Da oggi, e fino al 7 aprile 2024, è possibile visitare al Museo del Cinema a Torino “Il mondo di Tim Burton,” la magnetica mostra dedicata al genio creativo, visionario e innovativo del regista che ha tanto positivamente sconvolto negli ultimi tre decenni la storia del cinema e della televisione con capolavori quali, tra gli altri, Beetlejuice (1988), Batman (1989), Edward mani di forbice (1990), The Nightmare before Christmas (1993), Big Fish (2003), Alice in Wonderland (2010) e, per la tv, la sitcom Wednesday-Mercoledì (2022, la seconda serie Netflix, in lingua inglese, più vista nel mondo e che tra poco torna con la seconda stagione).
L’evento, curato da Jenny He in collaborazione con la Tim Burton Productions e allestito nel seducente interno della Mole Antonelliana, è un viaggio nell’universo visionario e nella creatività del sessantacinquenne regista californiano: il nucleo principale dell’esposizione si concentra sul suo archivio personale, mostrando un’incredibile varietà della sua produzione creativa. Non solo quindi preziosi documenti (come i tanti tovaglioli dei ristoranti su cui, in attesa del cibo, ha spesso freneticamente disegnato strani personaggi o situazioni), ma anche disegni e bozzetti sui quali spiccano i temi visivi ricorrenti da cui hanno preso vita i personaggi che caratterizzano i suoi vulcanici mondi cinematografici, noti per ambientazioni spesso fiabesche e gotiche, e incentrati per lo più su temi quali l’emarginazione e la solitudine.
Due le “ciliegine sulla torta” offerte al pubblico: l’opportunità speciale, voluta dallo stesso regista, di dare una sbirciatina ai suoi progetti attualmente in corso attraverso la replica esatta del suo attuale studio personale; la possibilità di conoscere anche i progetti creativi ai quali ha lavorato ma che non hanno finora mai trovato una trasposizione cinematografica, televisiva o letteraria, come la serie sugli alieni o la storia True Love (Amore vero) con al centro il dittatore Dick Patata, o anche Trick or Treat, una specie di Halloween metafisico. Ma con Tim Burton… mai dire mai!
Il rivoluzionario, visionario regista (indimenticabile la sua frase “La follia di una persona è la realtà di un’altra”) ha una sensibilità distintiva, costantemente espressa con arguzia, immaginazione e fascino macabro; questa mostra spingerà a ricredersi coloro che pensavano non fosse un candidato ovvio per una mostra di successo in uno dei musei d’arte più prestigiosi del mondo.
La maggior parte del lavoro in mostra offre vividezza individuale, rimanendo coerente con la sensibilità generale di Tim Burton (alias Timothy Walter Burton): ci sono mostri, alieni, luna park e periferia; figure inquietanti e simpatiche che hanno denti aguzzi, membra esili, irte di steli, spirali ma spesso anche dominatrici bulbose o formose. Righe a strisce in bianco e nero si alternano a tavolozze schizzate di colori sfrenati, persino fluorescenti.
Ciò che colpisce durante tutto il viaggio nel mondo creativo interiore dell’artista/regista, un vero surrealista pop, sono gli occhi dei suoi personaggi sempre grandi, spalancati, come se Tim Burton volesse invitarci a stare in guardia, ad esplorare il mondo con i nostri occhi e non attraverso quelli degli altri, dando soprattutto spazio ed importanza alle nostre emozioni.
La mostra, ripercorrendo il percorso del regista e l’evoluzione della sua singolare immaginazione visiva, è praticamente una autobiografia che mostra allo spettatore come la sua opera vada oltre i mezzi e i formati, attraverso idee e temi che hanno plasmato alcuni dei film più iconici della cinematografia contemporanea.
Guardando con l’occhio della storia fumettistica e cinematografica, ci si rende cono che prima di ottenere successo nel cinema live-action e nell’animazione, il giovane Burton ha tratto ispirazione dai film in televisione, dalle animazioni e dai fumetti: i suoi schizzi giovanili richiamano infatti – come la mostra sottolinea con sincerità – quelli di fumettisti e illustratori classici come Edward Gorey, Charles Addams, Theodore Geisel. Cinematograficamente è stato influenzato dal cinema giapponese dei mostri, dall’espressionismo tedesco di Fritz Lang, dal repertorio horror degli Universal Studios, con i maestri della suspense William Castle e Vincent Price che hanno lasciato un’impronta indelebile nel suo lavoro. “Il mondo di Tim Burton” non è solo una mostra ma un must artistico, imperdibile come la Mole Antonelliana che la ospita.