In Europa e in Italia si salvano le vongole, ma si lasciano morire le persone. Quando sui media si sente parlare di qualcosa che ha provocato molti morti, tutti si domandano: “Possibile che non sia stato possibile far niente per evitarlo?”.
È stato così per l’ultima epidemia del virus Ebola (che ha causato circa diecimila morti in tutti i Paesi africani in cui si è diffusa). I telegiornali ne hanno parlato per mesi, incessantemente. È così quando si sente parlare di migranti che sono annegati nel tentativo di raggiungere l’Europa attraversando il Mediterraneo (il rapporto Deaths at the Borders of Southern Europe, parla di 3188 morti tra il 1990 e il 2013 ai quali però se ne devono aggiungere altrettanti negli ultimi due anni). In entrambi i casi la mobilitazione nazionale ed internazionale è stata spaventosa: missioni mediche, esercito, missioni navali, studi e ricerche. Tutto per cercare di evitare queste morti o almeno di ridurle.
Stranamente, però, c’è un altro fenomeno che provoca ogni anno un numero di morti molto maggiore (si parla di circa 80mila morti all’anno e centinaia di migliaia di malati gravi) solo in Italia, ma nessuno dice una parola. Ogni anno, in Italia, sono 83mila le persone che muoiono a causa del fumo (nel mondo si parla di diversi milioni di morti, molti di più di quelli delle peggiori epidemie di cui sono stati riempite le prime pagine dei giornali).
Morti che sarebbe facile evitare: basterebbe vietare la vendita di sigarette. Le misure adottate fino ad ora, infatti, oltre ad essere ridicole e biasimevoli moralmente (perché uno Stato che dice di prendersi cura della salute dei sui cittadini e che impone l’uso delle cinture di sicurezza e del casco ai motociclisti, dovrebbe consentire il fumo ben sapendo – tanto da obbligare i produttori a scriverlo sulle confezioni – che provoca la morte?), non hanno sortito alcun effetto.
E già si sa che servirà a poco la campagna 2015 contro il tabagismo appena lanciata dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin dal titolo: “Ma che sei scemo?”.
Del resto, lo Stato sa bene quali sono le conseguenze del fumo. I numeri li ha detti lo stesso ministro in occasione della presentazione della campagna: oggi il tabacco provoca più morti di alcool, Aids, droghe, incidenti stradali, omicidi e suicidi messi insieme e l'epidemia da tabacco è una ''delle più grandi sfide di sanità pubblica della storia'', tanto che l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha definito il fumo di tabacco come ''la più grande minaccia per la salute nella regione europea''.
Eppure nessuno fa niente di concreto. Né in Italia, né in Europa. Nessuno pensa nemmeno lontanamente di vietare la vendita di sigarette e derivati del tabacco. Anche la decisione, presa con la legge Sirchia del 2003, di vietare il fumo nei luoghi chiusi e di proibire il fumo ai minori non è servita a niente: secondo un'indagine 2014 svolta in collaborazione con l'Università di Torino, il 63,9 per cento dei minori non ha ricevuto alcun rifiuto dal rivenditore, né alcuna richiesta di verifica del documento d’identità.
Inutili anche le campagne fino ad ora promosse: l'80% di chi ha tentato di smettere, secondo dati Istat, ha fallito.
Né pare che la situazione sia molto diversa nel resto d’Europa. La direttiva che, come ha detto la ministra Lorenzin, prevede “novità importanti, a partire dal divieto di fumo in auto davanti a minori e donne incinte e il divieto di vendita a minori di 18 anni anche di sigarette elettroniche con nicotina'', in Italia non è stata ancora recepita. E in Europa, come in Italia, il numero di morti e di malati gravi causati dal fumo è spaventoso.
La verità è che della salute dei cittadini non interessa niente a nessuno. Non interessa alle aziende che stanno dietro al commercio delle sigarette e similari, non interessa allo Stato che, solo di accise e IVA caricati su questo commercio, incassa quasi una decina di miliardi di Euro ogni anno (ai quali bisogna aggiungere tutto il resto del settore, dalle tasse delle attività alle licenze etc. etc.). Non interessa all’Unione Europea. La stessa che, da un lato, è pronta ad imporre regole ferree sulle dimensioni delle cozze e delle vongole e a controllare che nel piatto dei ristoranti non finiscano mitili di dimensioni sbagliate, la stessa che ordina (pena sanzioni salate) ai Paesi membri quanti decilitri di latte devono mungere da ciascuna mammella di una mucca. Un Unione Europea che poi si guarda bene dal disturbare gli affari delle multinazionali e mettere al bando le sigarette. Lo fa ben sapendo che sarebbe stato facile evitare queste morti: l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha ripetutamente confermato che il fumo è “la prima causa di morte evitabile al mondo”. E, invece, milioni di persone ogni anno continuano a morire solo perché che nessuno ha ritenuto necessario fare niente per evitarlo (a meno di blandi consigli pressoché inutili).
Nessuno parla. Tutti tacciono e fingono di non conoscere gli effetti di questa piaga che causa un numero di morti ben maggiore di quelli causati dal virus Ebola: ogni anno sono decine e decine le migliaia di cittadini europei che moriranno e decine di milioni si ammaleranno di malattie terribili. Cittadini europei e italiani che vedranno la loro vita e i loro sogni andare in fumo. Quello di una sigaretta.
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