Nonostante la quantità delle opere sopravvissute e nonostante le numerose analisi attraverso i secoli, la figura di Andrea del Sarto nella storia della pittura conserva tuttora un che di misterioso e un giudizio univoco non è stato ancora pronunciato. Per questa ragione è di specialissimo interesse una mostra su questo grande maestro del Rinascimento (1486-1530) organizzata con l’assidua partecipazione della Galleria degli Uffizi e del gabinetto dei disegni e stampe fiorentino, dal museo Getty di LosAngeles e dalla Frick Collection di Manhattan che, aperta per tutta l’estate in California sta per trasferirsi adesso a New York.
L’incertezza su Andrea d’Agnolo, detto del Sarto dalla professione del padre, si può dire incominciata da quello che scrisse di lui Giorgio Vasari, che nella prima edizione del suo famoso libro di biografie, uscita nel 1550, ne parla come di un perfezionista (“senza errori”), ma dominato dalla moglie Lucrezia – la sua modella quasi in ogni quadro – e rimasto “povero e basso”, incapace di sollevarsi nelle massime sfere, mentre nella seconda (1568) rivede totalmente questo giudizio chiamandolo “un eccellentissimo pittore” e “un ingegno raro”. È chiaro che quest’ambiguità risulta dalla tendenza di Vasari, lui stesso allievo di Andrea del Sarto, di mettere in buona luce soprattutto se stesso nelle mutevoli circostanze politiche della Firenze del tempo. Ciò non toglie che essa abbia concorso agli alti e bassi subiti nei secoli da questo artista che, giudicato da molti all’altezza e anche addirittura al disopra di Leonardo e di Raffaello, ricade poi nel Settecento in relativa oscurità.

Ritratto di giovane uomo, 1517-18 ca, Andrea del Sarto, olio su tela. Courtesy © The National Gallery, London. Bought, 1962
Ancora agli inizi del Novecento Bernard Berenson lo taccia di scarsa immaginazione. Le revisioni positive sono praticamente incominciate alla metà del secolo scorso e in occasione del cinquecentenario della nascita nel 1986. Con l’intensa ricerca svolta dai conservatori dei musei fiorentini e poi da quelli americani, imperniata soprattutto sulla straordinaria tecnica del disegno a matita rossa sviluppata da Andrea, delle sue innovazioni coloristiche in un periodo in cui la pittura fiorentina stava abbandonando la tecnica della tempera per sviluppare quella del colore a olio proveniente dal Nord, nonché dall’influenza esercitata da lui e dalla sua fiorentissima bottega (oltre a Vasari furono suoi allievi Pontormo, Rosso Fiorentino e Francesco Salviati, solo per nominare i maggiori), l’originalità, lo spirito innovativo e la forza dell’opera di Andrea del Sarto vengono rivendicate.
La mostra che al Getty è rimasta aperta tutta l’estate e che alla Frick Collection – già abitazione di uno dei grandi industriali della “gilded age” americana – si apre il 7 ottobre (sarà in corso fino al 10 gennaio) è intitolata Andrea del Sarto: The Renaissance Workshop in Action. Porta questo nome proprio perché nell’opera di questo pittore è necessario vedere non solo la luminosità e lo stupendo realismo che gli assicurano uno dei posti più elevati nell’arte del tempo, ma anche la potenza di un insegnamento che doveva presto portare a una trasformazione dell’arte pittorica, in Italia e anche in Francia, in direzione di una ricerca naturalistica e insieme spirituale chiamata prima la “bella maniera” poi il manierismo.

Studio per la testa di Giulio Cesare, Andrea del Sarto, 1520-21, Sanguigna su carta. Courtesy: @ Metropolitan Museum of Art, New York *
La mostra raduna, da tutti i principali musei del mondo e da collezioni private, più di cinquanta dei 180 disegni sicuramente attribuibili ad Andrea, e molte delle relative tele a olio; ed è imperniata in parte significativa sullo studio del rapporto tra i primi e le seconde, molto più variabile e importante già nel Rinascimento attraverso numerose tecniche come i cartoni, il ricalco, lo spolvero di quanto non sia oggi.
Una parte dell’esposizione illustra gli ineressantissimi risultati della ricerca attraverso riflessografia intrarossa che consente di vedere attraverso la tela il disegno originario e successivamente di paragonare lo stesso ai disegni preparatori, moltissimi nel caso di Andrea del Sarto e della sua scuola. Ma uno degli oggetti principali del vasto studio curatoriale collettivo che ha preceduto la mostra, e adesso uno degli aspetti più attraenti della stessa, sono i disegni finiti, quelli cioè con fine a se stessi, alcuni dei quali, come una testa di Giulio Cesare, una testa di giovane donna e un autoritratto su mattonella, sono di raffinatezza insuperabile ed enorme forza espressiva.
Una settimana dopo l’inizio della mostra alla Frick collection, cioè il 14 ottobre, il vasto risveglio d’interesse nell’opera di Andrea del Sarto sarà testimoniato anche nelle gallerie del Metropolitan Museum of Art, distanti dalla Frick solo una dozzina di isolati, con un’esposizione centrata su una delle principali tele in possesso del museo, una Sacra famiglia con san Giovanni Battista giovane, attorniata da dipinti contemporanei.