Al Noguchi Museum di New York, tre dipendenti sono stati licenziati per aver indossato la kefiah, il tradizionale copricapo della cultura araba e mediorientale associato alla Palestina, avrebbero violato la policy sul dress code.
Il mese scorso l’istituzione aveva adeguato le regole sull’abbigliamento, e comunicato che sarebbe stato vietato al personale presentarsi con indumenti “riconducibili a messaggi politici, slogan o simboli ideologici, per mantenere un ambiente neutrale e professionale”.
La vicenda era iniziata ad agosto, quando 14 membri dello staff avevano abbandonato il posto di lavoro come forma di protesta verso il nuovo regolamento. L’azione era stata anche accompagnata da una petizione interna, firmata da circa due terzi dei 72 lavoratori, in cui veniva richiesta una modifica della disposizione.
Dopo i licenziamenti, nel quartiere di Astoria, a Queens, dove è situato il museo si sono concentrate numerose proteste. I dimostranti hanno chiesto le dimissioni della direttrice Amy Hau e hanno distribuito volantini che fornivano informazioni sulla guerra a Gaza.
“Sono sbalordita dalla stupidità di un’istituzione che proibisce un indumento culturale. I dirigenti sostengono che vietando la kefiah si renderanno neutrali”, ha sottolineato Natalie Cappellini, una delle galleriste licenziate. “Has quando ci ha comunicato i divieti, ha evidenziato che Noguchi vuole essere un santuario lontano dalla politica. Quanto puoi essere ingenuo?”.
Fu l’artista nippo-americano Isamu Noguchi a fondare il museo nel 1974. Per ospitarlo acquistò uno stabilimento di fotoincisione e una stazione di servizio situati di fronte al suo studio, nella Grande Mela, dove aveva lavorato e vissuto dal 1961. Venne aperto ufficialmente al pubblico nel 1985 ed è tuttora famoso per le sculture realizzate in materiali come metallo, pietra, legno e osso.
Molto attivo anche politicamente Noguchi si oppose fermamente alla Seconda Guerra mondiale e nel 1942 entrò volontariamente nel Poston War Relocation Center in Arizona, uno dei campi di prigionia costruiti negli Stati Uniti occidentali per detenere cittadini giapponesi dopo il bombardamento di Pearl Harbor.