Privata) ┬® 2015 Artists Rights Society (ARS), New York/SIAE, Rome.
Un ricco calendario di incontri con artisti contemporanei, proiezioni e convegni accompagneranno la mostra. Fra gli eventi di maggior rilievo in autunno è la conversazione fra Janet Abramovicz, ex assistente di Morandi ed artista newyorchese, ed Emily Braun, docente di Storia dell'Arte alla CUNY e curatrice della mostra Alberto Burri: The Trauma of Painting al Solomon R. Guggenheim Museum, che si terrà il 7 novembre e presenterà l’esperienza dell’artista statunitense al fianco dell’artista bolognese. Il calendario completo degli eventi in programma è disponibile sul sito del Center for Italian Modern Art dove si possono anche acquistare i biglietti della mostra.
*Ilaria Conti è Exhibition & Program Associate del CIMA.
Questo articolo viene pubblicato anche sul blog del CIMA.
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