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Bill Roorbach e la sua New York “in un angolo degli occhi”

L’autore statunitense alla vigilia del suo tour in Italia

Michele CrescenzobyMichele Crescenzo
Bill Roorbach e la sua New York “in un angolo degli occhi”

Bill Roorbach, ritratto di Pia Tacconi

Time: 3 mins read

Brunswick, Maine. 12 agosto 2024. Bill Roorbach si alza dal letto senza svegliare la moglie ed esce dalla stanza. Non riesce a dormire. È ancora su di giri per la presentazione al Curtis Memorial Library del suo ultimo libro Beep, la storia di una scimmia che salva il mondo, una metafora ironica ed ecologica dei tempi di oggi.

Cerca di distrarsi prendendo il cellulare. Lo sfiora con il polpastrello e un fascio di fredda luce grigia gli illumina il viso. Un certo Michele Crescenzo gli ha appena scritto un’email in cui gli chiede una breve intervista. Lui e il traduttore Nicola Manuppelli lo accoglieranno a Milano e lo presenteranno insieme nella libreria Alaska in occasione della pubblicazione di Vita fra i giganti, il suo primo libro edito in italiano.

Vita fra i giganti (Life Among Giants) è la storia di David Mochmeyer – brillante laureato di Princeton e giocatore della NFL – che cerca di svelare la complicata cospirazione dietro l’omicidio dei suoi genitori nel 1970. Il protagonista crede che i colpevoli siano collegati alla sua vicina, l’elegante ballerina Sylphide, il cui marito rock star è morto anche lui in circostanze misteriose. Il libro è stato selezionato nella lista Best of 2012 di Amazon, ha vinto il Columbus Dispatch ‘s Top Books del 2012 e il Maine Literary Award for Fiction, 2013.

Nelle email questo italiano gli elogia la capacità di variare tra generi: “c’è mistero, dramma familiare, narrativa sportiva, storia d’amore, narrativa letteraria in stile Gatsby. Il mondo in cui si svolge questo romanzo è ricco e vivo, brulicante di storia e atmosfera.”

Il tono dell’email diventa più confidenziale quando gli racconta che ha sorriso leggendo la sua descrizione su Instagram: “scrittore di professione, naturalista per inclinazione. Mi piace fermarmi, guardare e ascoltare. Anche toccare. E mangiare. E bere. E poi continuare. Ma solo dopo un pisolino.” Gli racconta che vorrebbe leggere la raccolta di saggi Into Woods, se ne è incuriosito dopo aver trovato una bella recensione sul Seattle Times : “Bill Roorbach è una guida brillante al mondo della natura. Riesce a combinare profonda conoscenza, descrizione e umorismo, la sua scrittura ti tira fuori dalla sedia e ti trasporta in un mondo di ruscelli, prati, alberi, insetti e castori. E ti fa desiderare di restarci.”

A questo punto Bill Roorbach è convinto che gli chiedesse della presentazione a Milano, invece gli domanda di New York. Gli spiega che vorrebbe scrivere di lui nella sua rubrica Gotham’s Writer dedicata a tutti gli autori che son passati per la Grande Mela, ma che non ha trovato nulla tra lui e quella città. Ha letto che ha svolto una serie di lavori diversi – pianista, cantate, barista, falegname, idraulico – in giro per tutti gli Stati Uniti. Poi, nel 1991, ha insegnato all’Università del Maine, poi in quella dell’Ohio, poi nel Massachusetts fino a quando – all’aprile 2009 – è tornato a scrivere a tempo pieno nel Maine. Ma New York? – gli scrive questo italiano – cosa rappresenta per lui?

Bill Roorbach sorride. Si passa una mano sulla sua grande barba bianca e risponde di getto:

New York è sempre stata in un angolo dei miei occhi fin dall’infanzia nella periferia del Connecticut. Mio padre prendeva un treno ogni giorno per andare al lavoro. Al liceo io e i miei amici prendevamo lo stesso treno per la Town, come la chiamavamo noi. E da lì al Village, dove compravamo pantaloni a zampa d’elefante, Zap Comix e sacchetti di marijuana. Mia moglie, nel frattempo, stava crescendo a Central Park West. Più tardi, alla fine degli anni ’70, ho vissuto in un enorme loft a Soho, con l’affitto a 150 $ al mese. Poi al Meat District, che chiamavamo “Meat-Ho, dove la carne incontra la carne”. Era il selvaggio West. Più tardi ancora ho vissuto qualche anno nell’Upper-Upper West Side mentre facevo il mio lavoro di specializzazione alla Columbia. E ora mia figlia, un’attrice, vive a Brooklyn. In tutti i miei anni ci sono stati pochi momenti in cui non sono stato a New York almeno una volta a stagione. Vivo nel Maine da 35 anni ormai, ma New York resta il polo sud della mia immaginazione.

Bill clicca invio. Chissà cosa ne penserà questo Michele Crescenzo. Si alza e torna in silenzio nella stanza da letto. Si china piano e si distende accanto alla moglie che dorme. Poggia una mano dietro la testa e rimane a guardare la notte scura fuori dalla finestra, gli viene in mente l’Italia, New York e l’incontro a Milano. Tiene tutto dentro di sé fino a chiudere gli occhi e addormentarsi.

 

 

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Michele Crescenzo

Michele Crescenzo

Michele Crescenzo legge e scrive, appena può. È nato a Napoli nel’77 dove si è laureato in Sociologia. Vive a Milano dal 2002, dove lavora in una multinazionale americana. La sua quotidianità è alternata da numeri e parole. Da lunghissime call conference internazionali alla stesura di articoli letterari. Scrive recensioni per Satisfiction. Gestisce “Ti ho Rivista” tabloid sul mondo delle riviste indipendenti italiane. Organizza eventi culturali alla libreria milanese Gogol&Company. Cura la column “Gotham's Writers” su La Voce di New York. Nel tempo libero scrive: Nel 2009 ha vinto il Premio Chatwin, concorso internazionale sul viaggio. Ha pubblicato racconti per antologie e riviste letterarie (‘tina, Pastrengo, Talking Milano, Lettura la newsletter del corriere della sera).

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