Chiusa la mostra del CIMA Medardo Rosso, a fine giugno, ci siamo concessi un po' di tempo per esplorare alcune delle altre organizzazioni artistiche del nostro quartiere. CIMA fa parte del Soho Arts Network (SAN), una famiglia di circa 15 spazi d'arte senza scopo di lucro a Soho. Come tirocinante per il programma estivo del CIMA, sono stata introdotta a questa vasta rete di gallerie e musei e ho avuto modo di esplorare quello che questi spazi hanno da offrire.
Il Soho Arts Network nasce con la missione di “sostenere la storia creativa di Soho e la sua comunità artistica in crescita”. La rete è stata creata proprio dal nostro Center for Italian Modern Art. Le organizzazioni culturali che riunisce cercano di combattere l'errata percezione che Soho abbia "perso" la sua comunità artistica, fornendo una piattaforma per collaborazioni creative tra le istituzioni e i leader del mondo dell'arte. A testimoniare in modo evidente il loro successo nel diffondere la conoscenza della comunità artistica di Soho è stata la partecipazione del gruppo alla Armory Arts Week di quest'anno.
Uno dei membri del SAN più vicini al CIMA è lo Storefront for Art and Architecture, situato nello stretto e accogliente spazio all'angolo tra Centre e Kenmare Street. Fondato nel 1982, Storefront ha l'obiettivo di creare un dibattito e stimolare idee all'incrocio tra arte e architettura e si impegna a portare avanti posizioni innovative e critiche. Fino a qualche giorno fa lo spazio ha esposto Facing East: Chinese Urbanism in Africa, una mostra che accende la curiosità sulle relazioni sociali internazionali e sulla rapida evoluzione del paesaggio urbano africano. Curata da Michiel Hulshof e Daan Roggeveen, un giornalista e un architetto provenienti dai Paesi Bassi, la mostra presenta una serie di fotografie scattate dai due nei loro viaggi tra sei città africane.

Un’immagine della mostra “Facing East” allo Storefront. Foto: Cecilia Erica Blume.
Essendo nata tra due culture diverse (inglese e giapponese) e cresciuta tra i due continenti, mi interessava capire l'incontro tra due culture e città molto dissimili, separate da leghe di mare e terra. Le foto esposte mostrano scene di ordinaria vita quotidiana in Africa, in cui si può intravedere l'influsso della cultura e della tradizione cinese. Questo fenomeno di influenza culturale cinese in Africa è stato interpretato da alcuni, tra cui Hillary Clinton, come una nuova forma di colonialismo. In Facing East, tuttavia, l'approccio di Roggeveen e Hulshof non esalta, né critica questa connessione. Se la Cina "dona" e finanzia nuove infrastrutture, strade, edifici e monumenti nazionali nelle città africane in espansione, la potenza orientale lascia il segno anche su una più ridotta scala: le immagini mostrano un estintore in un edificio in cui le istruzioni sono tutte scritte in cinese o lo schermo di un bancomat che proietta immagini di architettura cinese accompagnate dalle parole “come se non te ne fossi mai andato da casa”.

Un’immagine della fotografia che mostra il monitor di un bancomat in Nigeria allo Storefront. Foto: Cecilia Erica Blume.
Insieme ad altri tirocinanti del CIMA, ho visitato anche The Drawing Center su Wooster Street. Questa galleria ha un continuo ricambio di mostre e vale la pena controllare ogni mese per vedere le ultime proposte. The Drawing Center è orgogliosamente dedito al “medium del disegno come mezzo fondamentale, dinamico e rilevante per la cultura contemporanea, il futuro dell'arte e il pensiero creativo”. Le loro attività comprendono sessioni di disegno aperte al pubblico, programmi di istruzione e una serie di pubblicazioni.

The Drawing Center. Foto: Paul Warchol. Courtesy of the Drawing Center.
Durante la nostra visita abbiamo avuto modo di vedere la mostra Robin Rhode: Drawing Waves (fino al 30 agosto e assolutamente da non perdere). Rhode, artista sudafricano di nascita ma attivo in Germania, ha lavorato con un gruppo di bambini tra gli 8 e i 10 anni per creare un grande murale al piano inferiore del Drawing Center. I pezzi più caratteristici dell'opera di Rhode spesso includono fotografie in stop-motion, in cui il soggetto viene fotografato come nel mezzo di un movimento, mentre finge di eseguire un'azione. Questo particolare murale è iniziato con ritagli in vinile nero di navi mercantili della metà del XVII secolo attaccate al muro; poi, l'artista ha invitato i bambini a disegnare le linee delle onde su tutta la larghezza del muro, utilizzando grossi pastelli ad olio realizzati su misura. Il risultato è un caos ispiratore, fatto di linee blu libere e tremolanti, che riesce tuttavia a suscitare una sensazione di tranquillità nello spettatore che cammina da un capo all'altro del murale, seguendo le linee disegnate dai bambini.

Due viste dell’installazione di Robin Rhode. Foto: Cecilia Erica Blume.
Trascorrere i tre mesi del mio tirocinio in giro per la zona di Soho, assorbendo vibrazioni come una perfetta flaneur, mi ha dato modo di interagire ogni giorno con diverse forme d'arte. Sembra assurdo pensare che qualcuno possa avere la sensazione che Soho abbia perso il suo patrimonio artistico quando ad ogni angolo di strada, tra una boutique e l'altra, si trova uno spazio dedicato al design, all'architettura, alla fotografia e così via. Il Soho Arts Network certamente contribuisce ad aumentare l'apprezzamento per queste istituzioni e per la lunga e interessante storia delle arti a Soho. Non vedo l'ora di vedere i frutti della loro futura collaborazione. La prossima volta che vi troverete a camminare senza meta tra queste strade, tenete a portata di mano una mappa degli spazi del SAN e non perdetevi quello che hanno da offrire! Ce n'è per tutti i gusti.
*Cecilia Erica Blume è una stagista del programma estivo del CIMA.
Questo articolo viene pubblicato, nella versione inglese, anche sul blog del Center for Italian Modern Art.
Traduzione dall'originale inglese di Maurita Cardone.