Probabilmente, nel corso dell’ultimo decennio, i cinefili si sono sentiti bombardati dalle avventure di Spiderman sul grande schermo, ma i film della nuova trilogia, realizzata dalla Sony in collaborazione con la Marvel, sono una ventata di aria fresca di cui si sentiva fortemente il bisogno. Il primo del 2018 Spider-Man: The New Universe, ha vinto un Oscar, questo secondo capitolo, Spider-Man: Across the Spider-Verse, dal 2 giugno nelle sale americane, dal 1 in quelle italiane, non è da meno, è un film sorprendente e visivamente straordinario.
Siamo di fronte a qualcosa di completamente innovativo nel mondo dei cinecomics e degli stessi film d’animazione, grazie ad un montaggio che talvolta ricorda, volutamente, vignette tipiche del formato cartaceo, ma poi le supera con colpi di scena ed effetti speciali che, con la grafica 3D, forniscono colori ipnotici e sono quanto di più strepitoso ed innovativo sia mai stato sviluppato. E se ciò non bastasse non mancano gag esilaranti e romanticismo profondo.
Il fatto che sia un “cartone” potrebbe portare molti a pensare che sia un film per bambini – al più adolescenti – e che non aggiunga niente di nuovo al mondo dei supereroi del grande schermo. Ma è molto di più: perché dietro le maschere – ricordo una citazione del primo capitolo – “potrebbe esserci ognuno di noi”. Insomma, chiunque può indossare la maschera, ma è come la indossi che ti rende un eroe.

Il quindicenne portoricano Miles Morales (doppiato negli Usa da Shameik Moore), adolescente di Brooklyn che, come accade allo spider-man “originale” è stato morso da un ragno radioattivo che gli ha conferito poteri speciali, non poteva mancare nel secondo capitolo della saga Sony. Dopo essersi riunito con Spider-Gwen Stacy (Haliee Steinfeld), l’amichevole Spider-Man di Brooklyn viene catapultato nel Multiverso, dove incontra una squadra di “Spider-Eroi” incaricata di proteggere l’esistenza degli esseri umani. Quando gli eroi si scontrano su come affrontare una nuova minaccia, Miles si ritrova con la miriade di altri “Ragni” dei vari universi e deve ridefinire cosa significa essere un eroe per poter salvare le persone che ama di più. A chi cerca di impedirglielo Miles risponde con una frase tagliente: “Dobbiamo lasciare che queste persone muoiano solo perché lo dice un algoritmo? Tutti mi hanno sempre detto come dovevo comportarmi, ma stavolta faccio a modo mio”.
Non mi dilungo nel raccontarvi la trama, sappiate che non è assolutamente un copia-incolla dei precedenti film sul supereroe.
Il “cattivo” questa volta è La Macchia (Jason Schwartzman), in grado di aprire i portali interdimensionali e creare buchi per andare ovunque e da lì attaccare. Altri personaggi nuovi sono Spider-Man 2099 (Oscar Isaac), simpatico brontolone; Spider-Woman (Issa Rae): un’afroamericana tosta e infine Spider-Man India (PavitrPrabhakar), che veglia sulla gente di Mumbattan.

Fa piacere che in Spider-Man: Across the Spider-Verse venga dato più spazio a Spider-Gwen, la giovane amica di Miles: la loro amicizia va trasformandosi molto lentamente in una storia d’more… senza il cucciolo di cane. La loro tensione romantica riflette un bisogno di connessione umana. Ognuno di loro sa cosa stia provando l’altro e da dove provenga il loro intimo dolore.
Sony Pictures Animation ha ingaggiato Joaquim Dos Santos (Voltron: Legendary Defender, La leggenda di Korra), il candidato all’Oscar Kemp Powers (Soul) e Justin K. Thompson (Piovono polpette) per dirigere il film, utilizzando una sceneggiatura abilmente scritta da Phil Lord e Chris Miller (che tornano anche come produttori, insieme a Amy Pascal, Avi Arad e Christina Steinberg) in collaborazione con David Callaham.
Spider-Man: Beyond the Spider-Verse, ultimo capitolo della trilogia, arriverà sugli schermi il 29 marzo 2024. Sarà una lunga attesa.